Anime a raccolta
entità celesti
volteggiano eteree
compenetrando materia
aggregandosi tra loro
in un raduno silente
nel giardino
ove un tempo passeggiavano
in vesti maliziose.
Ritrovano percezioni remote
profumi sonorità
ragione di sospiri
dal sapore nostalgico
per quando in vita
fruivano di gioie
e concretezze tangibili
mentre ora essenziale nudità
non concede lacrima
per assenza di corpo
e di suo tangibile impiego.
Tra un fruscìo di fronde
e una brezza leggera
nell’oscurità
rinnovano impressioni
di una realtà perduta
ora che avvolte di pura energia
godono d’immortale astrazione.
Daniela,2016
Yana Moskaluk, “Poison Garden”