Un probabile accesso

Era una strada di paese
come tante, angusta e solitaria,
tagliava in due serpeggiando
il borgo alto, e già lo scarlatto
di alcuni gerani in vaso
rendeva più gradevole la vista
di quelle monotone case.
Ricordo che, poco rientrante
rispetto al filo del muro,
apparve tutt’a un tratto
un portoncino in legno,
neppure tanto nobile,
mi stupì quel suo colore
d’azzurro effetto sabbiato
sì che pareva cielo variegato
di cirri passeggeri.
Non ricordo il civico
e neppure il paese,
ma quell’uscio meritava
nella sua semplicità
d’esser varcato quale accesso
per un altrove, un Aldilà.

Daniela Cerrato, 2017

Un mattino in ghingheri – di Italo Bonassi

Dal blog Assonanze poetiche ( https://italobonassi.wordpress.com/2017/07/15/la-bella-vita/ )

Guardavamo dall’alto del balcone
un sole solitario quietamente andare
tra nuvole d’un bianco monacale
nella luce profonda di un mattino
in ghingheri.
Un salottino verde,
l’orto con le prime rose in fiore
e i piccoli lumini gialli delle primule
selvatiche nell’ombra di un ciliegio
bianco di fresco.
Come un’invitante
lasciapassare per l’estate
le rondini a filo di grondaia.
Ho guardato fuori
ch’erano sì e no le sette del mattino,
e per la prima volta in vita mia
ho visto una tamerice
farsi rosa
così come fa questa, un rosa lilla
che più non è possibile, un ardore
vergine di un rosa di bucato
nell’ora chiara e fresca, così intima
che pare salottiera.
Ed un profumo
dolce di viola tricolore.
In questi tempi miseri ci basta,
per dare gioia agli occhi, un po’ di sole
( che importa se fuggevole? ), e se piove,
ben venga anche la pioggia, ma le primule
lasciatele alle sette del mattino
di tutto l’anno
e non soltanto oggi,
lasciatele se nevica e fa gelo,
e la luce s’abbuia e vien l’inverno.
Ma il tempo non ha tempo, va di fretta
anche per noi, che non siamo primule.
Vorrei poter fermarlo,
ma non riesco.

SAFFO, LA DECIMA MUSA

vociantiche

Famosa nel mondo antico e celebre ancora oggi, così brava a scrivere di emozioni e sentimenti che Platone stesso la chiamò la decima musa: è Saffo, poetessa greca (ma forse sarebbe meglio considerarla una cantautrice) vissuta a Lesbo tra il VII e il VI secolo a.C. Ce ne parla in questo podcast (in inglese, ma sotto trovate il contenuto) Andromache Karanika, docente di studi classici all’Università della California Irvine.

Consiglio a tutti di andare al minuto 33 e 29: ascolterete il famoso frammento 31 con accompagnamento musicale (la melodia è medievale) e apprezzerete il ritmo di parole e versi.
http://greecepodcast.com/episode4.html

CHE TEMPI CORREVANO
Saffo vive in un periodo particolare della storia greca. Il medioevo ellenico è da poco finito e la scrittura si diffonde, dopo secoli di racconti orali (quelli degli aedi), tanto a est quanto a ovest del Mediterraneo, in tutte le colonie. La semplicità dell’alfabeto, che fa corrispondere…

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Fiumana

C’è gran cagnara su quel ponte
e sulle rive è un gran vociare
di commenti sulla fiumana,
tutti a dire e scongiurare…
Eppure il nobile affluente
è generalmente in retroscena,
quasi nessuno più se lo fila,
come un prozio dimenticato
dall’ingrata parentela.
Solo ora ch’è adirato, e gonfio
il letto irrompe, c’è uno spaccato
di città che si vanta tronfio
di saper come gestire l’emergenza;
ma come sempre, a pericolo scampato
solo qualche pescatore con canna e lenza
saluterà dal fervido greto
le acque placide o nervose
di questo vecchio, a tratti irrequieto.

– Daniela Cerrato