Antonioni: “Lo sguardo di Michelangelo”

Grazie a “Michelangelo Buonarroti è tornato” per aver segnalato una vera squisitezza . A parte la ovvia magistrale fotografia, in questa sorta di dialogo tra maestri è sottolineata l’importanza dei dettagli, ben evidenziati proprio dal silenzio religioso che l’occhio necessita di fronte a un simile capolavoro. Si avverte un pathos incredibile in questa ricerca di comunicazione, strettamente intima quanto muta, col volto del regista che impassibile nel suo raccoglimento si lascia andare a gesti parlanti della mano, che timidamente arriva a toccare, inizialmente quasi con timore, la sacralità artistica e spirituale di quella formidabile rappresentazione. Lode ad entrambe i Michelangelo!

Michelangelo Buonarroti è tornato

Nel 2004 il regista Michelangelo Antonioni girò un interessante cortometraggio dedicato alla Tomba di Giulio II. Una sorta di film muto in versione ridotta nel quale a parlare sono le immagini. Antonioni alla bellezza di 92 anni debuttò come attore proprio in questo suggestivo capolavoro.

Guardatelo dall’inizio alla fine…ne vale la pena.

Il sempre vostro Michelangelo Buonarroti

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Danza di colori

Le setole guizzavano sulla tela vergine,
sollecitate da una musica
di geniale ispirazione diedero inizio

a un’incredibile danza,
una coreografia di tratti
di luce raccolta, di colori
combinati con grazia
di chi osservava il mondo
con occhi devoti alla Terra.
Si sprigionò così la forza
immensa dei pigmenti,
energiche particelle stese
ad omaggiare lo spettacolo
che si ripete senza sosta
su palcoscenico d’acclamate estati.
Maestrìa che applaudiamo ancora
pur trovandoci fuori stagione
nel rinnovare l’allegro calore,
poichè proprio nel rigore d’inverno
si ricorda con più gioia il sole.

Daniela Cerrato, 2017

Dettaglio de “i girasoli” di Vincent Van Gogh

Girasoli Van Gogh pg

A Morfeo

Persisti con tua preziosa veglia
ad addolcire il mio sonno,
chè se distrazione ti coglie
svaniscono come spire di fumo
castelli di eclettici sogni,
crociere su navi volanti,
emozioni in viaggio continuo
di cui è catastrofe spezzare
anche una singola tappa
donata dal generoso Fantaso.
Resta dolce figlio di Ipno
fa che Fobetore mi stia lontano
sinchè Emera non giunge
a salutare la Notte,
che fuggendo disperde in scia
microscopiche brillanti particelle,
paiono polveri di lontane stelle
ma è solo la mia sgretolata fantasia.

Daniela Cerrato, 2017

Dipinto di Chiara Stevanella, “Albero del Sogno”

Chiara Stevanella, Albero del sogno

 

Impasse

Dall’insofferenza che recano certi istanti obbligati non ci si può liberare con semplicità,
come invece succede per certi vestiti, che orrendamente strizzano il fiato, cui si slacciano in fretta più asole contemporaneamente sino a quando il respiro non è più costretto all’asfissìa.
Così rimani tuo malgrado immobile, trepidando, invocando a tuo favore un opportuno imprevisto, qualsiasi provvidenziale quisquilia capace di allontanare la causa del momentaneo malessere , che repentina disperda la tossicità del tuo impasse.
Nel frattempo l’unica carta consentita da giocare è immaginare di essere altrove.

Daniela Cerrato, 2017 / immagine dal web

vestito slacciato

“Dalla botte alle botte” di Roberto Mangosi

 

Dal sito di Roberto Mangosi (http://enteroclisma.blogspot.it/2017/08/dalla-botte-alle-botte.html)

“Uomini che compiono stragi,
che massacrano donne,
che ammazzano di botte persone innocenti
in discoteca o al semaforo.
Ma siamo sicuri che sia giusto chiamarli “uomini” ?
Il concetto di eguaglianza è stato applicato
con troppa generosità all’intero genere umano,
in cui si annidano
sacche di bestialità impressionanti.
Diogene, quello che viveva in una botte,
andava in giro cercando l’uomo.
Ma chissà quanti ne troverebbe oggi ?”

  • Roberto Mangosi

19938 Diogene 2 KS.jpg

Con le mani nei capelli


A breve neppure gli angeli
oseranno ancora guardare
ciò che accade quaggiù,
nella spregevole bolgia
spalmata d’ogni barbarie;
a ben altri tempi
va la loro memoria,
quando la sacralità
d’ogni vita pulsante
non era rifiuto comune
da cassonetto urbano,
nè urlo d’odio verso
chi tende la mano.
Pare che agli angeli ora
stia cedendo misericordia
verso gli spietati mortali,
chè di nulla si pentono,
anzi, ridono e si vantano
del loro freddo cinismo
e tronfi d’ indegna esistenza
con suole intrise di peccato
valicano pieni di ipocrisia
le soglie di antichi templi.
Così le creature celesti
con le ali piegate, avvolte
intorno ai fianchi, sconvolti,
affranti e impietriti bivaccano
su nuvole da loro purificate,
chè anche le esalazioni
di fetidi luttuosi  vapori
giungono sin lassù, ove l’umanità
non guarda più col cuore terso
ma con interessi d’altra natura.

Pur coscienti dell’abissale dimenticanza
che breve unicità ha vita terrena
con arroganza, se si può dire… serena,
d’essa sprechiamo l’onesta affittanza.

Daniela Cerrato, 2017

Dettaglio sculroreo di Adolph Alexander Weinman (1870-1952)

Adolph Alexander Weinman (1870-1952), La Nuit Tombante 1914

Nell’atrio di una domus pompeiana: a Vetulonia, nella mostra “L’Arte di Vivere al tempo di Roma” si scoprono tesori e oggetti comuni degli ambienti del cuore di una casa romana

archeologiavocidalpassato

Il rendering della prima sala della mostra “L’Arte di Vivere al tempo di Roma” che riproduce, nell’allestimento di Luigi Rafanelli, l’atrium di una domus pompeiana

Un gracidare di ranocchie sembra quasi fare festa per il nostro arrivo. Iniziamo dunque il nostro viaggio nel tempo e nello spazio. Siamo nell’atrio di una domus pompeiana (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/08/07/larte-di-vivere-al-tempo-di-roma-ricreata-al-museo-isidoro-falchi-di-vetulonia-una-domus-pompeiana-con-cento-preziosi-reperti-dal-museo-archeologico-di-na/) ricreata nel museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia nella mostra “L’Arte di Vivere al tempo di Roma. I luoghi del tempo nelle domus di Pompei” (aperta fino al 5 novembre; catalogo de “L’Erma” di Bretschneider): “Le ranocchie che sentiamo ricordano quelle che popolavano l’impluvio”, spiega l’archeologa Luisa Zito, “la grande vasca nel cortile porticato della domus destinata alla raccolta dell’acqua piovana: qui in mostra l’impluvio è reso idealmente da un rettangolo disegnato sul pavimento musivo”. Attorno a noi pareti rosse, nere, ocra, dove si aprono vetrine che rappresentano le stanze cui si accedeva…

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Note di swing

Nella sala adibita al ballo
brillavano gli occhi degli amanti
tra le note di un vecchio swing,
confluenze di sguardi
impassibili ad altre presenze
erano poesie d’amore,
le migliori che avessero
mai letto. Tutti osservavano
la loro squisita eleganza,
le lunghe collane di perle
sull’aderente vestito rosa,
i gemelli luccicanti
su impeccabili polsini
dal contrastante candore
su un gessato nero corvino,
i loro movimenti precisi
aggraziati dai luminosi sorrisi.
Eppure la cosa più bella
da scorgere in loro
era proprio quell’intesa,
di occhi puntati sugli occhi,
stelle di un altro cielo
in una galassia nel cosmo sospesa.
Chissà dove brilleranno ora.

Daniela Cerrato, 2017     (Immagine da web)

grammofono-orecchiete-swing

Con Euterpe ben si inizia, ma poi…

Stamane non ho alcuna preferenza, walzer ciaccona o minuetto, tu non badare a me dolce Euterpe, avvìati pure tranquilla, purchè col sorriso ed aria allegra si vada ad iniziare. Il sole fiero scalda il giorno che ancora si stiracchia, le finestre sono bocche spalancate, aperte sul mondo che appare silenziato,  le stanze assorbono ossigeno a pieni polmoni; destarsi di buon ora ha questo unico insostituibile vantaggio, far colazione con una fetta di calibrata bellezza tutta per sè, farcita di qualsivoglia sensazione. Un piacere che inizia in sordina, come lieve carezza, senza troppo incidere, proprio come la musica che lascia agli uccelli la voce di coro o solista.
Nel frattempo vanno aprendosi varchi di luce colorata e i primi pensieri dedicati, seppure ancor fiacchi; poi ci saranno le notizie del giorno a smorzare l’incanto, come sempre qualche venefica folata spezzerà ogni leggerezza, così, giusto per ricordarci la specie cui apparteniamo, alla quale per timore anche le farfalle si tengono lontane. E non hanno torto.

Daniela Cerrato, 2017

Raoul Dufy (1877-1953)

Raoul Dufy (French, 1877-1953)