L’arte del manifesto

L’arte del manifesto pubblicitario nacque in Italia a fine ‘800 e raggiunse il suo apice nel primo ‘900. Faticò a crescere poichè v’era carenza di tipografie in grado di realizzare prodotti di qualità. Così nelle Officine Grafiche Ricordi, specializzate nella stampa di spartiti musicali, nacque  una sezione dedicata alla creazione e stampa di manifesti; da qui uscirono campagne pubblicitarie come quella per i grandi Magazzini Mele. I fratelli Mele furono precursori nel settore pubblicitario, comprendendo l’importanza e la forza di quel mezzo e dal 1895 le loro campagne si avvalsero di artisti come Marcello Dudovich e Leopolodo Metlicovitz.
Nel 1895 alla Biennale di Venezia furono esposti per la prima volta i manifesti pubblicitari, opere rappresentanti una società elegante e dedita ai divertimenti. La pubblicità del primo Novecento si rivolgeva esclusivamente alla borghesia della società italiana, che poteva permettersi determinati consumi; così simboleggiano le belle donne disegnate da Dudovich che pur pubblicizzando prodotti di largo consumo aono rappresentate come icone di una élite privilegiata, in ambientazioni raffinate dai dettagli preziosi, con uno stile molto vicino a quello di un dipinto.
Cappiello, considerato il precursore dei pubblicitari, basò la sua comunicazione sulla memorabilità, fu il vero inventore del manifesto-marchio, capace di comunicare immediatamente l’essenza del prodotto. Il primo esempio di manifesto-marchio lo realizzò nel 1903 per una piccola ditta di cioccolato, la Klaus, desiderosa di un manifesto che catturasse l’attenzione. Cappiello realizzò così il celebre cavallo rosso cavalcato da una donna in abito verde, su sfondo nero e scritte in giallo.
Diversamente nei manifesti di Seneca per la Buitoni non compare la pasta in primo piano come si potrebbe immaginare, ma singolari personaggi come la suora, il cuoco o il bambino. Il pubblico in quel caso non bada più al prodotto ma al personaggio.
I cartellonisti che hanno segnato l’arte pubblicitaria nei primi anni di regime furono i futuristi e Depero fu l’artista più significativo e che ha lasciato il segno nel settore pubblicitario. Celebre il sodalizio artistico con la Campari; questa collaborazione fu importante perché i grandi industriali, come Campari, iniziarono a comprendere l’importanza del cartellone pubblicitario e della sua straordinaria capacità di persuasione.
Indubbiamente, la presenza dei futuristi diede al settore pubblicitario un’impronta di stile. La pubblicità divenne così il trionfo della sintesi e dell’originalità, si passa a un manifesto dall’impatto forte, surreale, bizzarro, ricco di slogan in diagonale, con un certo tipo di lettering e dai colori forti, scioccanti. Le strade dovevano trasformarsi in musei a cielo aperto, elevando il manifesto pubblicitario ad arte, cosa che non tutti gli riconoscevano.
Celebri i manifesti di Plinio Codognato per la Fiat, dove la macchina è rappresentata in un contesto surreale tanto che sembra volteggiare.
Le donne disegnate da Dudovich per la Rinascente sono eleganti e chiacchierano o si tengono per mano mentre passeggiano allegre, o sono riprese al trucco, o mentre sdraiate prendono il sole in costume da bagno.
In alcuni manifesti interviene anche la censura per coprire gambe o seni troppo provocanti, o per italianizzare termini stranieri. Citiamo il caso del cognac Ramazzotti che divenne l’arzente in un manifesto di Gino Boccasile.
Le opere di cartellonisti quali Metlicovitz, Cambellotti, Martinati, Dudovich, Diulgheroff, Craboni, Cappiello, Nizzoli,Seneca, Riccobaldi, Sepo divennero delle vere opere d’arte; al tempo stesso anche pittori già affermati come Adolfo De Carolis, Adolfo Hohenstein, Aleardo Terzi, Plinio Nomellini, Galileo Chini, Leonardo Bistolfi, Vittorio Grassi, Umberto Boccioni, Sironi si dedicarono alle arti applicate cui il manifesto pubblicitario appartiene. Impossibile resistere a questo mezzo di comunicazione di così forte impatto e dalle immagini che seguono si può ben comprendere il perchè…

( Fonti  da vari siti web; alcune immagini risultano rimpicciolite per impaginazione )

 

 

 

Autore: Daniela

https://ilmondodibabajaga.wordpress.com/ email: danycer@fastwebnet.it

27 pensieri riguardo “L’arte del manifesto”

  1. Diversi anni fa un redattore della Bolaffi che mi aveva chiesto una consulenza mi fece dono, per ringraziarmi, di un meraviglioso volume testé pubblicato dalla sua Casa editrice, interamente dedicato alla storia del manifesto pubblicitario tra fine ‘800 e inizio ‘900. Uno dei più bei libri d’arte che io possegga, con stupende e coloratissime riproduzioni a tutta pagina. Superfluo dire che ancora oggi mi capita di sfogliarlo con grande piacere.

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    1. preziosissimo volume, io ne ho uno sul Liberty che contempla nelle pagine qualche bella locandina. Inutile dirlo che sono accattivanti ancor oggi, e di certo di livello artisticamente superiore a quanto viene affisso ai nostri giorni. Non credo sia solo la mia adorazione per il retrò…
      Ciao Claudio, buon fine settimana e grazie del passaggio 🙂

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    1. grazie, ho parlato di artisti operanti in Italia, ma anche nel resto d’Europa ci sono stati fior di artisti che hanno liberato il loro estro artistico in affiche meravigliose, uno fra tutti Lautrec

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