L’occhio prende luce e scruta
dall’apice di una scala elicoidale
l’umana discesa, più o meno controvoglia,
verso tenebre di profondità ignota, talpa
cieca che scava nel sottosuolo
il percorso verso il vuoto di vita.
Non s’avverte fiato d’onnipotenza,
gli antichi dei sono tra rovine
di templi sgretolati da calamità
travestite da glorie, l’avidità
non cede all’umiltà di gustare vita,
fino all’ultimo salto è un abbuffo
smodato che miete divari e ingiustizie.
Ma le ossa dei presunti vincenti
giaceranno come tutte, indistintamente
destinate a decomporsi, forse per prime,
come radici marcite per troppa acqua.
– Daniela Cerrato
5 pensieri riguardo “come radici marcite”
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è proprio vero, nessuno di noi potrà essere onnipotente, destinati a ritornare nella polvere che ci ha generati; per questo dobbiamo capire di conservare la bellezza che ci circonda, e non dominarci a vicenda uccidendoci a sua volta. Alla fine altra polvere ci ricoprirà.
Molto bella…
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Vorrei che tutti se ne rendessero conto, ma c’é chi non vede oltre il suo naso. Grazie a te per il commento.
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Sento profondamente tutto questo. Sento il dolore che molti non sentono, non solo il mio ma quello del respiro di una miriade di cuori (anche di quelli che credono di non sentire) perché sento la polvere che saremo. Sono molto scosso e allo stesso tempo sereno. Versi di grande spessore.
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grazie Luciano, è triste ammettere che non c’è rimedio , che bisogna assistere inerti a questo scendere verso l’abisso portando con sè solo ombre
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Molto triste, purtroppo.
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