com’erano piccole le mie orme
affiancate alle sue, enormi.
nonno gigante e io bambina
stretta alle sue mani grandi
ruvide e calde come le note bluastre
del suo sigaro puzzolente.
eppure niente niente quel gigante
era stato ragazzo, le sue orme
sedicenni pestato freddo fame
sangue morte e poi fatica fisica
su altrettanta fatica, nel comprendere
e riprendere vita dopo numerosi lutti.
tutto taciuto, trattenuto in cento lire
messe nella mia tasca, nella caramella
scartata e offerta a dolcificare l’istante.
le orme giganti svanite nel letto d’ospedale
quando i miei anni non erano ancora intrisi
di coscienza verso il destino umano.
Anche ora al suo ricordo mi sento un nano
e ho mani fredde a cui manca quel ruvido.
– Daniela Cerrato
Emozionante e densa di sentimento, grazie Daniela!
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grazie a te Carlo, altrettanto emozionante pur se di contenuto diverso la tua recente poesia.
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:*
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:*
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❤
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grazie ❤
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mi sono visto.. dalla parte ruvida
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🙂 una dolcissima visione allora
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Non è tanto visione.. la prendo in braccio e lei mi tocca il viso, e segue col ditino ogni segno. E chiede pure cosa sono 🌷
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🙂 ❤
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El amor de los abuelos es el mejor. No los dan sin ninguna obligación por eso es pura ternura. Tus versos dejan traslucir ese sentimiento tan intenso y que nunca se olvida. Una hermosa poesía que rinde tributo a un ser extraordinario en todo el sentido de la palabra. Saludos
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L’ha ripubblicato su Non di questo mondo.
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Sempre bello leggere le tue parole, ciao Daniela
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grazie Simona, buona serata
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Bella! Dolce, da vivere come un sogno.
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