occhi chiusi

Le finestre hanno occhi chiusi
ghiacci tetti di auto e i cuori.
Ultime ore e novembre tentenna
sul cruccio di partire ancora,
lo spicchio brillante di luna
combatte con luci dell’est.
Le finestre hanno occhi chiusi
sognano che è passato dicembre
e ogni epifania di finta baldoria,
aria tersa in cui respirare cielo.

Daniela Cerrato

Giano

pianeta Arte

Sarà la pioggia a levigare i sassi
intanto la fredda stagione non chiama
una primavera con galoche fangose.
Teste di antefisse sfidano il tempo
spìando da colmi di bellezze antiche
tempi moderni sterili di emozioni,
tazze monouso di caffè senza sorriso.
Ci fosse novità con la maiuscola
a smuovere atrofìa d’un presente
adagiato in clonazioni e marcescenze.
Resta il viaggio nel pianeta Arte
per farsi scioccare da eccellenze,
da voci brillanti fuori coro mortale
versi o racconti, bulino scalpello violino
camera oscura, strumenti vari per pittura,
su vetro su carta su marmo e spartiti
voci dell’unico dio che non ci ha dimenticati.

Daniela Cerrato

Auguste Rodin – L’eterno idolo 1893

Lou è senza tempo

When you’re all alone and lonely
In your midnight hour
And you find that your soul
It has been up for saleAnd you’re getting to think about
All the things that you done

And you’re getting to hate
Just about everything

But remember the princess who lived on the hill
Who loved you even though she knew you was wrong
And right now she just might come shining through
And the Glory of love
Glory of love
Glory of love, just might come through

And all your two-bit friends have gone and ripped you off
They’re talking behind your back saying “man, you are never going to be no human being”
And you start thinking again about all those things that you’ve done
And who it was and what it was
And all the different things that made every different scene

Ah, but remember that the city is a funny place
Something like a circus or a sewer

And just remember, different people have peculiar tastes
And the Glory of love
The glory of love
The glory of love, might see you through
Yeah, but now, now
Glory of love
The glory of love
The glory of love might see you through
Glory of love, uh, huh-huh
The glory of love
Glory of love, glory of love
Glory of love, now, glory of love, now
Glory of love, now, now, now, glory of love
Glory of love, give it to me now, glory of love to see you through…


in ultima spiaggia

Intrecci luminosi di un’alba
risvegliano un canto fringuello

essenza d’agrume candita
l’innocenza di dita tra capelli
smarriti in una notte di luna.

Poi profumi di bosco, rovi di more
risa di bimbi sommate a grazia felina
il rubino del vino novello
fresco e sottile gioco di vento
tra un coro bianco di campanelle,
ciuffi di datteri ancorati alla palma
sulla calma del mare dopo la tormenta,
l’incanto della notte che rivela stelle
eredità eterne del mistero universo.
Delizie sorelle, ancelle di Natura
erba o paglia, rispetto di stagione
a cancellare ogni insana religione
che dissesta e separa comuni intenti
di un’umanità sciolta che necessita unione
per ritrovarsi saggia in ultima spiaggia.

Daniela Cerrato

impercettibile velocità

Gli occhi sanno contare
battiti d'ali d'un colibrì in volo?
La dinamica il vibrare l'accelerazione
si colgono se rallentati.
Così lo scorrere di vita in fuga aperta,
miliardi d'istanti ravvicinati si perdono
nel frastuono mentale che li contiene,
si fatica ad assecondarli. 
Anni pari a secondi schizzano via
impazziscono lancette e quadranti,
si staccano grappoli di emozioni raccolte 
per svanire nel perdifiato andante.
Risa e lacrime mucchi di polvere
in un solaio nato abbandonato.

Daniela Cerrato

si prega di toccare

Gli occhi non sono l’unico veicolo per apprezzare la bellezza di opere scultoree o architettoniche, può intervenire il tatto, per sfiorare e immaginare sotto le dita la Nike di Samotracia o la lupa capitolina, il Mosè di Michelangelo o la riproduzione a rilievo di Guernica. Sembra impossibile invece esiste un museo in cui avviene l’inversione del divieto di toccare un’opera d’arte; si tratta del Museo Tattile Statale Omero ad Ancona, uno spazio senza barriere rivolto a tutti coloro che desiderano sentire l’arte attraverso un senso solitamente trattenuto per rispetto di regole ferree. Dare un’occhiata al sito non costa nulla e altrettanto gratuito è l’ingresso per visitarlo di persona e ricaricarsi di emozioni sensoriali. Qui di seguito qualche opera giusto per dare un’idea delle riproduzioni di capolavori classici e sculture originali del 900 e contemporanee in esposizione. http://www.museoomero.it

il minotauro pentito di De Chirico
Il Tondo Pitti di Michelangelo
Lisa Sotilis, Omaggio a Prassitele
Pisanello, Lionello D’Este

poesie di Charles Simic

Domando al piombo

Domando al piombo
perché ti sei lasciato
fondere in pallottola?
Ti sei forse scordato degli alchimisti?
Hai perso qualsiasi speranza
di diventare oro?

Nessuno mi risponde.
Pallottola. Piombo. Con nomi
del genere
il sonno è lungo e profondo.

***

Parlavano di guerra
davanti alla tavola ancora apparecchiata.
Sul lato opposto della via la prima finestra
della sera era già accesa.
Lui si sedette, curvo, calmo,
mentre la vecchia paura lo assaliva.
Imbruniva. Lei si alzò per portare in cucina
il piatto sgradevolmente bianco.
Fuori, nei campi nel bosco,
un uccello parlava per proverbi,
un Papa usciva incontro ad Attila,
il fosso era in attesa del plotone.

***

Destino cieco

Sono nato – non so a che ora –
mi hanno dato una pacca sul sedere
e mi hanno passato in lacrime
a un morto da parecchi anni, in una nazione
che non è più sulle carte geografiche,
dove come una foglia su un albero,
la bella stagione finita,
ho vorticato cadendo a terra
quasi senza far rumore
perché il vento mi portasse lontano
benedetto o maledetto-chi può dirlo?
Non me ne preoccupo più
dato che ho sentito parlare
di una signora cieca chiamata Giustizia
disposta ad ascoltare i problemi di chiunque,
ma non so dove trovarla
per chiederle il motivo
per cui il mondo certi giorni mi tratta bene
altri giorni male. Comunque mai e poi mai
sarei il primo a darle contro.
Cieca com’è, poveretta,
se la cava meglio che può.

***

Specchi & Miracoli

Pesante specchio trasportato
sull’alto lato della strada,
mi inchino a te
e a ogni cosa che in te appare
per un attimo
e mai più allo stesso modo:

questa strada con il suo cielo rosa,
i grigi casamenti in fila,
un cane solitario,
ragazzini sui pattini a rotelle,
una donna che compra dei fiori,
qualcuno dall’aria smarrita.

In te, specchio incorniciato d’oro
trasportato sull’altro lato della strada
da qualcuno che nemmeno riesco a vedere
e a cui pure, m’inchino.

***

Sarà sul niente .
Non sull’amore né su Dio
ma sul niente .
Sarai come un bimbo nuovo a scuola
che ha paura di guardare la Maestra
mentre si sforza di capire
cosa stanno dicendo
di tutto questo niente.

__________________

Charles Simic nato a Belgrado nel 1938 si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti nel 1954.
Nel 1968 ha pubblicato il suo primo libro, Quello che dice l’erba. Ha insegnato letteratura all’Università della California e poi all’Università del New Hampshire dove continua a lavorare ancora oggi. Ha pubblicato più di sessanta libri, tra cui uno in prosa, La vita delle immagini ed è considerato uno dei più grandi poeti e saggisti contemporanei di lingua inglese. Nel 1990 è stato insignito del Premio Pulitzer per la poesia per l’opera The World Doesn’t End. Nel 1999 per l’opera Jackstraws fu insignito dal New York Times del titolo di Notable Book of the Year.

Edizioni italiane:

Il mondo non finisce, Donzelli editore, 2001
Zoo, Ass. Edizioni L'Obliquo, 2002 
Hotel Insonnia, Adelphi, 2002 
Il cacciatore di immagini. L'arte di Joseph Cornell, Adelphi, 2005
Club Midnight, Adelphi, 2008 
Il titolo, a cura di Damiano Abeni e Massimo Gezzi, Ass. Edizioni L'Obliquo, 2007 
Il mostro ama il suo labirinto, Adelphi, 2012 
La vita delle immagini, Adelphi, 2017 

lungo la via

Il freddo non ha natiche su cui sedersi
nè appoggia gomiti al davanzale
ha ginocchia e piedi veloci, ciglia folte
mani avviluppate in moffole colorate
che non toglierebbe per un bruscolino.
Di fretta al mattino elude superfluo
canticchia in sè un suono metallaro
aggiusta il bavero a spaccare il giorno.
La pista per pattinaggio osserva muta
un centro città ancora assonnato
disturbato da un mese anticipato
di suoni e frastuoni per ciò che non sarà.

Daniela Cerrato

Luciano Ori, i vetri rotti, 1991