vetrina fotografica: Dana Gluckstein, l’obiettivo sui diritti umani

Dana Gluckstein ha fatto della fotografia un mezzo per sensibilizzare le coscienze nella lotta per i diritti umani in tutto il mondo. Di origini ebraiche la Gluckstein si riuniva intorno al tavolo durante la Pasqua ebraica, sua bisnonna Bubbie Goldie le insegnava le preghiere della sera mantenendo viva una tradizione che molti imperi cercavano di distruggere.


Col tempo si è consolidato in lei un profondo legame non solo con la sua cultura, ma anche con quella mondiale; insieme a una Hasselblad del 1981 per 30 anni ha viaggiato per terre lontane a ritrarre persone nelle comunità indigene in lotta per la sopravvivenza in una guerra condotta contro di loro da governi, corporazioni e organizzazioni religiose.
“I popoli indigeni di tutto il mondo hanno qualcosa di profondo e importante da insegnare a quelli di noi che vivono nel cosiddetto mondo moderno”, scrive il premio Nobel Desmond Tutu nella prefazione al nuovo libro di Dana Gluckstein, DIGNITY, una potente raccolta di ritratti in bianco e nero realizzati negli ultimi tre decenni nelle Americhe, in Africa, in Asia e nelle isole del Pacifico. “[I popoli indigeni, continua Tutu, ci insegnano che la prima legge del nostro essere è che siamo inseriti in una delicata rete di interdipendenza con i nostri simili e con il resto della creazione”. “In Africa il riconoscimento dell’interdipendenza si chiama ubuntu . È l’essenza dell’essere umano. Sono umano perché appartengo al tutto, alla comunità, alla tribù, alla nazione, alla terra”.
Ubuntu in definitiva riguarda la sopravvivenza del gruppo e della specie mentre si sta fronteggiando un futuro incerto. La coesione degli esseri umani arriva nei momenti di maggiori difficoltà, come il devastante cambiamento climatico in atto, disprezzato dai governi del Primo Mondo e dagli interessi finanziari. I popoli indigeni, non solo sono sopravvissuti e hanno prosperato per decine di migliaia di anni, ma ora continuano ad agire come i veri custodi della terra. Ma molti di loro sono stati presi di mira e uccisi per aver difeso la loro terra, la loro cultura e il loro patrimonio.

Amnesty International ha originariamente collaborato con Dana Gluckstein a DIGNITY per dare un volto alla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni e ottenere il sostegno dell’amministrazione Obama nel 2010. La battaglia per il riconoscimento è iniziata nell’agosto 1977 quando 146 delegati delle nazioni e delle comunità indigene si sono recate alle Nazioni Unite a Ginevra, cercando di creare una nuova politica globale, il primo passo verso la giustizia dopo mezzo millennio di genocidi e oppressioni.

Il libro e la mostra itinerante della Gluckstein sono divenuti voce per stimolare l’azione a sostegno delle donne native americane e dell’Alaska; i suoi ritratti celebrano i leader di molti Popoli dai Navajo agli Herero. Troppo spesso ascoltiamo storie di distruzione, degradazione e morte, ma mai storie di amore, gioia e successo. Con DIGNITY è offerto uno sguardo alla bellezza della vita quotidiana indigena nel mondo di oggi.

Per chi fosse interessato il libro fotografico Dignity è acquistabile in rete.