Mese: aprile 2022
ha molti nomi
C’è un occhio enorme
spalancato sul mondo
Ha molti nomi e nessun nome
non batte ciglio non dorme
guarda fisso dall’alto
qualcuno lo teme
altri fanno spallucce
molti lo ignorano.
Eppure resta lì
instancabile scruta,
fissandolo ci si agglomera
al mistero del trabecolato,
trama complessa ricamata
da secoli di generoso abbraccio
nonostante tutte le blasfemìe.
Daniela Cerrato

Sonata Op.15 by Mauro Giuliani
alla chitarra: Marcin Dylla, nato a Chorzów , in Polonia nel 1976
I. Allegro Spiritoso
II. Adagio
III. Finale
casca la terra
Il mutismo di palazzi barocchi scende in strada verso un vociare ridente, i giochi dei bimbi le preghiere più sincere per un domani da filare in arcolai di speranza. Girotondo in filastrocca d'antica usanza, un volare repentino di colombe. "…Casca la Terra tutti giù per terra." Non si vuole la guerra nemmeno per gioco.
Daniela Cerrato

Buena tarde con extractos de Todavia, de la hermosa voz de Mina
la bambina sta dormendo
[...] Curiosavo attraverso le porte dischiuse dei giganti, così consideravo gli adulti, ancora da comprendere nel loro mondo fatto di regole astruse. Arrivavo poco più su delle loro ginocchia e mi chiedevo quanto ci volesse a crescere e cosa ci trovassero nei sigari esagerati e a discutere di argomenti per cui si accendevano come cerini diventando paonazzi. C'era sempre una stanza vuota dove rifugiarsi per non distruggere qualche sogno, poi arrivò un cucciolo di pastore scozzese a raccogliere le confidenze e i miei discorsi strampalati. Pareva infinito il percorso da fare, anche per quell'antipatico motto "mangia che cresci" che valeva una smorfia e una ritirata a sputare la cucchiaiata d'integratore dal gusto orrendo . Indigeste proibizioni, richieste rifiutate o concesse a metà, giusto per un ni detto tra un "poi si vedrà". Grande il desiderio che il tempo corresse, poi in una manciata di anni ed ecco la maggiore età, l'inconsistente meraviglia, sommersa di doveri in aumento esponenziale. Una ciulata, un imbroglio senza ritorno. Errori di percorso, qualcuno anche bissato stupidamente, qualche potente delusione, che tutto blocca, anche il desiderio di entrare nel corridoio mentale che ha generato l'illusione di partenza, evidentemente troppo labile. Il primo contatto tangibile con la morte che indossa l'ultimo vestito; e a seguire si è drasticamente ampliato un vuoto che tale resterà per sempre. Ora il desiderio è inverso, di certo sarebbero più accettati un divieto, una sberla, un No categorico, che sgranare un rosario di ansie corrosive, arpie che non concedono tregua, tra difficoltà previste e le peggiori che piovono dall'alto, cui spesso non ci si può metter mano. Fantasticando in piena libertà penso che per magia un giorno apporrò alla mia porta, chiusa a doppia mandata, l'avviso " non disturbare, la bambina sta dormendo e non si sa fino a quando..." [...] Daniela Cerrato

Stones, un brano del 1981 🎧🎼
Boris Izrailevich Anisfeld (1878-1973)
Boris Izrailevich Anisfeld nacque il 2 ottobre 1878 a Bieltsy , in Bessarabia, governatorato dell’ Impero russo (l’attuale Moldavia ) e visse in famiglia fino a diciassette anni, imparando tedesco, francese e a suonare il violino. Ma la passione per il disegno lo portò a Odessa, dove alla scuola di disegno studiò con K. K. Kostandi, a quel tempo il principale insegnante di ritratti e di pittura figurativa e membro del movimento artistico realista . Nel 1900 entrò all’ Accademia Imperiale delle Arti di San Pietroburgo; il suo primo maestro fu P. O. Kovalevsky, poi prese lezioni da I. A. Repin, assistente di N. Kardovsky. Nel 1904 il Consiglio Accademico decise di dare ad Anisfeld un finanziamento così trascorse l’estate a trarre insegnamenti e ispirazioni viaggiando per la Russia.

Nel 1905 entrò in un circolo di artisti vicini al Gruppo “Mondo dell’Arte” e iniziò a fare illustrazioni per alcune riviste satiriche.
L’anno seguente Anisfeld soggiornò due mesi a Parigi e per la prima volta partecipò a mostre dell’Unione degli Artisti russi, a Mosca e a San Pietroburgo. Uno dei suoi acquerelli, “Fiori”, venne acquisito dalla Galleria Tretyakov . Insieme con L. Bakst e M. Dobushinsky insegnò alla scuola d’arte A. Zvansteva. Finiti i corsi alla Scuola d’arte dell’accademia imperiale gli venne concesso un anno per dedicarsi ai suoi studi di pittura. Dando una svolta alla sua arte intraprese a disegnare scenografie per il teatro.
Si dedicò poi al disegno per costumi teatrali; nel 1915 diventò membro della Società Ebraica per l’Incoraggiamento delle Arti, e partecipò a una serie di aste di beneficenza per il sostegno degli artisti bisognosi e di altri gruppi sociali.



Nel 1918 arrivò a New York con una lettera di raccomandazione da parte di V. D. Nabokov, e già nel 1919 firmò un contratto con la Kingore Gallery di New York; disegnò scene e costumi per le rappresentazioni di opere di noti autori, tra cui Sergei Prokofiev e Rimsky-Korsakov; il successo ottenuto gli permise di diventare cittadino americano nel 1926. Nel 1928 si trasferì a Chicago dove insegnò all’Istituto d’arte, ma dal 1933, anche in seguito al suicidio della moglie, perse ispirazione ed entusiasmo e il suo nome venne obliato, fino al 1958, quando l’Istituto d’Arte organizzò una mostra antologica delle sue opere su insistenza dei suoi ex studenti. Il nome di Anisfeld resuscitò così dall’oblio, il New York Times pubblicò un articolo e una breve nota biografica su di lui.




Anisfeld morì a New London, nel Connecticut, nel 1973
senza dire quando
Un filo conduttore resistente
cui affidare il domani non esiste,
dal risveglio tutto è incognita
più o meno pianificata, passi
cauti tra umanità imprevedibile.
Grammature di ansia percorrono
un tempo disumano, incostante
nella promessa di quiete.
Sa di amaro anche lo zucchero
se ci somministrano veleni
da ogni versante. C’è chi dice
tutto passa, senza dire quando.
Daniela Cerrato

“Folaghe”dall’album Rimini, 1978
Questa è la decima traccia dell’album Rimini ed è anche uno dei pochi pezzi strumentali di Fabrizio De André . Alla composizione del brano partecipò anche l’artista e direttore d’orchestra Tony Mimms ( Anthony Rutherford). Fabrizio De André stimava molto Mimms e definì la loro collaborazione “un’esperienza da un punto di vista artistico molto stimolante“. I due avevano già collaborato all’album di Fabrizio De Andrè “Volume VIII” e Faber apprezzò non poco la capacità dell’artista di Glasgow di “scrivere le partiture d’archi come dei fiati“. Stando alle parole di De André, inoltre, “Mimms era capace di creare cose molto strane, ma straordinariamente belle”
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