e non è raro che i gatti si immedesimino troppo… Buona serata!
Giorno: 2 settembre 2022
pittura simbolista: Mikhail Vrubel (1856-1910)

Mikhail Vrubel (1856-1910) fu artista eccentrico , un’animo turbolento con una vita complessa che ha influenzato il suo percorso artistico. Irruppe rapidamente nel mondo artistico di inizio secolo con la determinazione di un genio; il suo lavoro è stata una svolta che ha aperto la strada alla seguente generazione di artisti. Il suo stile è particolare e unico, sfaccettava figure e oggetti, come se costruisse una sagoma a mosaico dall’interno.

Sebbene Vrubel avesse mostrato molto presto di essere naturalmente portato all’arte, suo padre, un militare, aveva indirizzato il figlio al servizio civile. Fu ammesso alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di San Pietroburgo., ma trasferitosi nella grande città, gradualmente conobbe famosi artisti e compositori dell’epoca e alla fine capì la sua vera vocazione. Completò il corso universitario, ma subito dopo fu ammesso all’Accademia delle arti di San Pietroburgo.

Incoraggiato dal suo insegnante all’ Accademia, Vrubel ricevette l’incarico di recarsi a Kiev per completare il rinnovamento delle icone nella chiesa di San Cirillo . Vrubel arriva a Kiev e per diversi mesi si tuffa a capofitto nel mondo dell’arte bizantina a lui misconosciuta, perché l’Accademia a quel tempo era incentrata sull’antichità. Lo stesso Prakhov, specialista dell’antica Grecia e dell’Oriente, diventa il suo maestro. Nella chiesa di San Cirillo Vrubel dipinse il profeta Mosè, le composizioni “Angeli con Labars”, “La discesa dello Spirito Santo”, in cui scienziati e sacerdoti di Kiev erano i prototipi degli apostoli. Nonostante questa fosse una splendida opportunità per il giovane artista, Vrubel fu incoerente nei suoi sforzi. Non voleva essere limitato dal genere rigoroso della pittura sacra e voleva esplorare diversi temi. La sua pressante richiesta non fu accolta con favore dalla Chiesa, Vrubel tornò a Mosca sebbene di Kiev conservò un bel ricordo come ebbe a dire lui stesso alla moglie:“Com’è buona, però, Kiev! Peccato che non abito qui. Amo Kiev!”

Subì l’incantesimo delle favole russe ed eseguì alcuni dei suoi più acclamati pezzi, tra cui “Il Bogatyr”, “Pan”, “La principessa del cigno”, e “Lillà” tra il 1898 e il 1900. Vrubel era profondamente interessato agli aspetti soprannaturali delle leggende con cui poteva fuggire nel mondo della fantasia.

Vrubel era un grande appassionato di musica lirica e nel backstage di un teatro conobbe sua moglie, la cantante Nadezhda Zabela . Fu un incontro formale ma al secondo avvenuto poco dopo Zabela fu meravigliata che le fosse stato presentato come il pittore Mikhail Vrubel, così dopo un breve periodo di corteggiamento diventò sua moglie. Un matrimonio felice, infatti rimasero insieme fino alla morte di Vrubel; ebbero anche un figlio nato nel 1901. Con sgomento di Vrubel, il bimbo nacque col difetto del labbro leporino, che l’artista visse come un cattivo presagio. Vrubel entrò in una forte depressione e venne ricoverato per la prima volta in una clinica psichiatrica. Dopo essere stato dimesso e aver trascorso un perido di vacanza, suo figlio morì all’età di due anni, causando nuovamente un’altra brutta depressione in Vrubel.

I demoni sono diventati un tema comune per Vrubel che aveva iniziato a dipingerli già agli inizi, quando stava lavorando sulle icone a Kiev. Tra le sue opere famose una col suo tema ricorrente è stata creata su commissione per illustrare una poesia su un demone del noto Mikhail Lermontov , è il dipinto dal titolo Il demone seduto. Verso la fine della sua vita, i demoni si fanno più aggressivi e assumono un aspetto violento.

L’opera “Il demone seduto” ha fatto catturare l’attenzione di un importante e ricco moscovita, Savva Mamontov che esercitò influenze nella comunità artistica. Mamontov divenne mentore di Vrubel, gli commissionò molte opere e gli permise un tour in Europa, con tappa ultima in Italia. I dipinti “Cartomante”, “Venezia” e “Spagna” sono stati fatti durante questo periodo a lui felice, gioia che traspare nei colori brillanti che ha usato. Quando “Venezia” è stato esposto per la prima volta a Parigi, il giovane Pablo Picasso fu molto colpito tanto da considerare Vrubel un genio.

Nonostante il suo lavoro sia stato apprezzato quando l’artista era in vita, Vrubel aveva le mani bucate e non è mai stato benestante. Preferì la vanità al risparmio, rimanere affamato piuttosto che sembrare vestito male, infatti la maggior parte delle sue entrate è servita a comprare vestiti, profumi e pagare ristoranti costosi. Leggenda vuole che il giorno del suo matrimonio a Ginevra abbia dovuto camminare dalla stazione dei treni alla chiesa perchè non aveva soldi per pagare un taxi.

Venne ricoverato per la prima volta in una clinica psichiatrica nel 1902 quando suo padre morì e suo figlio nacque con il difetto del labbro. La sua salute ha continuato a peggiorare dopo che Vrubel ha perso suo figlio. Da allora il declino psicofisico non si arrestò, perse anche la vista e la possibilità di lavorare. L’ultimo suo lavoro fu il ritratto di Valery Bryusov (1906), che è stato commissionato da Nikolai Ryabushinsky per “Il Vello d’Oro. Dal 1906 al 1910 fu ricoverato a tempo indeterminato nei reparti psichiatrici fino al giorno della sua morte. Sconvolto dalla sua cecità e dall’incapacità di dipingere, in una notte del Marzo 1910, aprì una finestra e per diverse ore rimase a petto nudo nel penetrante freddo di San Pietroburgo procurandosi la polmonite mortale.


chiodo fisso
Impastare a lungo il livore
aggiungere gocce di risentimento
mantenere viva la convinzione
che a tutto e tutti si debba un lamento.
È l’unica ricetta che sfama l’animo
di chi non perdonando gli altrui errori
si salva dai propri demoni interiori.
Daniela Cerrato

Galleria Treljakov di Mosca
reblog: Da “La stanza dei racconti” – E’ tutto qui?
Tu morivi e io portavo fuori il cane. E’ tutto qui, mamma.
Tu morivi da mesi e io lo vedevo, ma sia chiaro, come quando si guarda senza voler vedere. Comunque lo sapevo, capisci, anche quando tutti dicevano che ma no, ma no, dovevi soltanto mangiare di più e stare tranquilla. Ma no ma no ma no.
Era l’acqua che si ritira prima dell’onda.
Sono certa che lo sapessi anche tu ma tutte e due tacevamo per sottinteso patto, perché della morte non si può mica parlare, dai. Specie se quella che se ne deve andare è tua madre che poi, intendiamoci, ha 87 anni, la classica bella età, tua madre che ha perso suo marito da qualche anno e nel giro di poco tempo anche un figlio, tua madre che da allora vive con te perché ormai è diventata un uccellino fragile e quando parla fissa sempre un punto…
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