Concordo col pensiero di Galimberti e rilancio le sue parole; la formazione senza una base importante di umanesimo è nulla, non apre la mente, non produce stimoli per ulteriore futura curiosità di sapere. Fermarsi alla conoscenza strettamente tecnologica riduce l’uomo ad essere interfaccia dei propri terminali di ultima generazione, impoverendolo sulla visione autentica e globale della vita.
“Espellerei i genitori dalle scuole, a loro non interessa quasi mai della formazione dei loro figli, il loro scopo è la promozione del ragazzo a costo di fare un ricorso al Tar. Lo scenario è diverso, devono imparare a vedere che cosa sanno fare senza protezione. Se la protezione è prolungata negli anni, come vedo, essa porta a quell’indolenza che vediamo in età adulta. E la si finisca con l’alternanza scuola lavoro, a scuola si deve diventare uomini, a scuola si deve riportare la letteratura, non portare il lavoro. La letteratura è il luogo in cui impari cose come l’amore, la disperazione, la tragedia, l’ironia, il suicidio. E noi riempiamo le scuole di tecnologia digitale invece che di letteratura? È folle. Guardiamo sui treni: mentre in altri Paesi i giovani leggono libri, noi giochiamo con il cellulare. Oggi i ragazzi conoscono 200 parole, ma come si può formulare un pensiero se ti mancano le parole? Non si pensa o si pensa poco se non si hanno le parole. “
(Umberto Galimberti)
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