dall’album Electrik del 2006

Maksim Mrvica è un pianista croato che iniziò a prendere lezioni di pianoforte all’età di nove anni, seguito da Marija Sekso.Già dopo appena tre anni di studi diede il suo primo concerto eseguendo il Concerto per pianoforte in do maggiore di Haydn. Nel corso dei suoi studi trascorse anche un anno al Conservatorio Franz Liszt di Budapest dove vinse il primo premio al concorso Nikolai Rubinstein International. Nel 2000 si trasferì a Parigi per studiare con Igor Lazko ed ottenne, nel 2001, il primo premio al concorso di pianoforte Pontoise. Le sue composizioni sono state spesso usate dagli atleti di pattinaggio artistico su ghiaccio.

poesie di Clarice Lispector (1920-1977)

Dammi la tua mano

Dammi la tua mano
voglio dirti ora
come sono entrata nell’inespresso
che da sempre è la mia ricerca cieca e segreta.
Come sono entrata
in ciò che esiste tra il numero uno e il numero due,
come ho visto la linea del mistero e del fuoco,
una linea ambigua.
Tra due note musicali c’è una nota,
tra due fatti esiste un fatto,
tra due granelli di sabbia per quanto uniti siano
c’è un intervallo di spazio,
c’è un sentire che è all’interno del sentire
negli interstizi della materia primordiale
c’è questa linea di mistero e di fuoco
che è il respiro del mondo,
e il respiro continuo del mondo
è ciò che sentiamo
e che chiamiamo silenzio.

***

l’autunno gioca le sue carte a colori
sospira alla finestra e l’appanna
ai primi sbalzi drastici mattutini

non conosce tristezza vola e gioca
coi suoi aquiloni di giallo d’arancio

D’improvviso le cose non hanno più bisogno di avere un senso. Mi accontento di essere. Tu sei?

***

Io adoro volare

Già nascosi un amore per paura di perderlo, già persi un amore per averlo nascosto.
Già strinsi la mano di qualcuno per paura, già ebbi tanta paura,
al punto di non sentire più la mia mano.
Già cacciai persone che amavo dalla mia vita, già mi pentii di questo.
Già passai notti piangendo fino a prendere sonno, già andai a dormire così felice, al punto di non riuscire nemmeno a chiudere gli occhi.
Già credetti in amori perfetti, già scoprii che non esistevano.
Già amai persone che mi delusero, già delusi persone che mi amarono.
Già passai ore di fronte lo specchio tentando di scoprire chi sono, già ebbi tanta certezza di me,
al punto di voler sparire.
Già mentii e mi pentii dopo, già dissi la verità e mi pentii lo stesso.
Già finsi di non dare importanza alle persone che amavo, per più tardi piangere ferma nel mio angolo.
Già sorrisi piangendo lacrime di tristezza, già piansi per il tanto ridere.
Già credetti alle persone per le quali non valeva la pena,
già non credetti più a quelle per le quali realmente ne valeva.
Già ebbi crisi di riso quando non potevo
Già ruppi piatti, bicchieri e vasi, dalla rabbia.
Già sentii molta mancanza di qualcuno, ma non glie lo dissi mai.
Già gridai quando dovevo stare zitta, già stetti zitta quando dovevo gridare.
Molte volte rinunciai a dire che pensavo per temermi qualcuno,
altre volte dissi ciò che non pensavo per ferire gli altri.
Già raccontai barzellette e  per di più barzellette senza eleganza,
appena per vedere un amico felice.
Già inventai storie con finali felici per dare speranza a chi ne aveva bisogno.
Già sognai troppo, al punto da confondere la realtà
Già ebbi paura del buio, oggi nel buio mi trovo, mi accascio, resto lì.
Già caddi innumerevoli volte pensando di non rialzarmi, già mi rialzai innumerevoli
volte cercando di non cadere più.
Già telefonai chi non volevo appena per non telefonare chi realmente volevo.
Già corsi dietro un’ auto, per togliere lui, che amavo.
Già chiamai la mamma nel mezzo della notte svegliandomi da un incubo.
Ma lei non apparse e fu un incubo ancora maggiore.
Già chiamai persone vicine amici e scoprii che non lo erano.
Alcune persone non ebbi mai il bisogno di chiamarle in nessun modo
e sempre furono e saranno speciali per me.
Non darmi formule certe, perché io non mi aspetto di indovinare sempre.
Non mostrarmi cosa si aspettano da me, perché seguirò il mio cuore!
Non mi facciano essere ciò che non sono, non mi invitino ad essere uguale,
perché sinceramente sono diversa!
Non so amare a metà, non so vivere di bugie, non so volare con i piedi a terra.
Sono sempre me stessa, ma certamente non sarò la stessa per sempre!
Mi piacciono i veleni più lenti, le bibite più amare, le droghe più
potenti, le idee più insane, i pensieri più complessi,
i sentimenti più forti.
Ho un appetito vorace e i deliri più pazzi.
Tu puoi anche buttarmi da una rupe e io ti dirò:
E allora? Io amo volare!

***

Nata in Ucraina il 10 dicembre 1920 in una famiglia ebrea russa, Clarice Lispector all’età di due anni emigrò in Brasile a causa della persecuzione degli ebrei durante la Guerra civile. La scrittrice dirà di non avere alcun legame con l’Ucraina: “Su quella terra non ho letteralmente mai messo piede: mi hanno portata in braccio”. È cresciuta a Recife, nello stato di Pernambuco, dove sua madre morì quando lei aveva nove anni. Durante gli anni dell’adolescenza la famiglia si trasferì a Rio de Janeiro.

Mentre studiava legge all’Università Federale di Rio iniziò a pubblicare i suoi primi articoli giornalistici e racconti, e conobbe presto la fama, all’età di 23 anni, con la pubblicazione del suo primo romanzo, Vicino al cuore selvaggio , scritto sotto forma di monologo interiore. Lasciò il Brasile nel 1944, dopo il suo matrimonio con un diplomatico brasiliano, e trascorse circa quindici anni in Europa, visse anche in Italia e conobbe Ungaretti, oltre a De Chirico che la ritrasse, in seguito negli Stati Uniti. Dopo il ritorno a Rio de Janeiro nel 1959, iniziò a produrre le sue opere più famose, tra cui il libro di racconti Legami familiari , il grande romanzo mistico La passione secondo G.H., e quello che è probabilmente il suo capolavoro, Acqua viva .

Morì nel 1977 all’età di 57 anni.