La chioccia.
Cantava d’amore
alla finestra
cantava a lungo, a squarciagola
ed era una voglia di maschio
venuta chi lo sa
da sotto terra
su per le gambe, agli occhi
al fiore della pancia.
Cantava per amore
ed era una giornata corta.
Ora ha l’aria d’una chioccia
pulisce i bambini
e sta in silenzio.
*
I Partigiani
Non per ragioni di gloria
andammo in montagna
a far la guerra.
Di guerra eravamo stufi
di patria anche.
Avevamo bisogno di dire:
lasciateci le mani libere,
i piedi, gli occhi, le orecchie;
lasciateci dormire nel fienile
con una ragazza.
Per questo abbiamo sparato
ci siamo fatti impiccare
siamo andati al macello
piangendo nel cuore
con le labbra tremanti.
Ma anche così sapevamo
che di fronte ad un boia fascista,
noi eravamo persone
e loro marionette.
E adesso che siamo morti
non rompeteci i coglioni
con le cerimonie,
pensate piuttosto ai vivi
che non abbiano a perdere anche loro
la giovinezza.
*
Le case di campagna.
Sbriciolate dalle ruspe
nascoste dietro i garage
le case di campagna
hanno i giorni contati.
Le smembrano a pezzetti:
le vasche di sasso
nei giardini
e gli arcolai in mostra
nel salotto.
A volte le scorgi
nascoste sotto i tetti
come farfalle
che i mercanti le cercano
per farne degli alberghi.
*
Al lavatoio.
Al lavatoio
le donne
coi capelli scarmigliati come diavoli
picchiavano coi panni
come fruste.
Parlavano scurrile
litigavano
e poi si mettevano a cantare insieme
ed erano grida d’amore
come delle gatte.
*
Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.

Santarcangelo di Romagna ha dato natali e lingua a tre poeti, amici fra loro: Tonino Guerra, Nino Pedretti e Raffaello Baldini. Per la sua morte prematura Pedretti, fra i tre, è quello che finora ha avuto meno fortuna
Nato nel 1923 , noto come poeta dialettale pubblicò la sua prima e unica raccolta poetica in lingua, Gli uomini sono strade, nel 1977. La sua produzione poetica fino a quel momento non era stata abbondante, ma la qualità dei suoi versi lo aveva presto imposto come uno dei migliori poeti in dialetto.
Gli uomini sono strade, opera divenuta presto introvabile, fu ristampata nel 2013 in un’edizione a cura di Tiziana Mattioli, la quale si occupò allora anche di raccogliere in un volume alcune poesie in lingua italiana rimaste inedite, dopo che nel 2003 era stato pubblicato Le pepite d’oro (Poesie 1946-1947) per Raffaelli Editore, una seconda raccolta in lingua che Pedretti non diede mai alle stampe.
Nino Pedretti morì prematuramente il 30 maggio 1981, a soli 58 anni. Per molti anni la sua eredità fu ignorata, il suo nome dimenticato, e solo recentemente sono stati riscoperti i suoi lavori letterari. Nel 2007 Einaudi ruppe il silenzio su Pedretti ripubblicando dopo molti anni la prima raccolta del poeta, Al vòuşi, originariamente edita nel 1975. Dopo Einaudi, Raffaelli Editore si è preso a cuore la pubblicazione di gran parte delle sue opere, che oggi possono essere lette o in volume o in e-book.
Un gran poeta. Ottima scelta.👏👏👏
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ciao Armà! 🙂
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Ciao Danielona.😊
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😀
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Un’alternativa per approfittare del mio pomeriggio con una lettura di excelente poesie. Grazie Daniela
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grazie a te per la lettura e buona serata Manuel
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Che belle poesie, mi hanno fatto ricordare i tempi dei miei nonni, le fattorie, la vita semplice.
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vero, c’è un richiamo forte alla vita semplice, genuina, quella che non si preoccupa di piacere se non a se stessa, in piena libertà
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