fragilità in pigiama

I vecchi stringono affetti
il sorriso ha occhi lucidi
ventila insieme all'ossigeno,
braccia scarne ferite da aghi
ricordano anni di fatiche
il freddo è caldo dopo un ciao
nell'orario dei balocchi.
Quel che li frega è il corpo
lento si scuce e lascia uscire
le crudeltà della vita
senza sconti nè scorciatoie.
La fragilità risulta contagiosa
è sbadiglio che non si congela
Da padri a figli il tempo vola.

Daniela Cerrato

nessuna cometa

Nessun rischio fuori uscio
di entrare in asole di luce
tra  spilli minuti di pioggia.
Attraverso orbite d' altrui dolore
ancor più debole si fa il canto,
nessun venite adoremus
coinvolge alla festa.
La cometa meno brillante
di una normale quiete,
a natale l'ansia è seduta
al pronto soccorso, le regole
da rispettare senza poter sapere
se la sirena è arrivata in tempo.

Daniela Cerrato

il Picasso elvetico: Hans Erni (Lucerna, 1909-2015)

Nato a Lucerna nel 1909, figlio di un ingegnere navale, Hans Erni si formò dapprima come geometra e disegnatore, poi dal 1927 frequentò la Scuola di Arti Applicate di Lucerna. e all’inizio degli anni ’30, come molti artisti, si recò a Parigi, fortemente attratto dal cubismo, e si guadagnò da vivere disegnando i suoi primi manifesti; continuò la sua formazione all’Accademia d’arte di Berlino. Iniziò la sua attività pittorica sotto lo pseudonimo di François Grèques, aderendo per un certo tempo all’avanguardia internazionale prima col gruppo parigino Abstraction-Création, 1933 e in seguito in Svizzera con Allianz, 1937. Nel 1935, Erni espose alla mostra d’avanguardia “These – Antithesis – Synthesis” al Museo d’Arte di Lucerna e fa in modo che vengano esposte anche opere di Picasso e Braque. Ma con il murale “Svizzera, il paese delle vacanze dei popoli”, che creò per l’esposizione nazionale del 1939, non solo divenne famoso, ma iniziò anche lo sviluppo verso il popolare e graziosamente che gli negherà il riconoscimento dal mondo dell’arte.
Nonostante la sua copiosa produzione privata, privilegiò sempre le tecniche che permettono una larga diffusione, in particolare le arti grafiche (poster, francobolli, illustrazioni) e le realizzazioni monumentali (pittura murale, rilievi, mosaici), ponendosi al servizio di un impegno sociale dapprima segnato dal marxismo e in seguito sempre più diversificato.

Erni, Manifesto per l’esposizione “Hyspa”

La Svizzera ufficiale ha bollato Erni come traditore di questa convinzione: un ordine per disegnare banconote fu annullato per motivi politici, e gli fu impedita la partecipazione alla biennale d’arte di San Paolo. Sotto l’impressione del regno del terrore e del dogmatismo comunista di Stalin, Erni si allontanò poi dal marxismo, aprendosi la strada per una maggior popolarità. Ha ricevuto commissioni per murales e tappeti, rilievi, mosaici, sculture, francobolli, manifesti e illustrazioni di libri. Fu insignito della medaglia della pace delle Nazioni Unite nel 1983 e una medaglia d’oro dal Comitato olimpico internazionale nel 1992.

Hans Erni è stato un virtuoso fagocita, ha raccolto tutte le correnti artistiche del suo tempo, il cubismo prima,( attingendo da Braque e Picasso) e un po’ di surrealismo di Dalí; disegnò e graffiò energicamente le figure nei colori dello sfondo astratto combinando diversi linguaggi pittorici in una composizione complessiva metaforicamente significativa.

Erni, “Salvate l’acqua”, 1961, manifesto

Erni, “Alfabeto antropomorfo”, 1996, tempera su compensato.

Erni, “Guerra atomica no grazie”, 1954, manifesto

Erni, “Mstislav Rostropovitch”, 1981, gessetti su carta.

Hans Erni (1967) by Erling Mandelmann

“Non mi preoccupo di cose così irreali. Se rivolgessi la mia attenzione al pensiero di continuare ad esercitare un qualche influsso dopo la morte, invece di occuparmi dell’attimo della vita, sarei sulla strada sbagliata.

Bisogna essere capaci, all’ultimo istante, di rinunciare a tutto.”

Hans Erni

enigmi onirici

La frenesia di un misterioso carosello notturno può sorprendere e cogliere di sorpresa e girovagare nella mente finchè non viene liberata in racconto.
Così trasformo il netto ricordo in scrittura conservandone intatta l’astrazione cui nulla aggiungo. Stavolta il caleidoscopio onirico s’è mantenuto vivo
per l’intera notte in un atmosfera stravagante degna delle tele di Leonora Carrington. Il protagonista principale faceva bella mostra di sè, aperto agli occhi incuriositi come un libro di favole in 3d fa scattare la meraviglia nei bambini; un grande diorama policromo cui si aggiungevano dettagli surreali in sequenziali riprese. Rappresentava una città immaginaria di epoca medioevale dove i borghi costruiti minuziosamente in legno verniciato erano su più livelli e circondati da una cinta che racchiudeva tinte rosso cupo e gradienti di marrone che si intonavano ai colori della boscaglia fuori le mura. Una tridimensione di estrema finezza, accuratamente lavorata con abilità certosina, dalle miniature di scale e utensili agli smerli e ai minuscoli gargoyle che troneggiavano appollaiati dall’alto di costruzioni che infittivano dal basso verso l’alto la massiccia fortificazione muraria.
Un pezzo degli scacchi, precisamente una torre in ceramica bianca, di fattura moderna e anacronistica nei confronti dello scenario, pretendeva posto posizionandosi alla cieca, ora qua ora là, mossa da autonoma forza se non vista. E puntualmente una forza contraria emanata dai gargoyle , che per magia si animavano, la disintegravano costringendola a ricomparire nuovamente dopo brevi assenze. Superato il contesto di visioni su giochi di specchi e nicchie che si pregiavano della penombra, mi ritrovavo entità cosciente e partecipante intorno al tavolo di pochi eletti che discutevano su ipotesi e tesi in un idioma arcaico e nei minuti che scorrevano via si scioglievano i nodi del groviglio di complessità . Il tutto ripetuto più volte, con alternanze di brevi visioni esterne su un borgo antico ( probabilmente il medesimo del diorama); borgo silenzioso e spopolato dove di pietra erano vie e case e in cui passaggi stretti amplificavano la vastità delle ombre. La luce a malapena filtrava di taglio come un ospite indesiderato e cosciente che toglie il disturbo di sua sponte. E di nuovo in interno a ripercorrere il nonsenso labirintico di uno spazio enorme frammentato da improvvise sporgenze e rientranze di pareti vere o riflesse su specchi deformanti.
Un viso amico fra gli eletti, unica carta che non fosse di dorso, è comparso più volte, anche quando le altre figure, tutte circondate da un’aura di mistero, si sono ritirate alla spicciolata salutando con un cenno del capo per sparire nella notte. Un sorriso appena accennato sul pallore lunare amico che evidenziava una barba medio folta, poi la raccolta di fotogrammi è andata svanendo, l’ultimo flash nitido sul diorama, ancora protagonista in primo piano, appoggiato su un grande tavolaccio rustico nella preziosità di una meticolosa artigianale passione. Nessuna traccia di come sono uscita dall’animazione di quel quadro simbolista, ma so che ero abbondantemente interessata a continuare a muovermi in quel copione astruso. Chiederò al regista Morfeo un proseguo, non mi piace inventare un possibile seguito e forse nemmeno ne sarei capace.
(Che siano gli anfibi gialli acquistati ieri che hanno acceso un filone fantastico al mio sonno? )

Daniela Cerrato

Mahsa e Masooumeh

Avevano occhi belli
da colmare di meraviglie
i cuori da riempire
di amore per l’avvenire
Hanno violato loro l’anima
straziato il corpo acerbo
il loro desiderio di libertà
rimarrà vivo, eterno.

I carnefici non hanno nulla di umano

nessun animale ha sì depravato istinto,

sono il degrado di più cancri sociali

cieche follie, atroci abusi su veli nuziali.

Daniela Cerrato

By Mar+Vin for Emannuelle Junqueira

Venanzio Rauzzini, Sinfonia per fiati, archi e basso continuo in re maggiore

I. Allegro – 0:05

II. Andante – 3:13

III. Allegro – 5:07

Venanzio Rauzzini (Camerino, 18 dicembre 1746  Bath, 8 aprile 1810) è stato un cantante e compositore italiano.

Dotato di una bellissima voce e di una tecnica perfetta, cantava da soprano e partecipò alla prima milanese del Lucio Silla di Mozart nonché all’esecuzione del mottetto Exsultate, jubilate che il compositore salisburghese scrisse espressamente per lui. Fu per lungo tempo attivo a Londra. Fu anche compositore, autore di alcune opere e sonate per violino e clavicembalo, strumento che egli stesso suonava con grande abilità.

Venanzio Rauzzini in his later years by Joseph Hutchinson.