La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
C’era una lampada di rame Che bruciava da tanti anni C’era uno specchio incantato Che rifletteva il volto Il volto che si avrebbe Sul letto dorato della morte
C’era un libro di cuoio azzurro Dove s’incontravano il cielo e la terra L’acqua, il fuoco, i tredici misteri Una clessidra scandiva il tempo Con il suo ago di polvere C’era una pesante serratura Che affondava il suo duro morso Nella porta di solida quercia Che chiude la torre in eterno Sulla camera rotonda, la tavola La volta di calce, la finestra Dai vetri tappati di piombo E i topi si arrampicavano sull’edera Che circondava la torre di pietra Dove il sole non filtrava più Era davvero orribilmente romantico.
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Non vorrei crepare
Non vorrei crepare Prima d’aver conosciuto I cani neri del Messico Che dormono senza sognare Le scimmie a culo nudo Divoratrici dei tropici I ragni d’argento Dal nido pieno di bolle Non vorrei crepare Senza sapere se la luna Sotto la sua falsa aria di moneta Ha un lato appuntito Se il sole è freddo Se le quattro stagioni Sono davvero quattro Senza aver provato A portare un vestito Lungo i grandi viali Senza aver guardato Dentro a un tombino Senza aver ficcato il cazzo Nei posti più impensati Non vorrei crepare Senza conoscere la lebbra O le sette malattie Che si prendono laggiù Il bene e il male Non mi farebbero penare Se sapessi Che ne avrò la strenna E c’è anche Tutto ciò che conosco Tutto ciò che apprezzo E che so che mi piace Il fondo verde del mare Dove le alghe ballano il valzer Sulla sabbia ondulata L’erba bruciata di giugno La terra che si screpola L’odore delle conifere E i baci di colei Che questo che quello La bella ecco Il mio Orsetto, Orsola Non vorrei crepare Prima d’aver consumato La sua bocca con la mia bocca Il suo corpo con le mie mani Il resto coi miei occhi Non dico altro bisogna pur Mantenersi riverenti Non vorrei crepare Prima che abbiano inventato Le rose eterne La giornata di due ore Il mare in montagna La montagna al mare La fine del dolore I giornali a colori Tutti i bambini contenti E tante cose ancora Che dormono nei crani Di geniali ingegneri Di allegri giardinieri Di socievoli socialisti Di urbani urbanisti E di pensatori pensierosi Tante cose da vedere Da vedere e da sentire Tanto tempo d’attendere A cercare nel nero E io vedo la fine Che brulica e che s’avvicina Con la sua gola ripugnante E che m’apre le braccia Di ranocchia brancicante Non vorrei crepare Nossignore nossignora Prima d’aver provato Il gusto che mi tormenta Il gusto più forte Non vorrei crepare Prima di aver gustato Il sapore della morte…
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Perchè vivo
Perché vivo, per la gamba gialla d’una donna bionda appoggiata al muro in pieno sole per la vela gonfia di un battello del porto per l’ombra delle tende. Il caffè ghiacciato che si beve con la cannuccia per toccare la sabbia vedere il fondo dell’acqua che diventa così azzurro che discende tanto in basso con i pesci, i calmi pesci vaganti sul fondo che si librano in superficie i capelli delle alghe come uccelli lenti come uccelli azzurri perché vivo perché è bello.
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Un poeta
È un essere unico In tanti esemplari Che pensa solamente in versi E non scrive che in musica Su soggetti diversi Sia rossi che verdi Ma sempre magnifici
Boris Vian (1920-1959) musicista jazz , scrittore, paroliere, personaggio eclettico della cultura francese del ‘900. Malato di cuore sin dalla nascita visse tutta la vita con la consapevolezza che la morte potesse arrivare da un momento all’altro. Un destino da poeta maledetto, un destino sempre rifiutato in cui il dramma finisce sempre con uno sguardo positivo alla vita.
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