Franco Mulas (1938-2023) il pittore del ’68 e delle disillusioni

Il 3 marzo 2023 è morto a Roma all’età di 84 anni il pittore Franco Mulas che studiò all’Accademia di Francia e alla scuola d’Arte ornamentale di Roma. La prima mostra personale si è tenuta nel ’67 a Bari, alla Galleria “Il Sagittario” con opere che rappresentano la disillusione degli italiani colta attraverso i riti alienanti delle autostrade domenicali. Poi giunge il ’68 e il clima si riflette sulla sua opera nel ciclo “Occidente”, dedicato alla contestazione giovanile e al Maggio francese. Le opere di questo ciclo con testi di Mario De Micheli, Giorgio Cortenova, Dario Micacchi, Franco Solmi, sono esposte in importanti Gallerie, tra le quali ”La Nuova Pesa” di Roma e la “Bergamini” di Milano.

Franco Mulas, Nous sommes tous indesirables, 1969

Ha partecipato a esposizioni pubbliche nazionali ed internazionali, tra le quali: 10° e 11° Quadriennale di Roma, 39° Biennale di Venezia sez. architettura con il Gruppo Grau, 18° Triennale di Milano, e “Arte in Italia 60-77” Galleria d’Arte Moderna Torino. Nel 1972 a Bologna, insieme a Baj, Ceroli, Fabio Mauri, Oldemburg, Pistoletto, Vettor Pisani, Schifano, Vedova e Vespignani partecipa con tre opere alla grande Mostra: “Tra Rivolta e Rivoluzione, immagine e progetto”. Nel 1981 viene invitato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma alla Mostra ”Arte e Critica”.

Nell’estate 2013 nel prestigioso Museo Carlo Bilotti di Roma espone il ciclo “Spaesaggi”, 45 opere che rappresentano l’ultima tappa di una lunga e inquieta ricerca di un artista fedele testimone della disillusione e dello spaesamento. Nel settembre 2000 è stato nominato Accademico dell’Accademia Nazionale di San Luca.

Franco Mulas, 1968

Franco Mulas, L’immaginazione non ha preso il potere, 1969

Mulas non si faceva etichettare, non rappresentava ma interpretava il presente. Come scrive Tommaso Di Francesco in una delle presentazioni della mostra romana, Mulas non è stato il pittore del Sessantotto, “ma era sessantotto lui stesso, protagonista con altri milioni di esseri umani che in tutto il mondo, scendevano in piazza e dentro le loro esistenze, a riaffermare che ribellarsi è giusto”. A questa sua coerenza è sempre rimasto fedele. Ha cambiato i soggetti, lo stile, il modo di usare i colori e impastarli. I colori si sono via via mescolati e dalla precisione fotografica degli anni ’70 si è passati ad una tavolozza più lavorata, talvolta astratta. Dalle montagne con le cascate, si è passati a paesaggi spacchettati, inseriti su mattoni sovrapposti, fino ad arrivare agli “spaesaggi”. L’oggetto naturale è catturato ma rivisto con la sua visione personale: l’albero (come quello in onore di Mondrian), le radici, le foglie si trasformano, si trasfigurano appunto in suggestioni cromatiche.

Franco Mulas, Battaglia navale

Franco Mulas , Incontro,1985

Franco Mulas, Pala n. 3, 2021

Franco Mulas , ciclo “Big Burg”

Se n’è andato non solo un grande artista ma un testimone e interprete della società italiana del secondo dopoguerra che ne catturava complessità e contraddizioni

Franco Mulas, Azzurro rosso giallo, 2005

far quadrare il cerchio

L'euforia era costante bambina
rincorreva la luce dei giorni
ne ritagliava i contorni
lasciava le paure alla notte
allontanandole con fiabe

-  ora cosa rincorriamo?

Notti vaghe avare di sogni
nervose, con strascichi d'insonnie
sull'artificio del giorno che incombe
per far quadrare il cerchio.

- Noi che col cerchio ci giocavamo
   ora vanifichiamo la sua perfezione

Daniela Cerrato

Fotografia di Hiroshi Watanabe