La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
Mi piacciono le fontane, piccole o maestose che siano; sono da sempre un punto di riferimento per turisti in cerca di un po’ di refrigerio, un gioco per gli occhi e occasione di metter mano alla macchina fotografica. Lungo Playa de la Malvarrosa a Valencia, in Spagna, c’è una fontana moderna spettacolare, di costruzione molto semplice, in quanto consta solo di barre metalliche incrociate ai getti d’acqua, e proprio questi se azionati creano la struttura principale. Conosciuta come Fuente del Barco de Agua, è un’attrazione imperdibile che aggiunge vivacità al lungomare. La spiaggia di Malvarrosa è una delle più famose di Valencia, situata fra il centro di Alboraya e calle Acequia de la Cadena. Il lido è lungo quasi un chilometro e la fontana è una mascotte per i locali e una delle principali attrazioni turistiche di questo tratto di costa. Alcuni l’hanno definita come una riproduzione in chiave moderna della Barcaccia situata a Roma in piazza di Spagna. Di certo il “barco de agua” ha un fascino tutto suo e riflette lo spirito moderno di Valencia che ha mostrato da sempre di essere una città dallo sguardo verso il futuro.
Non è certo una novità ma è giusto ribadire e ricordare che l’informazione è sempre e solo di parte e che ipocrisia e cecità sono sempre in agguato quando si tratta di eludere i soprusi e le atrocità compiute sui più deboli del globo terracqueo.
I poteri che contano pronti a soccorrere con tonnellate di armi l’Ucraina a costo di una terza guerra mondiale, di fatto imbastita da tempo, e pochissimo interesse per le tante tribù indigene, soppresse, ridimensionate, sfrattate dalle loro terre per il lucro di affaristi senza scrupoli. Vogliamo parlare ad esempio dei Masai che il governo della Tanzania sta letteralmente massacrando? o non fa notizia? perchè mai non sollevare indignazione e aiuto nei loro confronti? Ci sono popoli di serie z per i quali si può soprassedere e fare spallucce? personalmente trovo vergognoso e ipocrita proseguire maratone televisive in favore del popolo ucraino e non spendere un’ora di programma tv per i popoli umani più deboli e dimenticati del resto del mondo. ( forse non farebbe audience…)
Riporto qui l’articolo di Valeria Casolaro sull’ Indipendente online del 13 giugno scorso che denuncia il vergognoso progetto per un turismo di elite e a una caccia da trofeo (!!!) per miliardari annoiati (!!!)
“Le autorità della Tanzania hanno dato il via ad una violenta repressione ai danni della popolazione Masai, finalizzata allo sfratto degli indigeni in favore dell’istituzione di una game reserve destinata alla caccia e al turismo d’élite. L’8 giugno scorso oltre 700 agenti delle forze dell’ordine tanzaniane si sono presentati nella riserva di Loliondo, dove vivono oltre 70 mila Masai, per intimarli ad abbandonare le terre. Il 10 giugno, a fronte della protesta pacifica messa in atto dalla popolazione, decisa a non abbandonare le proprie terre, gli agenti hanno aperto il fuoco e sparato contro la folla, ferendo oltre 30 individui e causando la morte di almeno una persona. Come spiega Fiore Longo, ricercatrice che si occupa delle aree protette dalle quali gli indigeni vengono sfrattati in nome della conservazione naturale, l’intensificarsi delle azioni repressive del governo di questi giorni potrebbe essere giustificata dall’imminente emissione di una sentenza della Corte di giustizia dell’Africa orientale (EACJ), che potrebbe stabilire che i Masai hanno diritto a rimanere in quelle terre in via definitiva.
«È dall’inizio del 2022 che il governo della Tanzania sta cercando di sfrattare queste popolazioni, a mio parere non è un caso che le azioni repressive si stiano intensificando a poche settimane dall’emissione della sentenza della EACJ» afferma Longo, «Per ora la Corte si è limitata a emettere un’ingiunzione che intima il governo a non sfrattare i Masai». Come spiega la ricercatrice, la Otterlo Business Company, compagnia di proprietà degli Emirati Arabi Uniti, sta esercitando enormi pressioni sul governo della Tanzania affinché costringa i Masai ad abbandonare la zona di Loliondo, un territorio di 1500 km quadrati, per permettere l’istituzione di una game reserve. «Quello che il governo della Tanzania sta cercando di fare è cambiare lo statuto legale della terra, facendola passare da un tipo di terra nella quale i Masai possono vivere a una game reserve, ovvero una zona nella quale non vivono esseri umani e dove non si può praticare la pastorizia – principale fonte di sostentamento dei Masai -, ma solo la caccia sportiva e la protezione della natura. Tuttavia questo non può essere fatto in una terra legalmente registrata dai Masai, cosa che la EACJ dovrebbe appunto stabilire a fine giugno. Dietro a questo tentativo di sfratto vi sono il turismo di massa e gli interessi economici».
Proprio nel nome di questi interessi, il governo ha messo in atto una violenta repressione ai danni delle popolazioni locali. «Il governo della Tanzania non lascia entrare nessuno in quella zona, i media locali sono stati banditi e i Masai sono stati minacciati di morte affinché fossero dissuasi dal pubblicare foto e video di quanto sta accadendo». Nonostante ciò, qualche immagine da Loliondo che mostra gli attacchi delle forze dell’ordine è riuscito comunque a trapelare.
«Le forze dell’ordine hanno anche iniziato ad arrestare i leader politici Maasai: almeno una decina sono stati portati in prigione, mentre altri sono stati detenuti ma non si sa dove siano. Hanno cominciato a cercare chi ha diffuso le foto e i video e a sparare nelle case» spiega Longo. «Proprio oggi mi hanno dato notizia che un migliaio di Masai almeno sono fuggiti dalle loro case e si stanno nascondendo nella boscaglia». Indipendentemente dai piani di reinsediamento -al momento inesistenti- del governo tanzaniano per le popolazioni di Loliondo, un elemento fondamentale da comprendere, spiega Longo, è che «i Masai non possono andare da nessun’altra parte: quella è la loro terra, lì hanno seppellito i loro antenati, hanno i loro siti sacri dove pregano aspettando la pioggia. I popoli indigeni nutrono un legame profondo, assoluto con la terra: queste persone si faranno sparare addosso, ma non la abbandoneranno. Molti Masai mi hanno detto ‘Questa diventerà una fossa comune, ma noi non ce ne andremo da qui». (fine articolo)
______________________
Dovremmo meditare molto di più su come gira il mondo, sintonizzandoci su una informazione meno incanalata e più libera, per me il sorriso di questa ragazza masai ha la stessa bellezza e lo stesso motivo di continuare ad essere vivo nella sua terra tra la sua gente come quello di qualsiasi altro essere umano. Oggi una buona e lunga vita la auguro a lei e alla sua tribù di appartenenza.
Le isole che compongono le Bahamas note per le barriere coralline riservano veri tesori che si trovano nelle centinaia di “buchi blu”, grotte sommerse conosciute per lo più da esploratori subacquei e scienziati appassionati; per esplorarle si sono stabiliti alcuni record impressionanti d’immersione. Le grotte di cristallo sono fragili, fatte di passaggi stretti; la Dan’s Cave è una delle più belle grotte di Abaco, con profondità che vanno dai 18-50 metri. Scivolando oltre uno strato superficiale sulfureo torbido causato dalla vegetazione stagnante si entra in grotta e in un mondo fantastico, una foresta di enormi e spettacolari formazioni di calcite o speleotemi, grandi rose di cristallo appese come lampadari, cannucce di cristallo dello spessore di una corda che formano una sorta di pioggia gelata. . Una delle grotte è stata chiamata foresta di Fangorn, dal nome della foresta immaginaria di Tolkien nella Terra di Mezzo. Questa camera si trova a una distanza ragionevole da Dan’s Cave, oltre il Crystal Palace e la Cascade Room. La foresta di Fangorn è una vasta camera e probabilmente uno dei passaggi sottomarini più fantastici al mondo con centinaia di enormi colonne, alte circa 10 m, con larghezze che variano da pochi centimetri a più di un metro.
Un popolo che non si lascia intimorire e continua a lottare per la conservazione del territorio che lo ospita dalle origini. Seguiamolo e appoggiamolo; per quanto siamo materialmente lontani dalla loro cultura, dobbiamo renderci conto una volta per tutte che se non ci assumiamo singolarmente la responsabilità di quanto accade nel mondo saremo responsabili della loro fine, e successivamente della nostra. Perchè la natura cui essi sono legati profondamente e ancestralmente è patrimonio di tutti e non delle multinazionali che vorrebbero continuare stravolgerla per i loro affari; la natura, come dice giustamente il loro portavoce, non è solo una risorsa cui attingere, ma un essere vivente che dobbiamo curare e rispettare per il bene delle generazioni future. Io sto e starò dalla loro parte, anche perchè il diritto di conservare casa, radici e tradizioni è sacro e inviolabile.
Tempo variabile oggi, tra sprazzi di sole mattutini e nuvolosità pomeridiana con un venticello piuttosto fresco, non proprio primaverile, ma è stato piacevole ugualmente passare qualche ora nel verde del parco secolare del Castello di Piea, in provincia di Asti. Normalmente è usato come location per feste private ma durante l’anno il castello apre ai visitatori per alcune manifestazioni particolari.
Non manca una nota tragica che narra del fantasma della nobile Orsola, ultima discendente dei Roero, morta nel 1796 a 24 anni mentre dava alla luce una bimba, vissuta pochi minuti; proprio suo sarebbe lo spettro della misteriosa Dama Bianca che si aggira nottetempo nelle sale del maniero. Sale riccamente arredate con lampadari di Murano, preziosi mobili d’epoca, ceramiche e cristallerie francesi oltre a qualche pezzo meno datato ma altrettanto importante per gli appassionati del film Titanic e a quelli della mitica Maria Callas; ci sono infatti il vestito indossato nel film da Kate Wislet e un letto appartenuto alla celebre cantante lirica.
Della sua storia se volete potete leggere qualche cenno al link che lascio prima di qualche foto tra quelle che ho scattato dai vialetti del parco. Peccato per il tempo poco magnanimo per la riuscita ottimale delle foto, ma mi so accontentare.
In Sassonia, nel comune di Gablenz, al confine con la Polonia, nel florido parco naturale di Kromlauer c’è un ponte caratteristico costruito nella seconda metà dell’800 che passa sulle acque del Rakotzsee. Le sue estremità sono costituite da roccia di basalto suddivisa in guglie sottili e in colonne ottagonali, e la sua forma a semicerchio è talmente perfetta che quando è riflesso sull’acqua forma un cerchio esatto. Chiamato “Ponte del Diavolo” per il suo disegno, che si fatica a credere possa essere opera umana, offre uno spettacolo fantastico nel contesto dell’intero parco, specie nel mese di maggio o in autunno, quando esplode la fioritura delle innumerevoli varietà di rododendri ed azalee. Per preservarne il più possibile la bellezza e l’integrità non è più possibile attraversarlo.
Dalla prima immagine che segue, altamente suggestiva quella sagoma che si vede dietro il ponte pare quella di un veliero fantasma che vaga da tempo alla ricerca del suo antico equipaggio…già solo a vederlo in immagini si è scatenata in me questa fantasia, ma penso di non essere l’unica… 😀 Oltre a quelle che posto altre splendide immagini le potete trovare al seguente link: http://oberlausitz-bilder.de/sehenswuerdigkeit/rhododendronpark-kromlau/#15/51.5370/14.6326
Da un’immagine che pareva costruita sono risalita alla storia vera di questa particolare città che ha avuto vita breve. Tutto iniziò nel 1908 quando in un’area vicina alla cittadina di Luderitz in Namibia fu trovato un diamante. La zona in questione era all’interno dell’inospitale deserto della Namibia meridionale, non distante dall’Oceano Atlantico. In poco tempo scattò la corsa alla fortuna e la città si popolò di ricercatori coi loro famigliari che incontrarono enormi ricchezze. In breve tempo si sviluppò una città, Kolmanskop appunto, in stile bavarese, dotata di un ospedale, scuole, una centrale elettrica, un teatro, un casinò, un bowling e una sala da ballo; si costruì perfino il primo tram su suolo africano. Nonostante il sito fosse inospitale , la città si espanse finchè nel dopo guerra, a partire dall’inizio degli anni ’50, la vena diamantifera si esaurì e lentamente la città si spopolò. Nel 1956 l’ultima famiglia lasciò la città cedendola al deserto.
Le tempeste di sabbia sono molto frequenti ed è inesorabile l’avanzare del deserto che è stato solo in parte ostacolato dalle costruzioni. Le dune hanno praticamente invaso le case, dove ancora permangono gli infissi e qualche suppellettile. L’erosione della sabbia che il vento spinge con forza ha esercitato una compresione sui muri, rimodellando addirittura l’architettura delle strutture.
Oggi viene considerata tra i 42 luoghi abbandonati più belli del mondo e la si può definire una “città fantasma” divenuta attrazione turistica di nicchia , resa più celebre dal film Il Re è vivo, diretto da Kristian Levring nel 2000 e interamente girato in questa città. E’ un luogo di grande fascino e suggestione, specie quando è coperta di nebbia, e stimola la curiosità di molti fotografi che sfidano le avverse condizioni climatiche per sfruttare l’atmosfera surreale, in caso di nebbia anche spettrale. E’ senza dubbio una testimonianza della sfida tra la natura e l’uomo, il quale è ovviamente destinato a soccombere.
(Tutte le foto sono tratte dal web)
Ho raccolto in un breve video alcune foto scattate da me ieri nella collina torinese, giusto un piccolo assaggio di primavera. Spero si avverta la stessa pace che ho provato in quel luogo in cui nonostante fosse domenica c’era relativamente poca gente.Buona serata a tutti 🙂
Una puntata su un argomento importante quale la valorizzazione e la tutela del grande patrimonio artistico italiano; a parlarne col conduttore Corrado Augias ci sono Dario Franceschini e Salvatore Settis. Sappiamo di avere un’immensa fortuna ereditata nel corso dei secoli e che sino a oggi non v’è stata la capacità di renderla davvero una risorsa economica come avviene in altri paesi come la Francia.
Mi auguro che gli addetti alla salvaguardia e le forze politiche collaborino sempre più in questo senso evitando dei contrasti dannosi per tale sviluppo.
“Sos elefanti, in 10 anni 25mila esemplari uccisi in Gabon
Il bracconaggio continua a decimare gli elefanti africani. L’ultimo allarme arriva dagli studiosi della Duke University, secondo cui in appena 10 anni si è ridotto dell’80% il numero di esemplari presenti nel parco nazionale di Minkébé, in Gabon.In base ai dati, illustrati sulla rivista Current Biology, tra il 2004 e il 2014 i bracconieri, provenienti principalmente dal Camerun, hanno ucciso 25mila elefanti del parco. Il dato, sottolineano i ricercatori, è allarmante: “Visto che la metà dei circa 100mila elefanti presenti nelle foreste dell’Africa Centrale si trova in Gabon, la perdita di 25mila esemplari in questo santuario è una battuta d’arresto considerevole nella conservazione. La specie è a rischio estinzione se i governi e le agenzie di protezione non intervengono”.Sebbene dal 2011 il Gabon abbia fatto “sforzi lodevoli” per proteggere gli elefanti dai bracconieri, “servono aree protette internazionali e un’applicazione della legge coordinata a livello internazionale per perseguire chi commette reati in un altro Stato”, evidenziano gli studiosi. Inoltre “la comunità internazionale deve fare pressione sui Paesi in cui ancora non è vietato il commercio d’avorio”.
……………………………………………………………. sull’orrore per questo continuo elefanticidio e per l’ assoluta mancanza di amore per questo nostro pianeta di cui tutti gli esseri viventi fanno parte commento così:
Specchio di morte crudeltà che uccide per lurido lucro quelle lunghe zanne potevano uccidere… sono invece testimoni dell’insana mattanza condotta dall’uomo, il pachiderma mai incise sull’umana estinzione e benchè grosso e possente cadde vittima esangue ucciso da un assassino che merita almeno uguale (se non peggior) destino.
Daniela Cerrato.2017
Immagine:Across the ravaged land, Ranger with tusks of killed elephant, Amboseli 2011. By Nick Brandt.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.