La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
Dal 13 gennaio al 25 marzo 2023, la Biblioteca Reale di Torino ospita una mostra che ripercorre la storia della xilografia, partendo dall’esperienza della rivista SMENS, fondata da due artisti piemontesi, Gianfranco Schialvino e Gianni Verna; un raffinato progetto che mette in dialogo poesia e arte e rende omaggio al fascino dell’incisione su legno. Pubblicata in edizione limitata, stampata su carta di cotone e con torchio a braccia, con caratteri in piombo, SMENS è illustrata con opere originali degli stessi ideatori e di importanti figure dell’arte contemporanea quali Barry Moser, Leonard Baskin, Nespolo, Salvo e altri.
Alcuni artisti italiani hanno avuto maggior successo e riconoscimenti all’estero che in Patria, come nel caso di Serafino Macchiati nato a Camerino nel 1861 e morto a Parigi nel 1916. Si trasferisce con la famiglia a Roma a fine ottocento, molto versato nel disegno, esordisce giovanissimo, a soli ventidue anni, all’Esposizione Internazionale di Roma del 1883. Si integra perfettamente nell’ambiente culturale romano, entrando in contatto con Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Duilio Cambellotti e Sibilla Aleramo. In loro compagnia Macchiati gira la campagna romana per capire la condizione dei contadini, interessato a problematiche sociali e politiche di stampo socialista. Attento al Verismo, non si ritrova nel Simbolismo decadente che domina la scena romana dell’epoca, anche se guarda con interesse ad alcune opere di Francesco Michetti.
Il linguaggio pittorico di Macchiati già in origine è caratterizzato da pennellate vaporose e vibranti che donano ai dipinti una sospensione e un dinamismo di luce che richiamno influenze di Francesco Paolo Michetti con cui viene a contatto proprio durante il suo esordio presso l’Esposizione Nazionale di Roma del 1883, dove il maestro abruzzese presenta il celebre Voto.
Paul Verlaine, Bibi la Purée and Stéphane Mallarmé at the Café Procope, 1890 by Serafino Macchiati (1861-1916)
Macchiati, Frescura sotto il pergolato
Si dedica alla pittura fino alla metà degli anni Novanta, quando l’abbandona per passare esclusivamente al disegno e all’illustrazione. Esegue le prime vignette per la casa editrice Sonzogno e per Il canzoniere dei fanciulli di Enrico Fiorentino (1888) pubblicato da Treves, ma è col lavoro per la Tribuna Illustrata che giunge al successo meritato con disegni per brani di Pirandello e Capuana. Sempre caratterizzato da una linea elegante e raffinata, partecipa con illustrazioni e disegni acquarellati a diverse esposizioni italiane, tra cui la Biennale di Venezia e l’Esposizione di Milano per il Traforo del Sempione del 1906.
Serafino Macchiati, Dopo il Galà,1900
Assunto dall’editore francese Lemerre, nel 1898 si trasferisce a Parigi, lavorando come illustratore di romanzi. Poi lavora anche per la Hachette e per l’editrice Fayard, ottenendo grandissimi risultati. Nel 1901, realizza le illustrazioni di alcuni canti della Commedia per i fratelli Alinari ma la critica italiana stranamente non è benevola
Serafino Macchiati , L’apparizione di uno spettro
Nei primi anni del Novecento riprende a dipingere, raggiungendo uno stile postimpressionista che colpisce positivamente Vittore Grubicy de Dragon (1851-1920) che lo fa esporre nella sua sede parigina. È autore di tele importanti caratterizzate da pennellate che racchiudono un’unione tra Divisionismo e Impressionismo, caratteristica che conserva fino alla sua morte. Dopo aver partecipato alla Mostra Internazionale di Roma del 1911, rientra a Parigi, dove continua a lavorare fino al 1916, anno della sua morte a soli cinquantacinque anni.
Serafino Macchiati,Le Visonnaire
Dopo la sua morte, nel 1922 la Biennale veneziana gli dedica una sala personale con trentadue opere, tra illustrazioni e dipinti; nel ’23 viene ricordato anche alla Galleria Pesaro, con una grande antologica che riassume tutta la sua carriera.
La mostra oltre a ricordare la sezione italiana presente all’Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne di Parigi del 1925, ricostruisce la produzione di quegli anni nei campi di scultura pittura arti decorative e grafica. Sono esposte tra le altre le sfavillanti ceramiche di Gio Ponti per Richard Ginori e le delicate trasparenze raffinate di Vittorio Zecchin, ma anche opere che rappresentano il gusto estetico del tempo minimale e lineare , gioielli di sobria eleganza.
Molte le opere pregevoli, come il pannello in ceramica diGalileo Chini che ornava il salone del padiglione Italia, il ritratto di Augusto Solari di Adolfo Wildt, le celebri ceramiche di Francesco Nonni e straordinari dipinti di Aleardo Terzi e Umberto Brunelleschiche caratterizzano la parte più illustrativa della pittura di quegli anni, gli studi preparatori per il grande arazzo del Genio Futurista di Giacomo Balla (che ornava la scalinata del Grand Palais). Tra i numerosi ritratti femminili svetta uno dei dipinti più rappresentativi di Giulio Aristide Sartorio.
Aleardo Terzi, Armonie vespertine
Mario Reviglione, Zingaresca, 1920. Collezione privata
Anselmo Bucci, Cleopatra, 1927-29
Adolfo Wildt, Augusto Solari, 1922
2 dicembre 2022 – 10 aprile 2023 Martedì-venerdì 10.00 / 18.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 / 19.00 Lunedì chiuso Aperta a Pasqua e Pasquetta La Biglietteria chiude un’ora prima
Il 3 marzo 2023 è morto a Roma all’età di 84 anni il pittore Franco Mulas che studiò all’Accademia di Francia e alla scuola d’Arte ornamentale di Roma. La prima mostra personale si è tenuta nel ’67 a Bari, alla Galleria “Il Sagittario” con opere che rappresentano la disillusione degli italiani colta attraverso i riti alienanti delle autostrade domenicali. Poi giunge il ’68 e il clima si riflette sulla sua opera nel ciclo “Occidente”, dedicato alla contestazione giovanile e al Maggio francese. Le opere di questo ciclo con testi di Mario De Micheli, Giorgio Cortenova, Dario Micacchi, Franco Solmi, sono esposte in importanti Gallerie, tra le quali ”La Nuova Pesa” di Roma e la “Bergamini” di Milano.
Franco Mulas, Nous sommes tous indesirables, 1969
Ha partecipato a esposizioni pubbliche nazionali ed internazionali, tra le quali: 10° e 11° Quadriennale di Roma, 39° Biennale di Venezia sez. architettura con il Gruppo Grau, 18° Triennale di Milano, e “Arte in Italia 60-77” Galleria d’Arte Moderna Torino. Nel 1972 a Bologna, insieme a Baj, Ceroli, Fabio Mauri, Oldemburg, Pistoletto, Vettor Pisani, Schifano, Vedova e Vespignani partecipa con tre opere alla grande Mostra: “Tra Rivolta e Rivoluzione, immagine e progetto”. Nel 1981 viene invitato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma alla Mostra ”Arte e Critica”.
Nell’estate 2013 nel prestigioso Museo Carlo Bilotti di Roma espone il ciclo “Spaesaggi”, 45 opere che rappresentano l’ultima tappa di una lunga e inquieta ricerca di un artista fedele testimone della disillusione e dello spaesamento. Nel settembre 2000 è stato nominato Accademico dell’Accademia Nazionale di San Luca.
Franco Mulas, 1968
Franco Mulas, L’immaginazione non ha preso il potere, 1969
Mulas non si faceva etichettare, non rappresentava ma interpretava il presente. Come scrive Tommaso Di Francesco in una delle presentazioni della mostra romana, Mulas non è stato il pittore del Sessantotto, “ma era sessantotto lui stesso, protagonista con altri milioni di esseri umani che in tutto il mondo, scendevano in piazza e dentro le loro esistenze, a riaffermare che ribellarsi è giusto”. A questa sua coerenza è sempre rimasto fedele. Ha cambiato i soggetti, lo stile, il modo di usare i colori e impastarli. I colori si sono via via mescolati e dalla precisione fotografica degli anni ’70 si è passati ad una tavolozza più lavorata, talvolta astratta. Dalle montagne con le cascate, si è passati a paesaggi spacchettati, inseriti su mattoni sovrapposti, fino ad arrivare agli “spaesaggi”. L’oggetto naturale è catturato ma rivisto con la sua visione personale: l’albero (come quello in onore di Mondrian), le radici, le foglie si trasformano, si trasfigurano appunto in suggestioni cromatiche.
Franco Mulas, Battaglia navale
Franco Mulas , Incontro,1985
Franco Mulas, Pala n. 3, 2021
Franco Mulas , ciclo “Big Burg”
Se n’è andato non solo un grande artista ma un testimone e interprete della società italiana del secondo dopoguerra che ne catturava complessità e contraddizioni
Dales Sakalienes è una talentuosa artista lituana di Panevezys. Crea sculture in legno bellissime e molto dettagliate utilizzando di preferenza il legno di tiglio. L’ispirazione per l’artista viene dalla natura e da antichi motivi popolari baltici, infatti lei crede che sia molto importante sapere da dove veniamo e chi sono i nostri antenati; ogni opera richiede ispirazione e pazienza unite a molto tempo ma l’artista dice che non conta il tempo per il lavoro creativo, secondo la complessità del lavoro a volte ci vuole un mese, a volte due o tre per poterla completare
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Sebbene suo padre fosse falegname e il nonno intagliasse cerchi per cavalli, in famiglia non c’erano artisti intagliatori. Fino a quando non ha incontrato quello che divenne suo marito, non aveva mai pensato di diventare intagliatrice.
“Quando guardano le mie opere alle fiere, le persone prima chiedono se le opere sono davvero fatte di legno, poi chiedono se lo scultore è un uomo. E quando sentono che è opera mia, rimangono senza parole”, sorride ricordando la situazione che ha vissuto molte volte. Sebbene questo mestiere richieda non solo talento e diligenza, ma anche forza fisica, Dales si convinse che l’intaglio non era un campo esclusivamente maschile.
“Mi fanno male le articolazioni, la schiena si stanca, non riesco a scolpire per otto ore al giorno. E devo affilare io stessa gli scalpelli e raccogliere le schegge sul pavimento. Ma le donne hanno più pazienza degli uomini e senza di essa non avrai successo in questo lavoro”, afferma l’artista autodidatta.
Guardando i suoi lavori si rimane sorpresi di come sia in grado di ritagliare espressioni facciali, ciocche di capelli, unghie o piume di uccello in modo così dettagliato. La maggior parte del lavoro va all’estero. Le sculture della Sakaliene si trovano nelle case di molti emigranti nel Regno Unito o negli Stati Uniti. “Tutte le opere mi sono molto care, ogni millimetro di esse è stato vissuto, ma non è un peccato separarsene. So che hanno un valore duraturo”
Francesco TullioAltan nato a Treviso il 30 settembre 1942 , fumettista, vignettista e autore satirico è figlio dell’antropologo friulano Carlo Tullio-Altan; iniziati gli studi all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia senza terminarli si dedica al cinema e alla televisione come scenografo e sceneggiatore. Nel 1970 si trasferisce a Rio de Janeiro dove crea il suo primo fumetto per bambini pubblicato da un quotidiano locale. Nel 1974 inizia a collaborare come fumettista per alcuni giornali italiani, sul mensile Linus esordisce col personaggio Trino, un dio impreparato che si affanna nella creazione del mondo.
Nel 1975, rientrato in Italia, crea la cagnolina Pimpa, uno dei suoi personaggi più famosi, pubblicato sul noto Corriere dei Piccoli, diverrà anche protagonista di alcune serie a cartoni animati trasmesse non solo in Italia dalla Rai, ma anche in altri paesi europei.
Oltre alla Pimpa ha realizzato altri personaggi per bambini come Kika e Kamillo Kromo. Quest’ultimo, pubblicato da Fonit Cetra, vinse vari premi ed ebbe dedicato un cortometraggio animato con regia di Enzo D’Alò e con musiche di Beppe Crovella.
Altan ha creato anche storie a fumetti per un pubblico adulto come le storie dell’operaio metalmeccanico comunista Cipputi e celebri biografie in chiave satirica di personaggi famosi come Cristoforo Colombo, Giacomo Casanova e Francesco d’Assisi. Inoltre ha realizzato le vignette di alcuni libri scritti da Gianni Rodari.
Colombo visto da Altan
Cipputi
Decennale è la sua collaborazione con riviste come Linus, L’Espresso, Panorama e ultimamente con il quotidiano La Repubblica per il quale disegna vignette di satira politica
Bruno Bruni, nato a Gradara in provincia di Pesaro nel 1935 è disegnatore, litografo, pittore e scultore noto nel mondo artistico internazionale già dagli anni settanta. Famiglia di modeste origini, il padre fu un sostenitore del movimento operaio e la battaglia contro il fascismo alla fine della Seconda guerra mondiale fu una delle esperienze che determinarono l’orientamento politico del giovane artista. Fu allievo di Pier Paolo Pasolini all’Academiuta di lenga furlana a San Giovanni (Casarsa della Delizia).Dal 1953 al 1959 Bruni frequentò l’Istituto d’Arte di Pesaro dove fu allievo di Giuliano Vangi. Dopo una mostra dei suoi lavori alla Whibley Gallery di Londra, Bruni si trasferì ad Amburgo nel 1960 presso la Scuola Superiore di Stato per le Arti Figurative.
Bruno Bruni, L’abbraccio
Bruno Bruni, Undine
Dopo la morte di Gresko nel 1962, che aiutò Bruni a coniugare l’arte tradizionale italiana col surrealismo-astrattismo, studiò presso Paul Wunderlich, che gli trasmise la tecnica della litografia policroma. Nel 1965 Bruni lasciò la Scuola Superiore di Amburgo e da allora vive fra Amburgo e Urbino.
Il segno distintivo di Bruno Bruni sono la semplicità e la forza con cui rappresenta emozioni Spesso raffigura figure femminili in bronzo o in marmo, dal corpo sinuoso e raffinato, opere nude e prive di ogni volgarità terrena in cui ritroviamo richiami ad assenze, epifanie, illusioni e ricordi. Dalla scelta del materiale usato si percepisce un forte legame con le correnti artistiche del passato, ripercorrendo continuamente le problematiche tipiche dell’uomo moderno.
Bruno Bruni, Fiore, litografia
Bruno Bruni, Angelo custode
Bruno Bruni, Senza titolo, litografia
Oggi è uno degli artisti moderni italiani più riconosciuti all’estero, soprattutto in Germania, raggiungendo una distinta notorietà grazie ad un’arte di grande impatto comunicativo
Siamo in attesa della trentacinquesima edizione del Salone internazionale del libro di Torino che si svolgerà a Lingotto Fiere a Maggio 2023, quest’anno dedicata a Lewis Carrol, intitolata “Attraverso lo specchio”; per l’evento è stato creato il raffinato e fantasioso manifesto pubblicitario dall’artista Elisa Talentino che vive e lavora a Torino. Un’illustrazione dal gusto fantasioso che ci prende per mano e ci conduce in mondi immaginari, proprio come Alice nel paese delle meraviglie; se il nostro quotidiano attualmente non ci consente di spaziare con la fantasia, un libro può darci l’opportunità di viaggiare lontano tra storie diverse, anche surreali. Scopriamo chi è l’artista Elisa Talentino.
Elisa Talentino è un’artista torinese, nata a Ivrea nel 1981 che si occupa di pittura, illustrazione e grafica . Ha realizzato illustrazioni per The New Yorker, The New York Times, The Washington Post, Hachette, Yale University Press, La Repubblica, Il Corriere, Mondadori, Einaudi, Bur-Rizzoli, Bompiani, Il Saggiatore, Edizioni e/o, Goethe Institut e molti altri.
Wallpaper: Fagiani di Elisa Talentino
Ha vinto per due anni consecutivi 2017-2018 la Gold Medal del 3×3 Mag Professional Show di New York ed è stata selezionata in concorsi internazionali di illustrazione come Ilustrarte nel 2014, Bologna children book fair nel 2015 e Society of Illustrators nel 2019 e 2020.
Nel 2020, insieme a Sara Gamberini, ha pubblicato per la casa editrice per ragazzi Topipittori il libro illustrato “Quando il mondo era tutto azzurro”. Ha illustrato le copertine dell’opera completa di Dacia Maraini per il Corriere della Sera-Bur-Rizzoli. Ha realizzato il cortometraggio animato Dandelion, selezionato nei principali festival internazionali, da cui è tratto l’omonimo libro edito da Lazy Dog Press.
Nel 2015, nell’ambito della rassegna “Torino incontra Berlino”, ha realizzato, con il patrocinio della Città di Torino e la cura del Goethe-Insitut Turin una mostra allestita nei portici di Piazza San Carlo. Le illustrazioni sono state realizzate a seguito di una permanenza dell’artista a Berlino, esperienza che ha dato vita a un progetto editoriale; La grande illusion editore ha pubblicato un libro dal titolo Metamorphosis composto dalle illustrazioni di Elisa e dalle poesie di Mariagiorgia Ulbar. Con la tecnica della serigrafia crea bellissime stampe con tecniche sperimentali. Una selezione delle sue opere fa parte della Collezione d’Arte Contemporanea Permanente della Farnesina di Roma
Marie-Thérèse Tsalapatanis è un’affermata scultrice francese le cui opere sono conservate in collezioni pubbliche sia private che permanenti. La sua arte esplora temi legati al femminismo, alla dignità, all’empatia, alla natura e all’animismo e abbraccia lo stile della figurazione e dell’espressionismo. Lavorando principalmente con l’argilla, le opere della Tsalapatanis giocano con l’opulenza mettendo in discussione il ruolo del lusso proprio nell’epoca di una cultura basata sull’eccedenza neo-capitalista.
Marie Thérèse Tsalapatanis
Ha frequentato i corsi di Arti Decorative del Louvre all’età di 10 anni, poi l’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts de Paris e gli Ateliers Beaux Arts de la Ville de Paris, principalmente per lo studio di modelli viventi. Ha anche insegnato scultura in vari laboratori.
William Mitcheson Timlin (1892 –1943) è stato architetto e illustratore. Nato ad Ashington, in Inghilterra, ha mostrato talento per il disegno alla Morpeth Grammar School e ha ricevuto una borsa di studio all’Armstrong College of Art di Newcastle . Nel 1912 si trasferì a Kimberley, in Sud Africa dove completò la sua formazione in arte e architettura e rimase per il resto della vita.
William Mitcheson Timlin , L’incantatrice, 1916
Ha progettato una serie di edifici importanti a Kimberley inclusa la High School senza distogliere il suo interesse per l’arte, realizzando un gran numero di fantasie ad acquerello oltre a oli, pastelli, incisioni e illustrazioni periodiche. Ha anche scritto storie e composto musica.
William Mitcheson Timlin , illustrazione da The Ship that Sailed to Mars
Ha impiegato due anni per completare l’opera The Ship that Sailed to Mars che si espanse fino a raggiungere nella sua forma definitiva 48 pagine di testo e 48 tavole a colori che mostravano notevoli doti di fantasia; inviò il libro all’editore George Harrap che fu entusiasta delle illustrazioni e del testo e decise di stamparlo senza impaginazione. Da allora il libro è diventato un classico fantasy. I diritti cinematografici del libro furono acquistati negli Stati Uniti, dove Timlin ebbe grande popolarità. Alan Horne descrive il libro un capolavoro e “il libro per bambini più originale e bello degli anni ’20”.
Morì a Kimberley, Northern Cape nel 1943.
William Mitcheson TimlinWilliam Mitcheson TimlinWilliam Mitcheson TimlinWilliam Mitcheson Timlin disegno e pittura a guazzo, “Costruzione di un palazzo delle fate”
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