L’arte di Vittorio Iavazzo

“Per me l’Arte è come un fiume, sorge dal pensiero, ti attraversa il cuore superando cascate e
deviazioni arrivando a sfociare dalle mani…” ( Vittorio Iavazzo)

Vittorio Iavazzo, napoletano classe 1991, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Napoli conseguendo la laurea in illustrazione e poi nel 2016 la specialistica in grafica d’arte.
Durante gli anni di studio oltre ad approfondire le tecniche grafiche ha collaborato attivamente con varie officine e laboratori creativi nel napoletano occupandosi soprattutto di scultura per istallazioni scenografiche; in questo modo ha potuto conoscere e sperimentare tecniche antiche e moderne, dalla cartapesta alle resine poliuretaniche.

Studio per i tre fratelli, Vittorio Iavazzo

La sua prima mostra personale “Outcast” a Roma è del 2017 e nello stesso anno partecipa ai lavori di ristrutturazione della scuola Centro Danza di Roma dove installa permanentemente dieci opere di grandi dimensioni dedicate all’arte della danza

Iavazzo è noto soprattutto per le sue sculture in cartapesta, con sagome esili quanto potenti; opere di piccolo e medio formato, figure estremamente dinamiche che sembrano sfidare la forza di gravità, peraltro apparentemente sbilanciate rispetto alla esilità della base che, rispetto alla centralità del corpo della scultura in movimento, è posta in posizione asimmetrica. Ispirato alla tradizione classica reinterpreta il nudo in chiave contemporanea che con un tocco personale e un cromatismo particolare assume una valenza universale

Vittorio Iavazzo,Amore e Psiche,cartoni assemblati, acrilico

Le sue opere sono apprezzate e collezionate non solo in Italia ma anche in gran parte d’Europa, in California, Canada e Costarica.

le sculture fantasiose di Niki de Saint Phalle (1930-2002)

Niki de Saint Phalle alias Catherine Marie-Agnès Fal de Saint Phalle nacque il 29 ottobre 1930 a Neuilly-sur-Seine, in Francia; l’artista autodidatta ha iniziato a creare come forma di terapia e ha continuato fino a diventare parte del movimento Nouveau Réalisme che comprendeva Christo, Yves Klein e Jean Tinguely. All’inizio della sua carriera, si ispirò all’architettura di Antoni Gaudì mentre era in vacanza in Spagna, e pianificò di fare un pezzo alla pari con il suo famoso progetto di parco pubblico, Parc Gàell. Realizzato nel corso di due decenni, Il Giardino dei Tarocchi ( qui il link del sito : http://ilgiardinodeitarocchi.it/resources/public-works/ ) è stato abbellito con 22 dei suoi monumenti e si trova in Toscana a Capalbio in provincia di Grosseto. In tutto il Giardino dominano le curve e la dinamica: i profili della vasca dove scorre l’acqua sono ondeggianti; altrettanto sinuose sono le sculture sparse in collina tra alberi, cespugli ed erbe alte. Maioliche e specchi rimandano e scompongono la luce del sole. I colori accesi sono proposti secondo un codice simbolico: il rosso è connesso alla forza creatrice, il verde alla vitalità primigenia; il blu è il segno «della profondità del pensiero, del desiderio ardente e della volontà», il bianco rappresenta la purezza; il nero indica «la vanità e i dolori del mondo», mentre l’oro è simbolo dell’intelligenza e della spiritualità. Sulle stradine del parco Niki incide appunti di pensiero, memorie, numeri, citazioni, disegni, messaggi di speranza e di fede, snodando un percorso materiale e soprattutto spirituale. “Il mio destino è quello di creare un luogo dove le persone possano venire ed essere felici: un giardino di gioia”, disse in proposito. L’artista è morta il 21 maggio 2002 a La Jolla, CA all’età di 71 anni. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni del Courtauld Institute of Art di Londra, del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Musée d’Art Moderne d’Art Contemporain di Nizza.Le sue sculture sono caratterizzate dal colore vivace, modellate in una varietà fantasiosa di forme e dimensioni, le sue figure femminili sono conosciute come Nanas.

SONY DSC

la scultura poetica di Giacinto Bosco

Giacinto Bosco è uno scultore siciliano nato nel 1956 ad Alcamo che si avvicina giovanissimo alle botteghe del luogo dove cresce accanto ad abili artigiani.
Quindicenne si trasferisce a Milano dove la vocazione artistica lo porta a incontrarsi con la fonderia d’arte, fonte di stimolo e ispirazione.
Spinto a intraprendere un percorso artistico personale, nel 1990 s’iscrive alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente; di questo periodo, le prime committenze pubbliche: la statua Giovanni Paolo II ad Arese; l’opera monumentale Un Mondo di Pace a Garbagnate Milanese; il monumento dedicato ai Carabinieri Caduti a Nassirya, a Borgosesia; la statua Papa Benedetto XVI a Santa Maria di Leuca; la scultura Colgo la luna a Castelsardo.
Sviluppa le sue narrazioni con gli Aforismi alla Luna, i quali lo portano in una dimensione poetica che, come in un sogno, la sua immaginazione trasforma e plasma. A fronte di questa maturazione si propone con la sua prima personale presso la Galleria Franco Senesi di Positano. Il cammino prosegue sempre più consapevole, sino a considerare il desiderio di approdare sentimentalmente ad Alcamo, suo paese natale, a mostrare le sue espressioni creative con la mostra Rosa Fresca Aulentissima – omaggio a Ciullo d’Alcamo, poeta e drammaturgo duecentesco della Scuola Siciliana
Le opere di Bosco evocano l’isola non soltanto da un punto di vista spirituale dove la luna sta al centro di ogni composizione come sinonimo d’amore perseguito costantemente da due amanti che cercano di acchiapparla in ogni modo, ma anche da un punto di vista materiale: “Bosco ha un tocco leggero, con una superficie scabra, come quella di una lucertola tratta dall’interno delle piante essiccate del fico d’india, ubertoso ad Alcamo”, ha scritto Vittorio Sgarbi nella parte introduttiva alla mostra tenutasi ad Alcamo nel 2013.
La dimensione onirica dei suoi racconti scultorei arriva nel 2017 a Salò, in dialogo con il linguaggio della follia che, da Goya a Bacon, si esprime nel Museo della Follia; poi in Sardegna, a conquistare la piazza di Castelsardo con la collocazione permanente della scultura Colgo la luna, omaggio a Leopardi e alla sua opera poetica.
“Le sue creazioni eseguite in bronzo a cera persa dimostrano la capacità rara di conciliare la sua memoria storica con capacità esecutive del tutto originali” come sostiene il critico d’arte Paolo Levi.

 

 

a conclusione del post un bonus in musica: Rosa fresca aulentissima · Mario Modestini

La scultura di Damiano Taurino

Ieri sera girovagando in rete ho avuto modo di conoscere la scultura di Damiano Taurino che mi ha particolarmente colpita per eleganza, dinamicità e grazia; le sue figure finemente modellate e curate nei dettagli sia anatomici che posturali realizzate in creta e bronzo hanno un fascino indiscutibile e nel loro realismo riescono perfettamente a rappresentare lo sforzo e la tensione muscolare dei danzatori nei momenti di maggiore spettacolarità. Gli sguardi dolci e le curve asciutte ma allo stesso tempo morbide mostrano un gusto per la classicità che i corpi nudi evocano.
Oltre alla sua pagina facebook  ( https://www.facebook.com/damiano.taurino.3 )  si può trovare la sua galleria e biografia all’indirizzo http://www.damianotaurino.it
Per condividere la bellezza da poco scoperta lascio qui un altro link che è un tributo alla sua arte.
http://touchofcolorr.blogspot.com/2016/07/damiano-taurino.html

01292ba85cb2ebe912f7b5119fr1

Il volo

In coppia

Pareo - terracotta1

L’arte umoristica di Koji Katasani

Nulla a che fare con la banana incerottata al muro di Maurizio Cattelan.  C’è una complessa lavorazione ispirata ai colori e alle scene della vita quotidiana nelle opere dell’artista e scultore giapponese koji kasatani che crea ceramiche originali con incredibile abilità artigianale, spinge il materiale ai suoi limiti, concentrandosi sui minimi dettagli  per creare raffigurazioni realistiche di oggetti di uso quotidiano
Kasatani ricicla tutto, da tubi di ferro arrugginito, immondizia, scarpe logore, libri usati e scatole di cartone, ma i suoi pezzi più iconici sono le sue sculture ispirate alla banana, una serie di busti e composizioni fantasiose composte da “banane” in vari strati.
Si è diplomato all’Accademia d’arte di Firenze nel 2007, dove ha sviluppato l’amore per i materiali classici, naturali e duraturi. Ispirato alla pop art del Andy Warhol anni ’60 le sculture riflettono la convinzione di Kasatani secondo cui l’umorismo è l’essenza dell’arte, fungendo da ponte tra il mondo dell’arte e i non iniziati.

 

koji-kasatani-banana-ceramics-designboom-2

 

 

 

 

il surreale di Vladimir Kush

Vladimir Kush è un pittore e scultore nato nel 1965 in Russia vicino al parco forestale di Mosca Sokolniki. All’età di sette anni iniziò a frequentare la scuola d’arte, dove conobbe le opere di grandi artisti del Rinascimento, famosi impressionisti e artisti moderni. Dopo il servizio militare e la laurea presso l’Istituto di Belle Arti, dipinse ritratti su Arbat Street per sostenere la sua famiglia durante i periodi difficili in Russia. Nel 1987 iniziò a prendere parte a mostre organizzate dall’Unione degli artisti. In una mostra a Coburgo, in Germania, nel 1990, quasi tutti i suoi quadri esposti furono venduti e dopo aver chiuso la mostra, volò a Los Angeles dove furono esposti 20 dei suoi lavori e iniziò la sua “Odissea americana”.
A Los Angeles, Kush lavorava in un piccolo garage di casa in affitto, ma non riusciva a trovare un posto per esporre i suoi quadri. Ha guadagnato soldi disegnando ritratti sul molo di Santa Monica e alla fine è stato in grado di acquistare un biglietto per la sua “Terra Promessa”, alle Hawaii.
Nel 1993, un gallerista francese notò l’originalità del lavoro di Kush e organizzò una mostra a Hong Kong; il successo superò tutte le aspettative e nel 1995, una nuova mostra sempre Hong Kong presso la Mandarin Fine Art Gallery bissò il successo
Nel 1997 negli Stati Uniti espose nelle gallerie di Lahaina, nelle Hawaii e a Seattle. Nel 2001 Kush ha aperto la sua prima galleria, Kush Fine Art a Lahaina, nelle Hawaii; ora ha 4 sedi di gallerie negli Stati Uniti con progetti futuri per aprire altre gallerie in tutto il mondo.
Nel 2011, Vladimir Kush ha vinto il premio “Artistes du Monde” in Francia che gli è stato consegnato dalla nipote di Pablo Picasso, Marina Picasso.
Vladimir Kush è un surrealista,fondatore del realismo metaforico, inverte le forze distruttive dell’astrattismo riportando una sana percezione del mondo che ci circonda e celebra la vita affermando i principi di fede, speranza e amore. La sua visione positiva del mondo contiene immagini che incoraggiano gli osservatori, in particolare i bambini, a prosperare nei loro dintorni.
Le sue opere sono ampiamente utilizzate da scuole, college e università per sviluppare le capacità cognitive degli studenti; il Centro Lou Ruvo per la salute del cervello della Cleveland Clinic Neurological Institute utilizza i dipinti intellettuali di Vladimir Kush con demenza e malati di Alzheimer.
L’artista è un filantropo che crea eventi durante tutto l’anno mettendo all’asta alcuni dei suoi dipinti originali devolvendo tutto il ricavato in beneficenza.

L’artista 800px-VK_painting_To_Our_Time_Together

 

Tre sue sculture: in ordine dall’alto: Box with secret,  Contes erotiques, First step.

vladimir kush bronzo Box_with_secret_1160Kush - Contes_Erotiques2_11kush first step

e alcuni suoi dipinti

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

Demétre H. Chiparus, una ventata di art decò

Demétre H. Chiparus, alias Dumitru Chiparus, (16 settembre 1886 – 22 gennaio 1947)
nacque a Dorohoi in Romania . Nel 1909  in Italia  frequentò le lezioni dello scultore italiano Raffaello Romanelli poi nel 1912 si spostò a Parigi dove frequentò l’Ecole des Beaux Arts nelle classi di Antonin Mercie e Jean Boucher.
Impiegò con successo la combinazione di bronzo e avorio, chiamata criselephantine, tecnica che rende le sue sculture notevoli per il loro effetto decorativo luminoso ed eccezionale. la maggior parte delle sue famose opere furono realizzate tra il 1914 e il 1933.
I ballerini del balletto russo, il teatro francese e i primi film furono tra le sue principali ispirazioni e caratterizzarono le sue figure sottili e stilizzate. Il suo lavoro è stato influenzato anche da un interesse per l’Egitto, in special modo per la tomba del faraone Tutankhamon; diverse sculture di Dimitri  rappresentano la regina Cleopatra e ballerine egiziane. Provenienti dalla più antica tradizione francese di arti decorative le sculture di  Chiparus combinano eleganza e lusso, incarnando lo spirito dell’epoca Art Déco.
Creò uno dei bronzi più iconici nel 1928 chiamato ‘Danseuse au cerceau’ ispirato alla famosa e prodigiosa ballerina Zoula de Boncza delle ‘Folies Bergere’, lavorò  con Edmond Etling a Parigi e  con la fonderia di J. Lehmann . Ha basato molte delle sue opere sui balletti Russi da cui furono ispirate le opere ‘Danza persiana’ che rivela le somiglianze di Vaslav Nijinsky e Ida Rubenstein nelle vesti di Schéhérazade e poi ‘Starfish Girl’  che riproduce esattamente il disegno dell’abito di Goldfish dal balletto ‘Regno sottomarino’ di Lev Annensky.
Durante il periodo della persecuzione nazista e della seconda guerra mondiale, le fonderie hanno interrotto la produzione delle sue opere. La situazione economica di quel tempo non fu favorevole allo sviluppo delle arti decorative e le circostanze per molti scultori peggiorarono.
Per un certo periodo nei primi anni ’40 quasi nessuna opera di Chiparus fu venduta, ma continuò a scolpire per il proprio piacere, raffigurando animali in stile Art Deco. Al Salon di Parigi del 1942 furono esposte le sculture in gesso “Orso polare” e “Bisonte americano” e nel 1943 espose un “Orso polare” in marmo e un “Pelican” in gesso.
L’interesse dei collezionisti per Chiparus iniziò negli anni ’70 raggiungendo il culmine negli anni ’90. Una grande collezione di opere è esposta nella collezione permanente di Casa Lis, il museo in stile liberty e art deco a Salamanca, in Spagna.
Demétre Chiparus morì nel 1947, per un ictus al ritorno dallo studio degli animali allo zoo di Vincennes. Fu sepolto nel cimitero di Bagneux, a sud di Parigi.

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

l’arte di Franzisco Zuniga (1912-1998)

Francisco Zuniga, nacque nel 1912 a Barrio de San Josè, in Costa Rica da genitori entrambi scultori. Iniziò presto a studiare storia dell’arte, figura e anatomia umana e la vita dei vari pittori del Rinascimento. Nel 1926 dopo un periodo di lavoro presso la bottega paterna si iscrisse alla scuola messicana delle belle arti ma la frequentò solo per un breve periodo, continuando lo studio da autodidatta, orientandosi sull’espressionismo tedesco e sui testi di Alexander Heilmayer attraverso i quali apprese i lavori di due scultori francesi: Aristide Maillol e Auguste Rodin. I lavori di Zuniga iniziarono ad essere apprezzati nel 1929, la sua prima opera scultorea fu classificata seconda all’esposizione nazionale delle belle arti. Vinse il primo premio nel 1935 al salone di scultura in Costa Rica con l’opera “La maternità”. Negli anni ’30 si avvicinò alla cultura e all’arte preispanica e alla sua influenza  sull’arte contemporanea latinoamericana. La borsa di studio non si è mai materializzata, quindi vari colleghi organizzarono la sua prima mostra individuale in Costa Rica. I guadagni di questa impresa fruttarono il passaggio a Città del Messico. Nel 1936 emigrò definitivamente in Messico.
Lavorò con Guillermo Ruiz, lo scultore Oliverio Martinez e il pittore Rodríguez Lozano. Nel 1937 lavorò come assistente di Oliverio Martínez nel Monumento alla Rivoluzione, l’edificio re-immaginato che era iniziato come il Palazzo legislativo federale concepito durante il regime di Porfirio Díaz. Nel 1938, iniziò l’insegnamento alla facoltà a La Esmeralda che conservò fino alla pensione nel 1970.
Negli anni ’40, il Museo d’Arte Moderna di New York acquistò la scultura Cabeza de niño totonaca e il Metropolitan Museum of Art richiese due dei suoi disegni. Contribuì  a fondare la Sociedad Mexicana de Escultores e ricevette commissioni da varie parti del Messico. Tra le principali mostre individuali della sua carriera vi sono la Bernard Lewin Gallery di Los Angeles nel 1965, una retrospettiva al Museo di Arte Moderna nel 1969 e varie mostre in Europa negli anni ’80. Nel 1975 venti dei suoi disegni con la Misrachi Gallery ottennero la medaglia d’argento all’Esposizione Internazionale del Libro di Lipsia. Negli anni ’80 è stato nominato Accademico dell’Accademia delle Arti e del Lavoro di Parma, in Italia.
Divenne cittadino messicano nel 1986, ben cinquant’anni dopo il suo arrivo nel paese, e nel 1994 il Palacio de Bellas Artes rese il giusto omaggio alla sua carriera. Alla fine della sua vita, la malattia lo lasciò quasi cieco, il che fece orientare la sua opera artistica verso la terracotta, con cui poteva usare le mani per modellare.
Affermò di preferire l’arte figurativa perché considerava la figura umana l’aspetto più importante del mondo che lo circondava. Sia nei dipinti che in scultura rimase sempre per lo più ispirato da figure femminili che rappresentavano la maternità o scene famigliari. Morì nel 1998.

qui il sito a lui dedicato: http://www.franciscozuniga.org

Questo slideshow richiede JavaScript.

Ertè, un nome leggendario

“L’immaginazione è la cosa principale nel mio lavoro. Tutto ciò che ho fatto nell’arte è un gioco di immaginazione. E ho sempre avuto un ideale, un modello, un movimento di danza “. Sono  parole dell’artista russo divenuto leggenda con lo pseudonimo di Ertè.

1400918136_erte-9

Roman Tirtov, a 18 e 97 anni

Roman Petrovich Tyrtov , in arte Ertè, nacque a San Pietroburgo nel 1892; figlio di un ammiraglio non indossò anche lui la divisa, come avrebbe desiderato il padre. Nel 1912 andò a Parigi per inseguire il suo sogno d’artista diventando corrispondente per la rivista Ladies Fashion di San Pietroburgo; lavorò nell’atelier di Paul Poiret, poi dal 1917 divenne illustratore per le copertine di Harper’s Bazaar, Cosmopolitan e Vogue. Da subito si distinse per il tratto originale, essenziale, corpo e abito in un unica silhouette dalla grazia molto femminile e voluttuosa, tipiche caratteristiche dell’Art nouveau e deco di cui fu pioniere. Questa sua originalità si trasferì dalla semplice illustrazione ai gioielli alle sculture e agli abiti di scena teatrali. Dal 1925 lavorò come costumista al cinema, sotto contratto con lo studio di Hollywood “Metro Goldwin Meyer”.
Come couturier sviluppò modelli di vestiti e disegni per tessuti; tra le riforme in costume proposte da lui negli anni ’20, il principio “unisex”, la modellizzazione uniforme degli abiti per uomo e donna, con cui in seguito ottenne una popolarità speciale.
Nel 1962 a 70 anni era ancora pieno di idee creative, e fu durante questi anni che iniziò a replicare i suoi disegni degli anni 1920-1930 nella tecnica della litografia e della serigrafia. Il primo album, pubblicato nel 1968, era dedicato ai numeri. Seguirono poi “Four Aces” e il famoso “Alphabet”, dedicati alle carte da gioco e alle lettere dell’alfabeto da lui illustrate e create negli anni ’20.
Quando Ertè passò alla serigrafia, non esisteva ancora una tecnica in grado di trasmettere la ricchezza delle soluzioni cromatiche delle sue opere originali. Pertanto si può dire che abbia inventato nuovi effetti visivi, innovazioni tecniche che hanno permesso buoni risultati nella creazione della grafica di produzione.
Nel 1967, il Metropolitan Museum acquistò 170 delle sue opere in una galleria di New York. Secondo quanto disse Ertè stesso, “è stato un caso senza precedenti comprare un’esposizione completa di un artista vivente”.
Eccentrico e amante delle arti si circondò di oggetti preziosi e la sua casa era un vero e proprio museo; diventato la leggenda di un’intera epoca, morì all’età di 98 anni alla luce di una fama mai tramontata.

 

 

 

 

 

1400918190_erte-221400918185_erte-5erte8

arte00053270074

 

 

67.jpg

L'artista del XX secolo - Roman Petrovich Tyrtov.ragazza dei sogni.jpg

L'artista del XX secolo - Roman Petrovich Tyrtov. scheherezade.jpg

Il lato oscuro di Chris Kuksi

Lo scultore americano Chris Kuksi, nato nel 1973 nel Missouri sin da piccolo ha avuto la passione per il disegno e una particolare ammirazione per le copertine degli album degli Iron Maiden. Col tempo si è appassionato alla scultura diventando autore di opere insolite, un po’ inquietanti ma affascinanti, in stile gotico. In esse lo sguardo si posa inizialmente sull’abbondanza di dettagli raffinati e curati perchè è ciò che attira l’attenzione, e normalmente tale complessità fa da cornice elaborata a  figure centrali di varie dimensioni.  Tutte le stranezze da lui create con meticolosità  sono realizzate con materiali improvvisati e di varia natura, pezzi di giocattoli, parti di kit per modellismo, statuette, soprammobili, gioielli rotti, ciottoli, decorazioni per torte nuziali, resine e paste modellanti, il tutto miscelato e assemblato secondo un disegno mentale preciso. Il suo studio è in una vecchia chiesa vicina a una ferrovia,costruita nel 1897  dagli afroamericani, che ha avuto una lunga storia di inondazioni e di atti di vandalismo nel periodo caldo in cui si manifestava per i diritti civili.
Il lavoro di Kris ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti ed è stato presentato in oltre 100 mostre in gallerie e musei in tutto il mondo, tra cui la National Portrait Gallery dello Smithsonian; è anche presente in numerose riviste d’arte internazionali, copertine di libri e manifesti teatrali. A me piacciono molto anche i suoi disegni, perciò nelle immagini scelte che seguono ci sono entrambe le forme espressive, e per chi desidera visionare altri suoi lavori lascio l’indirizzo del suo sito: https://www.kuksi.com/

kris_kuksi_beautifulbizarre_024

kris_kuksi_beautifulbizarre_016.jpg

img.php.jpg

366ff9b7a1a87732b0e644c03e0318da

153387_a6498f879d3240f2a9971ad371458f6e.jpg

Limbo_by_kuksi.jpg

153387_d57864a7b6fb4888afc36ec7efd62595

kris-kuksi-drawing.jpg