forsizie

Dovuti silenzi smistano ricordi

raccordano presente essenziale

raccogliendo mani nelle mani

antidoti efficaci per ruggini esistenti

Porte da chiudere per contenere polveri

parole invertebrate e inutili rancori,

finestre aperte lustre a lama di coltello

affettano il macigno di tenebre eterne.

Si alzerà, lo dicono i saggi, un vento forte

sulle forsizie che occhieggiano sole,

la primavera succede all’inverno

con rose bianche e ceri pasquali

e una luce diversa nel cuore ristretto.

Da consegnare pochi versi alle nuvole

mute custodi dei segreti del cielo.

Daniela Cerrato

Giovanni Comisso, Resurrezione

Maritaggi troppo onesti degli alberi attorno alle ville di cartone sui colli. Nei campi vi sono segnati ventagli, dove spuntano le piumette del grano. Sulla terra la luce è tutta riflessa dallo specchio del sole in onde di chiarori a frangersi sull’ultimo filone di neve sui monti. Gli uomini accanto hanno gli orecchi di madreperla. Una fanfara, e i cavalli vanno a passo di musica come portassero le cavallerizze per la sabbia del circo. Lontano un monte si apre, l’aria intona il do della terra. La strada galoppa il mio passo. Dovunque sono nate le violette.

S. Giovanni di Manzano, primavera 1917

dall’antologia Le notti chiare erano tutte un’alba, a cura di Andrea Cortellessa, Tascabili Bompiani

adelantando

l’urgenza perde luoghi e date
salta consegne, va fuori tempo,
antepone l’assurdo agli occhi,
appunta significanze sul diario
risvegliando abitudini remote.
L’angolo paradisiaco attende
in qualche penombra silente,
già pare buona grazia il sonno
ma la troppa stanchezza tribola
a trovare morbido un cuscino.

Daniela Cerrato

scultura di Igor Mitoraj

viavai

È viavai di cinismo e umanità
su corridoi d’ospedale
raggiunti di fretta,
il tempo è scarso
anche per gli affetti
scorrendo sul dolore
come nulla fosse.
L’istante di un pensiero
è già molto per ricordare
l’inizio di un nuovo anno.
Quando più necessita colore
il cielo veste Malinconia.

Daniela Cerrato

Poesie di Izet Sarajlic (1930-2002)

“Durante l’accerchiamento di Sarajevo, Izet Sarajlic nella sua casa ha resistito agli inverni balcanici bruciando libri nella stufa e scrivendo poesie. Insieme alla compagna della vita, Mikica, ha estratto da lì calore e calorie di resistenza”. (Erri De Luca)

I critici di poesia

Perché i critici di poesia

non scrivono poesia

giacchè sanno tutto della poesia?

Sapessero,

forse preferirebbero scrivere poesia che di poesia.

I critici di poesia sono come i vecchi.

Anch’essi sanno tutto dell’amore.

Quello che non sanno è fare l’amore.

da “Qualcuno ha suonato” (Multimedia Ed.- Salerno – 2001 – nota

di Erri de Luca- traduzione di Sinan Gudzevic e Raffaella Marzano)

*

La crisi della poesia d’amore

Avendo paura
di essere definiti fuori moda
i giovani non scrivono più
poesie d’amore.
Noi vecchi
dovremo
scriverle
per loro.
Non sarà la prima volta
che il ruolo di Cristiano
viene affidato a Cirano.

1987 – 1989

Traduzione: Sinan Gudžević e Raffaella Marzano

***

Cambio dell’indirizzo

I miei amici
sempre più spesso
cambiano i loro indirizzi.

Ecco Alfonso Gatto, anche lui.

Fino a ieri
abitava nell’allegra via romana,
via Margutta.

Adesso abita
nel cimitero
a Salerno.

Questo è il peggiore
di tutti i ventotto indirizzi
che fino adesso
aveva cambiato.

Migliore era perfino quello
del tempo di Mussolini:
Alfonso Gatto
carcere centrale,
Milano.

1976

Da “Lettere fraterne” (Dante e Descartes, 2007), traduzione di Eros Sequi

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Izet Sarajlic nacque a Doboj, Bosnia settentrionale ma dall’adolescenza sino alla morte visse a Sarajevo . È uno dei principali poeti dell’est europeo, fu parte del circolo 99 e testimone della grande tragedia della Bosnia. Nel 1954 fondò il Gruppo 54 che ha dato inizio alle nuove correnti di poesia moderna in Bosnia Erzegovina. Sostenne in tutta la sua vita i valori di una cultura laica e della convivenza pacifica tra etnie diverse.
Grande conoscitore e traduttore della poesia russa, Sarajlic è stato a sua volta tradotto in numerose lingue. Le sue opere complete sono stampate in tre volumi dall’editore Rabic. In italiano sono stati pubblicati quattro libri di poesie: Il libro degli addii (Magma 1996), 30 febbraio (San Marco dei Giustiniani 1999), Qualcuno ha suonato (Multimedia 2001), Un’altra volta saprei (Multimedia 2004); e il carteggio con Erri De Luca, Lettere fraterne (Libreria Dante & Descartes 2007).
Nel 2012 Einaudi ha pubblicato Chi ha fatto il turno di notte, con prefazione di Erri De Luca.

a fari spenti

Un sole scarabocchiato
più caldo al ricalco
attraversa oscurità mentali
e illumina a passaggio.
Ogni raggio determina
si fa sembianza precisa
non domanda colori, vive
riconosce al mattino
il suo volto di ghisa
senza arcigni malumori
di qualsiasi mal d'amore.
L'animo può essere luce
anche a fari spenti.


Daniela Cerrato

# musici in pittura . 1

George Hamilton Barrable, “A song without words“, 1888

Artemisia Gentileschi, ( 1593 – 1652 ca.) “Santa Cecilia suona il liuto”

Joseph De Camp, The Violinist , 1902

Il gatto che canta, di Sara-Jane Szikora

Ignazio Stern – Angelo che suona l’arpa (dettaglio)

Caravaggio, Riposo durante la fuga in Egitto, c. 1596-97 Galleria Doria-Pamphilj

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Il suonatore di liuto, 1595

Gaetano Previati, Paggetto suonatore di mandolino

Pittore Napoletano, , XVIII Secolo, concertino con suonatrice di tamburello

un dettaglio interessante dal trittico di Hieronymus Bosch, The Garden of Earthly Delights, 1485

Giuliano Pini-Suonatore di cetra-1985

Francesco Farolfi, Ritratto di Giovane suonatore di chitarra, olio su tela

Tommaso Pombioli (Crema, 1579 – 1636) suonatore di chitarra

Jan Vermeer, suonatrice di chitarra, 1672

Joseph Fernand Henri Léger, Suonatori, 1930.

Fernando Botero, musicisti

Edgar Degas , I coristi

Édouard Manet, Il chitarrista spagnolo, 1860

Edouard Manet, Il pifferaio


Marc Chagall, il violinista blu

Luigi Serra (1846-1888) Suonatore di flauto

Federico Andreotti, (Firenze 1847 – 1930) il flautista

Simone Del Tintore, (Lucca, 1630 – 1708) suonatore di cornamusa

 “Il vecchio chitarrista cieco”, Pablo Picasso