Estatiche azzurrità

Ci sono azzurrità che confondono
poichè si uniscono, si fondono
in una sorta di osmosi,
tanto che non è certo
ove stia l’una o l’altra materia.
Nella catarsi  entro cui
esse ti avvolgono,
ti perdi e poco importa
se volerai in mare
o ti tufferai nel cielo.
Le immensità danno pace,
liberano e anestetizzano
l’acuità dei dolori,
e tu, rapito di fronte
alla vastità, come quella
delle desertiche dune,
ti ritrovi granello sparso
tra tanti altri di siffatta
vita, e l’appartenenza ad aria
acqua e terra è tal meraviglia
ch’anche il fuoco non ti fa paura.

Daniela Cerrato, 2017

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Deserto

Luce accecante
arsura in gola,
capricciosa meta
di un viaggio ambito
ove all’orizzonte
l’entusiasmo sconfina.

La distesa di dune
dall’aspetto ordinato
genera un’estasi quasi mistica,
le pacate morbidezze
vantano una storia
di evoluzioni e formazioni.

Vita ormai sgretolata
in sabbia ardente
custode di leggende
e tradizioni nomadi
ove il silenzio sibila
come spirito inquieto.

Le polverose onde
dolcemente adagiate
pare si muovano
impercettibilmente
come curve abbronzate
di corpi femminili.

Lo sguardo rapito
le accarezza una ad una,
sotto il cielo terso e irreale
oro e rosa si abbracciano
tra giochi di luce
che variano repentini.

Natura che sonnecchia
finchè non si agita il vento
che al suo passaggio
quasi per dispetto
spettina e scompiglia
le mutevoli sinuosità.

Daniela,ottobre 2015