Breve comparsa

Chissà qual’era
il nome di quel viso
in malinconica cera
apparso d’improvviso

dietro vetri offuscati
in pochi attimi ha acceso
tra passanti affascinati
un mistero inatteso

chissà qual’era
causa di tristezza sì velata
ora è fuggita con la sera
chissà dove sarà andata…

Daniela Cerrato,2017

Photo by Saul Leiter (1923- 2013)

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Negativi

Nello scuotere i ricordi
ritrovo i negativi
d’immagini assai care
lontane ormai nel tempo
opache e scontornate
e par dubbia la certezza
di averle io vissute
perfino in altra vita…
Voi spiriti celesti
che pare siate desti
sui vivi qui presenti
abbiate un po’ di cura
per questa mia paura
di avervi immaginati
sappiate che vi adoro
oggi più d’un remoto ieri
se solo mi faceste
un cenno da lontano
per dirmi “è tutto vero
non è stato solo un sogno”
ne gioirebbe il cuore
del vostro eterno amore.

Daniela Cerrato,2017

immagine dal web

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Rifiuto

No mia cara,
ora ti respingo
non cederò
alle tue paturnie
voglio restare desta
godermi gli attimi
aver nella mia testa
nuove visioni
senza sciuparle
con falsi paragoni
di un passato perduto
non riuscirai stavolta
a velarmi la visione
di novella realtà
gira i tacchi e svolta
trattieniti il magone
in tutta libertà
ti caccio via
madama malinconia.
Daniela,2016

Melancholy by Edgar Degas

melancholy-by-edgar-degas

Ti vedo così

Ti vedo così
nel pallore che evidenzia
labbra rosso fiamma
nella morbida atmosfera
di una sera che si ripete
come tante,
la musica che si alterna
alla tua voce roca,
soliti refrains
che risuonano nella testa
anche quando torni a casa
e ti cancelli l’odore
del penetrante tabacco
e  di profumi intensi.
Solitudine al tavolino
che non ti pesa
tra gente che si diverte
o finge di farlo,
segui le spire del fumo
dell’innumerata sigaretta
prima di riprendere
il repertorio canoro
in attesa di un’applauso
che si distingua,
di un’angelo o un diavolo
poco importa,
basta che termini
questo malcelato
senso di malinconia.
Daniela,aprile 2016

Alberto Sughi (1928-2012) “Piano bar”

Piano Bar by Alberto Sughi

L’inverno in cammino

Pare infinito il cammino
quando in inverno
l’andatura è lenta
e insicura
in un terreno
che sembra trattenere
passi attenti,
ed il tempo
dimentica quasi
la sua frenesia
sonnecchiando
in un giorno
avaro di luce.
Il silenzio
figlio dello sfollamento
di strade poco invitanti
a una banale uscita,
è compagno di una bruma
scesa a uniformare
uno scenario scarno
nel suo essere
impoverito di vita.
Tronchi disadorni
dinoccolati e fradici
soccombono alla stagione
che li rende anime solitarie
insofferenti per la mancanza
di allegri ospiti
che cinguettano e amoreggiano
tra le flessibili fronde,
trampolini di lancio
per corteggiamenti piumati
e voli novelli;
ma come la notte
lascia spazio al giorno
così l’inverno gran gentiluomo
cederà il passo
all’avvenente primavera
dopo averle offerto aiuto
nei suoi primi timidi passi.
Daniela,gennaio 2016

immagine da web

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