C’è gran cagnara su quel ponte
e sulle rive è un gran vociare
di commenti sulla fiumana,
tutti a dire e scongiurare…
Eppure il nobile affluente
è generalmente in retroscena,
quasi nessuno più se lo fila,
come un prozio dimenticato
dall’ingrata parentela.
Solo ora ch’è adirato, e gonfio
il letto irrompe, c’è uno spaccato
di città che si vanta tronfio
di saper come gestire l’emergenza;
ma come sempre, a pericolo scampato
solo qualche pescatore con canna e lenza
saluterà dal fervido greto
le acque placide o nervose
di questo vecchio, a tratti irrequieto.
– Daniela Cerrato
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“Il Pino” di Francesco Pastonchi, 1931
IL PINO
Solo al ciglio dell’abisso,
tra le folgori e lo sfacelo,
arretri il livido cielo:
stai come crocefisso.
Apri le rigide rame
come palchi di candelabri,
coi ciuffi degli aghi scabri
aderti da l’arse squame:
di una realtà così espressa,
di una forma così descritta,
che l’anima ne è trafitta
nel suo profondo, e ossessa.
O spirito del solo, avverso
al mondo, e contra te crudo,
resta desolato e ignudo,
escluso dall’universo!
(Da “I versetti”, 1931)
Francesco Pastonchi (1874 – 1953) allievo di Arturo Graf all’università di Torino insegnò letteratura italiana dal 1935; fu rinomato dicitore e commentatore di poeti, soprattutto di Dante; critico di poesia sul Corriere della sera (1898-1903) fu anche drammaturgo e critico d’arte e nel 1939 fu nominato accademico d’Italia.
La sua poesia è sensualmente protesa alla ricerca della bellezza formale tranne che nelle ultime poesie, I versetti e Endecasillabi, in cui si avverte una maggior introspezione e malinconia e dove esalta gli aspetti più semplici della natura.
Fata Morgana
Daniela,2016
Illustrazione di Inga Moore per “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett
Ovunque andrò
Ovunque andrò
seguirai silente
i miei passi,
in ogni luogo
sarai l’eco
del mio respiro
cancellando
la mia solitudine
e ti contemplerò
oltre i margini
del tempo.
Daniela,marzo 2016
Foto di Ferdinando Scianna