vita da gatta ai tempi del coronamicius

Ci risiamo! anche oggi restano in casa mentre prima non c’erano mai, chissà che è successo là fuori? mi vien voglia di andare a dare un’occhiata, anche perchè ho sentito dire che gli animali si stanno riappropriando del loro spazio; se tanto mi dà tanto hai visto mai che i topastri siano fuori dalle loro tane…
Certo che gli umani quando devono uscire ora sono più buffi , si mettono cose strane in faccia e nelle mani, lasciano le ciabatte nel corridoio e infilano le scarpe fuori dall’uscio, tanto che l’altro giorno ho approfittato del momento buono per svignarmela su per le scale, ma la libertà è durata poco (sigh) e mi hanno pure lavato le zampe (orrore!)
e poi tutto sto sciabattare per casa mi disturba e disturba tutti gli insetti che non riesco più a trovare perchè i dannati ci danno dentro con aspirapolvere e lisoform ovunque, una puzza terribile, tanto che devo raggomitolarmi col naso sulla pancia per non respirare l’odoraccio. Mi hanno portato anche dal veterinario per la febbre che mi è salita all’improvviso,  prelievo del sangue ( fa malissimo) e doppia tortura di flebo e antibiotici per cinque giorni, ingiustizia indicibile già solo l’essere inscatolati dentro quel coso che non mi lascia via di fuga. E sapete la cosa buffa? mi hanno fatto pure il test coronavirus, ma non quello che pensate voi, quello dei gatti, che esisteva già prima di tutto questo pandemonio, quello che causa la peritonite a volte letale; è stato il quarto d’ora di attesa più lungo della mia vita per sapere il risultato: negativo, fiuuuuuu, che smaltita… a casa però non mi son fatta vedere per il resto della giornata, tiè…
Le notti sono un inferno, si alzano a qualsiasi ora e chi tossisce e chi starnuta e chi scende a bere, chi va in bagno, e quelli del piano superiore che azionano la lavatrice alle quattro del mattino e quando parte la centrifuga mi lancio dalla mia postazione preferita del letto a sottocoperta e non esco fin quando non finisce il terremoto; loro non sanno che io ho un udito dieci volte più sviluppato degli umani e per me è come se partisse lo sputnik…
Il lato positivo di questi giorni di forzata convivenza è che mi spupazzano di più, ricevo certi massaggi shiatzu che sono una goduria, certo che se a farmeli fosse un bel micione preferirei…ma mi accontento. Di tanto in tanto quando c’è sole esco a farmi due raggi uv sul terrazzino da dove scruto tutto il movimento aereo di piccioni passerotti e merli sin che mi aumenta la salivazione e l’appetito, anzi ora che ci penso ho qualcosa nella ciotola che m’aspetta. Ci si sente amici felini e non, a quando lo deciderò io…

 

e vedendoti così pensieroso provo a immaginarti (haiga)

T’immagino accaldato ed esausto
dopo una giornata di lavoro duro
verso la via di casa col pastrano scuro
a passo lento e con animo mesto

entrare nella silente penombra della chiesa,
ch’è a mezza corsa dalla destinazione,
sederti e approfittando di frescura estesa
raccoglierti in brevissima meditazione

riepilogare in velocità il tuo passato
agganciarlo alla tua attuale condizione
fare della tua vita un bilancio approssimato
chiederti se era questa la tua vocazione

una moglie i figli e un lavoro onesto
o forse chissà se…ma poi non è stato,
sei ben collaudato al vivere modesto
anzi hai certezza di non esserti pentito

delle tue scelte in barba ai tanti sogni,
variopinte farfalle in volo di giovinezza,
e ti sei fermato ai primordiali bisogni
che pur ti danno serenità e sicurezza

alzi gli occhi alla parete dinanzi, sulla croce,
da tempo lo invochi spesso a muso duro,
non lo preghi ma strazia quella fine atroce
che sia stato in buona fede o in spergiuro,

vorresti, ma non ti esce una qualche prece
lo saluti mentalmente e ti alzi soddisfatto,
pochi minuti son bastati per ridarti pace
pur leggendo solo di tua vita l’estratto.

-Daniela Cerrato

Giovanni Boldini, “ritratto di un uomo in chiesa”, 1900

Portrait of a Man in Church, Giovanni Boldini.jpg

utopisticamente c’è da desiderare l’estinzione delle iene bipedi

La virulenza dell’egoismo dilagante ammorba ogni quotidianità, anche la più banale, ma è sulle scelte comuni importanti che risulta più deleterio, accompagnandosi quasi sempre all’ignoranza, è pala che scava fosse, mano che alza barriere di inumanità, voce che inneggia a superiorità inesistenti dunque neppure discutibili, fionda che lancia un sasso e, vada dove vada, deve dimostrare la rabbia di un’epocale insoddisfazione. Nessuno è immune al morbo, è facile contrarlo ovunque, per strada ad esempio, alla prima discussione con uno sconosciuto che non annuisce, che dimostra un’idea diversa, oppure senza proferire parola, appare diverso da quella pseudonormalità costruita dal sistema che crea a suo vantaggio l’illusione di vederci tutti uguali, che distribuisce divise mentali nei centri commerciali a tasso zero e comode rate, e chi non può nemmeno approfittare di quelle… ecco si, proprio quello è “diverso” è umano di serie zeta, qualunque sia nome età e razza.
Tutto, proprio tutto, ruota attorno al denaro di pochi, le idee e l’esistenza di tutti devono uniformarsi al solo interesse dei giganti dell’economia, che con l’avidità di un branco di iene bipedi gareggiano sulle nostre carcasse ancora in vita. Ma che vita?… utopisticamente c’è da desiderare l’estinzione delle iene bipedi.

-Daniela Cerrato

a prender sottobraccio la luna

 
 
A prender sottobraccio la luna
la vita avrebbe preso altra piega,
un mare più calmo, nessun naufragio,
non calma piatta in monotonia
ma tutti quegli scogli taglienti
a ferire arti e cuore
non avrebbero sfiancato
e inveito sui santi.
Anche il presente vestirebbe leggero
col sorriso che precede il passo
e il pensiero immune alla malinconia,
nessuna foschia a comparsa frequente
divieto di sosta per l’allegria.

 

– Daniela Cerrato

se ce l’hai tienilo stretto

Un’amico immaginario  una follia? Pensaci su
prima del giudizio, facile la lingua nel dire
ma con tanti umani al mondo serve un fittizio?
Certo si può trovare un accordo che non pieghi
l’uno o l’altro al frequente compromesso,
chè se capita troppo spesso non è più intesa
ma continuo aggiustamento di chi più debole
ha il momento.  Non è facile ascoltare se sai
che l’altro è sordo ad ogni altrui fiato, e dire
tanto meno, se riponi intimità in un grammofono.
T’affidi allora a quel nome che sai, segreto e caro,
estinto,  inventato, sempre presente pur se afono,
non conosci la sua voce, ma nel silenzio denso
con attenzione puoi udire una sua risposta in chiaro.
Non è poi fuori norma, si parla pure ai sassi grezzi
con la certezza che non faranno  mai pettegolezzi.

– Daniela Cerrato

collage artistico-digitale di Julien Pacaud,Imaginary Friends I, 2018

Julien Pacaud.jpg

e ti distendi prona a tastare terra e prato

A calpestare la vita non basta una fiaba
un nome, una voce, dal sogno ci si desta
con la funesta memoria dell’appartenenza
e anche se di te potrebbero far senza
ti richiamano alle regole che detesti
e ti fan notare che non vivresti
se non t’avessero generato e curato.
Ma  quando da tempo non sei più  bambina
le canute teste non considerano i tuoi anni
i tuoi privati dolori, i tuoi affanni,
le tue passioni represse e fanno danni
con l’invariato registro e medesimo appello
come se un fiocco ti ornasse ancora il capello.
Deglutisci caramelle amare d’un solo fiato
attendendo il quotidiano serale commiato
ma piangi fuori e dentro come un infante
cui è sfuggito il palloncino in un istante.
E ti distendi prona a tastare terra e prato
gli unici genitori che ti hanno sempre capito.

– Daniela Cerrato

illustrazione di Adrienne Segur (1901-1981)

( Adrienne Segur, 1901 -1981).jpg

Allievi oltre il tempo

Annuso un paio d’ore
di aria appartenuta
al mio ieri scolastico,
mi sorridono volti
trasformati dal tempo,
le stesse mura austere,
il salone della maturità,

lo sguardo di insegnanti
ammorbidito dagli anni,
i bei ricordi comuni
che non sono reliquie
nè banale nostalgia
ma emozioni vive,
calore che riaffiora
in un percorso a ritroso,
una forza custodita nel cuore
che si rinnova dopo anni
sorprendendo anche le lacrime.
L’edificio cambia destinazione d’uso
per me resterà quel che è stato,
la mia seconda famiglia.

Daniela Cerrato

Swiss Mandolin-Shaped Watch by Franz Schmit

Mandolin-Shaped Watch - Franz Schmit (Clockmaker) And Swiss….jpg

Balliamo

Che la vita abbia parentesi nere non è novità
corazze non ne abbiamo e i colpi vanno a segno
ma tra gravose abitudini e impreviste ostilità
inventiamo un passo a due, mettiamoci d’impegno
a stondare gli angoli acuti, sfilare via le spine
ai giorni che restano da qui a che sarà…
balliamo sul ritmo del cuore, una salsa, un cha cha
un tango appassionato in sentore di libertà
muoviamo i primi passi, dai, prendimi la mano
non solo per meglio vivere ma per volar lontano.

Daniela Cerrato, 2018

balliamo

Passaggi di tempo

Va da sè che col tempo il nostro animo si deforma, assume asperità inaspettate o si smussa dietro precise dittature del cuore. Una trasformazione obbligata ma rincresce
comunque perdere la copia autentica del nostro io…Penso e mi chiedo chissà come sarebbe ora, fosse rimasto intatto, completamente inalterato dalle altalenanti forzature della vita… Ci si osserva con occhio critico ed è come vedere il nostro volto deformato attraverso un bicchiere pieno d’acqua; ci si riconosce per istinto ma pare strana la nostra primaria indole, così cambiata attraverso le sommate stagioni e anche se sentiamo che dall’interno bussa con rabbia non possiamo più cambiarle i connotati ormai…

Daniela Cerrato, 2018

© John Midgley Photo

© John Midgley

Sequenze vitali

Di biomolecole
e dettati divini
è plasmata natura,
cicli fecondi
in moto perpetuo
creano vita da vita
che ha come fine
una morte sorella.
Tra correnti di terra
di cielo e mare
è tutto un andare
d’esistenze incrociate
di corpi in flusso,
di nuvole pellegrine,
pioggie e venti
alle cui sfuriate
son legati marosi
gonfi e  rabbiosi,
una forza possente
che arriva a placarsi.
Ma è dolce catarsi
dopo violenta passione,
una morte apparente
che attende nuovo vigore.

Daniela Cerrato, 2017

Dipinto di Octavio Ocampo

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