il profumo della carta

Lancio un lallero di scontento
a questo andazzo a tornaconto,
oggi sei dentro, domani fuori
da teche digitali stagionali,
in balia di lunatici trovatori,
di maghi che cantano alla luna
canzoni d'amore con iattura.
Fin quando l'idea resta malsana
affido al piacere dell'algoritmo
le mie parole usa e getta,
poi sarò scheggia che fugge via
con la poesia in un taccuino
tascabile, portatile, senza cavi.
Col tempo il profumo della carta
sta cercando la via del ritorno.



Daniela Cerrato

ininterrotto

il rincorrersi di gocce
fluidifica la notte
sincronizza, scandisce,
disperde aderenze,
sonorizza un silenzio
che s'impadronirebbe della mente.
Un intermittente scacciapensieri
che trastulla il sopore
finchè il passo leggero dei sogni
ritrova l'alba. E ancora piove
di grazia sul giorno, a rilento.

Daniela Cerrato

microfilm

Gli strappi nella tela
hanno sfrattato il ragno,
nell’angolo ben saldo a testa in giù
sta meditando un rattoppo.
Il nubifragio ha smosso natura,
anche il vaso di ciclamino
ha perso l’unico fiore.
La fragilità è febbre esposta
in pochi metri di sopravvivenza.

Daniela Cerrato

quanto se la tira…

Il tempo schiocca le dita
ha faccia tosta di pressare
dove ha già ridotto fiato.
Scevro da qualsiasi impegno
se la tira all'inverosimile
giocando sporco
sulla serratura che non apre,
l'oggetto introvabile
la batteria scarica
una cerniera ingrippata.
Vien voglia di strappar via
il ghigno sadico dal suo ritratto
quelle braccine corte, anzi monche
che girano in tondo a un ritardo.

Daniela Cerrato

Rudolf Fila (1932-2015)

Rudolf Fila, nato a Pnbram in Moravia, ma vissuto a Bratislava, è stato un artista che ha arricchito la pittura slovacca di nuovi mezzi espressivi e tecniche innovative. Nel corso degli anni la sua arte è andata in una direzione di semplificazione di forme entrando di fatto nell’astrazione.

Rudolf Fila

Iniziò gli studi alla scuola di arte applicata di Brno sotto l’ala del prof. Bohdan Lacina, artista che dava piena libertà agli studenti e allargava i loro interessi verso la letteratura la poesia e la musica.
Frequentò poi il corso di pittura di Jan Mudroch all’Accademia di Belle Arti e Design di Bratislava dove ha dipinto, contariamente al realismo in vigore, delle opere astratte.

Rudolf Fila, 1960

Rudolf Fila, La continuazione dell’oro, 1965.

Intorno al 1960 iniziò a sperimentare diverse tecniche, con spruzzi e colate di colori che divennero espressione della sua arte. Combinazioni di macchie, occasionalmente affiancate a motivi geometrici, ghirigori, sovrapposizioni, che presentò in mostre collettive organizzate dall’unione degli artisti cecoslovacchi, fondata nel 1956, che girarono per l’Europa. Negli anni sessanta tenne mostre nell’ex Cecoslovacchia e all’estero, in particolare a Parigi, San Marino, Roma, Città del Messico.

Rudolf Fila, Stagione IV , 1964

In questi anni nei suoi quadri strutturali appaiono tracce lineari allungate che diventeranno una caratteristica dominante della sua pittura, oscillando pertanto tra astrazione e pittura gestuale.

Rudolf Fila, La nascita di Venere, 1971

Negli anni ’70 ha iniziato a creare monocromatismi con delle linee parallele di varia larghezza. e contemporaneamente ha reinterpretato in riproduzioni molto personali quadri famosi di artisti noti a livello mondiale, mostrando la sua ironia e inclinazione a parafrasare.
A metà degli anni ’80 ha rincarato la forza del colore utilizzando pennellate più violente e un colore più pastoso e ha iniziato a tenere corsi di pittura a Bratislava. Tra gli anni ’90 e 2000 ha esposto in una serie innumerevole di musei e gallerie in tutto il mondo. L’artista è morto l’11 febbraio 2015 a Bratislava.

Rudolf Fila, 1973

R.Fila, Overpainting

Rudolf Fila Gorgonská tvár, 1977

Rudolf Fila, Munch smile, 1981

R. Fila, Intervento prismatico,tecnica mista e tela applicata su tavola di legno, 1993

Rudolf Fila, Head II

della serie: gente che sarebbe utile solo se si dimettesse

dopo l’ennesima dichiarazione infelice “Per fortuna la siccità quest’anno ha colpito molto più il Sud, in particolare la Sicilia” Francesco Lollobrigida ribadisce il suo essere zavorra, tra le tante di cui ci si libererebbe volentieri, da catapultare nel deserto col sole a picco, senza scorte di acqua e cibo e senza satellitare per chiamare soccorso, per un tempo sufficientemente opportuno perchè si faccia un’idea del significato di Siccità .