versi pigri

Loro non s'affannano più,
si muovono di rado, nottetempo,
come il gatto defilato sotto l'auto
dopo uno strattone di coda.
Non sprecano artigli
sulla concorrenza spietata
che invade il cyber territorio,
la poesia non vale un caffè
dal cuore schiumoso taggato,
un saluto, un bacio di giuda
con ricavo di pettegolezzo
una spinta all'acquisto convulso,
un grido male avvezzo a solitudine.
E prevedendo il ghigno di giugno
li lascio quatti quatti in ombra
così che non li muova affanno.

“In sostanza chiedono un letargo,
un anestetico, una certezza di essere ben nascosti.
Non chiedono la pace del mondo, chiedono la loro.”*

Daniela Cerrato

* il testo virgolettato è un estratto, liberamente adattato, da "La casa in collina" di Cesare Pavese, Einaudi,1983

senza grinze

il risveglio mollemente
spalanca lo spiffero di luce
scruta l’abito del cielo
color cartapesta di giornale,
un melange senza ispirazione
di un giorno qualunque.
Le rose a ponente hanno gambe slanciate
sembrano cresciute nottetempo
così le spine, unghie da laccare
d’un colore intonato a fioritura.

Daniela Cerrato

amanti senza nome

Amanti senza nome, colmano i vuoti
dei consorti, non invecchiano,
narcisi d'un etereo profumo di fiori
che rubano al pensiero.  Amano seduti
su un altalena tra il glicine, radiosi
di aver scongiurato melanconie,
fagocitano tempo buono e poco resto
arrivano presto al dunque con una scusa.
Amano di pancia con una passione che sanno,
sfumerà presto in nuovo tedio. Un dito,
il medio, abbrevia l'imbarazzo del dire,
mentire è coniugazione che ricordano bene
per rifarsi il trucco. Si sentono giudici
senza conoscere l'altra campana
ossidata da intemperie di vita.
Lavate le mani col sapone di turno
spengono sigarette altrove, sporcando
l'asfalto con pettegolezzi da bar.
Sul far della notte s'accendono
per nuovi amori o vecchi rancori.

Le favole di moderni  Giulietta e Romeo
hanno morali aperte come le porte del colosseo.



Daniela Cerrato

il profumo della carta

Lancio un lallero di scontento
a questo andazzo a tornaconto,
oggi sei dentro, domani fuori
da teche digitali stagionali,
in balia di lunatici trovatori,
di maghi che cantano alla luna
canzoni d'amore con iattura.
Fin quando l'idea resta malsana
affido al piacere dell'algoritmo
le mie parole usa e getta,
poi sarò scheggia che fugge via
con la poesia in un taccuino
tascabile, portatile, senza cavi.
Col tempo il profumo della carta
sta cercando la via del ritorno.



Daniela Cerrato

ininterrotto

il rincorrersi di gocce
fluidifica la notte
sincronizza, scandisce,
disperde aderenze,
sonorizza un silenzio
che s'impadronirebbe della mente.
Un intermittente scacciapensieri
che trastulla il sopore
finchè il passo leggero dei sogni
ritrova l'alba. E ancora piove
di grazia sul giorno, a rilento.

Daniela Cerrato

microfilm

Gli strappi nella tela
hanno sfrattato il ragno,
nell’angolo ben saldo a testa in giù
sta meditando un rattoppo.
Il nubifragio ha smosso natura,
anche il vaso di ciclamino
ha perso l’unico fiore.
La fragilità è febbre esposta
in pochi metri di sopravvivenza.

Daniela Cerrato

quanto se la tira…

Il tempo schiocca le dita
ha faccia tosta di pressare
dove ha già ridotto fiato.
Scevro da qualsiasi impegno
se la tira all'inverosimile
giocando sporco
sulla serratura che non apre,
l'oggetto introvabile
la batteria scarica
una cerniera ingrippata.
Vien voglia di strappar via
il ghigno sadico dal suo ritratto
quelle braccine corte, anzi monche
che girano in tondo a un ritardo.

Daniela Cerrato