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istante luce
L’impeto d’un bacio incontrollabile
uscito dalle viscere dei sogni.
Essersi mancati dosa la corsa
lo sfioro è assaggio, passaggio lento,
indisturbato nel riprendere contatto
e s’accende il linguaggio muto
che sa fare d’ogni respiro un sorso.
Di sorso in sorso l’ebbrezza sale
e poi che ogni bacio è singola Pleiade
smarrirsi tra le stelle è istante luce
sedotti dal bagliore di Alcyone.
-Daniela Cerrato

per una buona notte
la sfortuna dei fiori colti
Hanno resistito con vesti leggere
sotto acquazzoni parassiti e canicole
fino alla mano ignota dallo strappo facile.
Figli piacenti, orfana la madre dal largo ventre,
ultime ore prima di essicare o marcire
traslati a tiro di sguardo ambivalente
nel vederli ancora vivi o quasi morti.
Alcuni serbano afflati vitali nei tiretti
in batuffoli di stoffa, legacci stretti
a un lembo di eternità
o in cornice, modelli senza età su una tela di Redon.
Daniela Cerrato

buonanotte con un sogno a colori
ci si gira a cercare il vento
Uno sbuffo sul collo
e ci si gira a cercare il vento
nel corsivo d’un raggio pacato.
Si misura l’aria,
pare più pura nell’istante
in cui si esce dall’apnea.
Cambia carattere il tuo nome
è neretto maiuscolo,
nel momento in cui appari
più non mi volto.
Daniela Cerrato

Heart of mine, Norah Jones
splendida cover di Bob Dylan, un pezzo da lui scritto e uscito nel 1981 per l’album Shot of love; a mio parere senza togliere nulla alla versione originale la Jones ha dato al brano una notevole impronta di freschezza
Heart of mine,
Be still
You can play with fire,
But you’ll get the bill
Don’t let him know
Don’t let him know that you love him
Oh, don’t be a fool, don’t be blind
Heart of mine
Heart of mine,
Go back home
You’ve got no reason to wander
No reason to roam
Don’t let him see
Don’t let him see that you need him
Oh, don’t push yourself over the line
Heart of mine
Heart of mine,
Go back where you been
The only trouble with you
Is if you let him in
Don’t let him hear
Don’t let him hear where you’re goin’
Oh, I’m tired of ties that bind
Heart of mine
Heart of mine,
So malicious and so full of guile
I give you an inch
And you take a mile
Don’t let yourself fall
Don’t let yourself stumble
Oh, do the time, don’t do the crime
Heart of mineHeart of mine…
–written by Bob Dylan
da donna a donna
Mai incontrati i tuoi occhi, ci distanziano porti
conosco il mare che disegni, pochi tratti e già vive,
ioda i tuoi respiri t’asciuga il pianto,
immagino le tue gambe scolpite dal vento
che soffia tiepido da onda a costa.
Accarezzando la proiezione della tua anima,
senza risate a nastro, mi ritrovo nel suo canto
triste seppur fiero, sincero quanto un buon vino
e odo note che m’appartengono chè di natura
identica crescono le spine di rose diverse.
Portiamo croci e fiori, un lucchetto al cuore
l’altro è il non dire oltre, spalle larghe
un nodo senza fazzoletto, il granello accidentale
finito negli occhi a spiegar d’altra lacrima.
Daniela Cerrato
Christian Schloe
vetrina fotografica: i ritratti di Henri Cartier Bresson raccolti nel volume Tête à tête
In poco più di mezzo secolo Henri Cartier-Bresson (1908-2004) ha fotografato alcune delle icone più famose del ventesimo secolo, le cui immagini passano alla storia. Tête à Tête è una notevole raccolta dei ritratti più memorabili di Cartier-Bresson, tra cui Pablo Picasso, Truman Capote, Marilyn Monroe, Lucian Freud, William Faulkner, Robert Kennedy, Che Guevara, Martin Luther King, Coco Chanel e il Dalai Lama. Oltre a questi nomi famosi ci sono anche ritratti anonimi, scelti per le loro caratteristiche sorprendenti e insolite e una selezione di disegni a matita, tra cui un autoritratto . Henri Cartier-Bresson stesso ha supervisionato la progettazione del libro e la sequenza delle fotografie producendo una distinta collezione del suo lavoro, diversificata nella sua gamma di personalità straordinarie e ordinarie dagli anni ’30 agli anni ’90. . Tête à Tête rivela l’abilità di Cartier-Bresson nel registrare i dettagli del singolo ritratto e evidenzia la sua magistrale capacità di catturare il ‘momento decisivo. Presenta il libro lo storico dell’arte Ernst H. Gombrich.







foto tratte da Tete a Tete, edizioni Gallimard, 1998
Gioielli Rubati 133: Luisa Zambrotta – Francesco Marotta – Marco G. Maggi – Renata Agazzi – Gionata Indaco – Gil Ferando – Antonio Bianchetti – Luca Gamberini.
Questo numero della rubrica, ideata da Flavio Almerighi, è visibile anche qui:https://almerighi.wordpress.com/
Ricordi
una foto
ingiallita
una lettera
sgualcita
un fiore
secco
tra le pagine di un libro
una canzone
ascoltata
e ascoltata
e ascoltata
il sapore
di un bacio
e i nostri abiti
sul pavimento
di Luisa Zambrotta, qui:
https://wordsmusicandstories.wordpress.com/2021/02/14/san-valentino%f0%9f%92%95/
*
Il silenzio dei morti
è la mente che
numera il silenzio
dei morti, e la conta
è un dolore che vive e
ramifica in chiazze di
nuvole sulla pelle, a volte
è sabbia, un tramonto
un fiore di neve
a distendersi fino al
le pupille, a
riempire la bocca
con la sua lingua colma
di ricordi, con i resti
vaganti di un
incendio, con la sua
veste di orme, di voci
di capelli, con la
rappresa, impura
verità del gelo
di Francesco Marotta, qui:
https://rebstein.wordpress.com/2021/02/08/il-silenzio-dei-morti/
*
Corpi
Discutendo, amico mio, sulla fine
vorrei la tua stessa serenità
nel dirottare la parola
su profumi e silenzi
ma in mente io ho solo
la truculenta transustanziazione
che trasforma le membra
in scorie di viscere e sangue.
Da quando mi brucia nelle nari
il puzzo di vomito
che m’intrise le mani
mentre pulivo i bordi della turca
o il lezzo dolciastro dei cadaveri
non posso ricucire speranze
propinare alcun alibi
che non mi riporti alla cenere
Quanto può ripugnare un corpo?
di Marco G. Maggi, qui:
https://mandolinom.wordpress.com/2021/02/07/corpi/
*
Non ci sono limiti…
se non crediamo ci siano
Avrei voluto
fosse per l’eternità
ma ora mi accontento
di un solo attimo di umanità
Amare
per non morire dentro
Per tutta la speranza
che ci dà la verità
convinti di esser
prima d’ ogni cosa
sicuri
della nostra onestà
ormai rara
ma pur sempre preziosa qualità
Sempre
per sempre
umani
Nient’altro
di Renata Agazzi, qui:
https://www.facebook.com/renata.agazzi.3
*
Il lichene era pietra sulla pietra.
I raggi di sole tra i rami.
La fila di formiche sul tronco dell’albero.
Tutto era lì.
Un dove esatto.
Un dove le cose devono essere.
Un dove vi è gratitudine e umiltà.
Il bimbo era a guardare i petali di un fiore che annuncia la primavera nascitura.
Il cuore del bimbo era dove sgorga luce di eterna dimora.
di Gionata Indaco, qui:
https://www.facebook.com/gionatadicicco
*
Avrei fatto il prostituto volentieri,
mi sarei guardato alle spalle
per vedere venir meno la notte,
avrei avuto il giusto tatto, la giusta presa
che guadagna sconfitte al destino. Non avrei
avuto l’indugio della prudenza, il calcolo
ragionevole, la giusta concezione, l’apparie
nascosto di un furore racchiuso tra le ore
di un orologio sempre puntuale. Io ho amato
i pontili, le passerelle verso il mare, l’impudenza
venuta al calore d’un disperato esistere; ma in fondo
c’è sempre il resto del cucinato nella padella
e qualcosa nell’acquaio che rammenta alla luce
le infinite solitudini di chi rimane ancora vivo.
di Gil Ferando, qui:
https://www.facebook.com/gil.ferando.7
*
NELLA MORSA DELLA PITONESSA
Stringimi
non importa se il segno
di un abbraccio sarà
come quel tatuaggio
che ripercorre anni
descritti
sopra i territori della pelle
e delle nuove stagioni
Il richiamo della foresta
è come il mistero di un amore
che ci consuma
e ci misura i confini
quando una libertà cade
sulla trappola del bracconiere
Estasi e tormento
fra le piste del contrabbando
Solo una donna ride
ascoltando il respiro della preda
Serpente che non molla niente
intorno alla misura degli amanti
Stringimi
io sono duro a morire
chiudimi ancora
dentro ai passi
di questa muraglia spessa
pronto a resistere
nella morsa di una pitonessa
di Antonio Bianchetti, qui:
Nella morsa della pitonessa
*
STABILITÀ PROVVISORIE
Mi sento vivo
quando faccio il morto
in acqua, lontano dai rumori
ignoranti del mondo
occupato dagli esistenti.
La terra ed il cielo vivono
come noi, d’amore promesso,
toccandosi solo attraverso
Il respiro, se mi guardi sono
come l’albero vestito di foglie.
Quando penso alla morte
mi immagino l’inferno, ma
il paradiso è una beneficenza
agli infelici, l’inferno sarà abitudine
come un cenare da soli la sera.
Se non mi guardi mi sento
come una malattia, insediandomi
nei luoghi privi di resistenza, come
quegli spazi della casa in cui si vive
che non con cosceremo mai.
Dire ora quanto sei bella sarebbe
come volere spiegare il significato
di una poesia, così come l’albero
-che sa di non poter arrivare al cielo-
sviluppo apparati radicali, guardandoti
di Luca Gamberini, qui:
https://www.facebook.com/luca.gamberini.7/
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