Reblog: Comunicazione. Addio alle parole impazzite, torna la voglia di parole vere

RIFLESSIONI

Gian Antonio Stella

«Nell’oscurità le parole pesano il doppio», ha scritto Elias Canetti. E mai prima ce ne eravamo accorti quanto in questi giorni. Giorni in cui tutti potremmo riconoscerci in un altro degli appunti del grande scrittore raccolti nel libro «La provincia dell’uomo». Appunti dove invocava: «Voglio parole che non si degradano, parole che non sfioriscono. Voglio spine e radici e di rado, molto di rado, che traspaia una foglia, ma le altre parole non le voglio…» Basta, con le parole che volano via…

Chiarezza. Di questo gli italiani avvertono il bisogno. Vogliono capire. Devono capire. E finalmente, piuttosto che sentirsi fornire parole rassicuranti destinate a essere presto smentite come è successo con la battuta della virologa Maria Rita Gismondo («C’è stato un lavaggio del cervello collettivo… Quando tutto questo sarà finito, mi farò fare a forma di coronavirus un ciondolo d’oro») preferiscono l’onesta prudenza di scienziati come Alberto…

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