poesie di Flavio Almerighi con musica di Mark Lanegan e Duke Garwood

Chi frequenta la poesia conosce il suo blog in cui fa confluire versi di poeti e autori cui dedica attenzione e spazio con molta generosità al fine di diffondere e incoraggiare la scrittura dei meno noti ma promettenti.
Ma Flavio Almerighi è soprattutto autore, essenziale, diretto, incisivo, ironico e critico nei confronti di una realtà che condiziona l’esistenza; la sua acuta introspezione,  tra un detto e un sospeso, allargata al suo territorio, tratta di temi sociali e si fa voce di molti, anche di coloro che vivono ai magini, che non riescono a dar voce al loro urlo interiore. Qui a raccolta cinque poesie tra le tante che sottolineano le peculiarità dei suoi versi, mai scontati e schivi a ogni retorica e metrica.
Oggi è il suo compleanno e penso che gli auguri migliori possano essere quelli di un buon proseguimento nel far crescere il mondo della poesia di cui rappresenta un riferimento importante. Grazie e Auguri Flavio.

acre, coperta di fango

le bestemmie non pesano,
sono grappoli d’uva spina
appesi ad altre vite, la mia
non ha peso sta sull’acqua
malgrado un po’ di febbre

s’arrende a un filo di perle
ama come una turnista
persa nelle nebbie in cerca
dei lampeggianti rossi
di un qualsiasi cantiere,

acre, coperta di fango,
matura come adulti
che sanno fin da subito
quanto sono bravi
a farsi male

Ti seguirei anche per aria

Ti seguirei anche per aria,
non hai problemi di tracciabilità,
dov’è soltanto freddo
e una gran magra di fiori.

Non esisto se ti allontani
col mio nome trascinato dalla corrente
insieme a cose belle, fiori
una volpe, una bambina, un pianoforte.

Bisogna saper esistere,
la memoria si ossida
i colpevoli non parlano
questo mondo fa paura.

hai visto i leoni?

hai visto i leoni?
i bambini e tutti gli astrologi
li adorano
specie quelli che non dormono mai

e già un colpo di tosse
più forte degli altri
avverte che dovrei smettere,
essere più facile da dimenticare,
che oggi l’amore è lontano
ma potrà compiersi tra queste righe

non importa sia a caso
ogni singolo destino,
le tracce portano tutte
verso la stessa direzione,
tanto da sentir dire ogni volta
siete venuti dalla persona sbagliata

niente è più doloroso al mondo
dell’iniziale di una negazione,
mi conservo al riparo.
Il poeta italiano non ha fame,
è buffo
non sa mordere con passione.

Così tutti noi siamo in fervida attesa
di Caronte
senza avere una buona ragione,
basta sia una qualunque
pronta a dire
vi auguro un buon ritorno all’isola

di sette mattine

Di sette mattine
cinque sono sbagliate
due superflue.

I pomeriggi passati infiniti
al presente col fiato corto,
Auschwitz è più essenziale
il sudamerica un’illusione.

La sera grandina pietre dure,
si deve assecondare
l’arte dell’ergastolano
attingere sonno
da programmi in replica.

Mancini

lo stesso mondo infrequentabile
per poi ritrarsi quando il naso
non sa più distinguere gli odori

ne ho incontrati di tutte le risme;
salvo soltanto chi usa la sinistra.
la destra non è la mano del cuore

scambisti di letture, incompresi,
madonnine, incomprensibili, acrobati,
puttane, sosia di

avessi un caminetto potrei decorarlo
con tante teste dai begli occhi di vetro

i peggiori non separano mai l’arte
dall’amicizia interessata, è drammatico
che all’inculata non corrisponda paga

nessuno è migliore di quelli già morti,
hanno detto tutto non possono più mentire:
io sono di gennaio e so di ghiaccio

se non scuoce a fiamma lenta
è tanto tenero il dimenticatoio