poesie di Fabrizio De Andrè (18 /02/ 1940 – 11 /01/1999) e audio di “Coda di Lupo”

SMISURATA PREGHIERA

Alta sui naufragi
Dai belvedere delle torri
China e distante sugli elementi del disastro
Dalle cose che accadono al di sopra delle parole
Celebrative del nulla
Lungo un facile vento
Di sazietà di impunità
Sullo scandalo metallico
Di armi in uso e in disuso
A guidare la colonna
Di dolore e di fumo
Che lascia le infinite battaglie al calar della sera
La maggioranza sta la maggioranza sta
Recitando un rosario
Di ambizioni meschine
Di millenarie paure
Di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
L’orribile varietà
Delle proprie superbie
La maggioranza sta
Come una malattia
Come una sfortuna
Come un’anestesia
Come un’abitudine
Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
Col suo marchio speciale di speciale disperazione
E tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
Per consegnare alla morte una goccia di splendore
Di umanità di verità
Per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
E seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
Con improbabili nomi di cantanti di tango
In un vasto programma di eternità
Ricorda Signore questi servi disobbedienti
Alle leggi del branco
Non dimenticare il loro volto
Che dopo tanto sbandare
È appena giusto che la fortuna li aiuti
Come una svista
Come un’anomalia
Come una distrazione
Come un dovere

CODA DI LUPO
Quand’ero piccolo m’innamoravo di tutto, correvo dietro ai cani
E da marzo a febbraio mio nonno vegliava
Sulla corrente di cavalli e di buoi
Sui fatti miei e sui fatti tuoi
E al dio degli inglesi non credere mai
E quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
Rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
Cambiai il mio nome in “Coda di lupo”
Cambiai il mio pony con un cavallo muto
E al loro dio perdente non credere mai
E fu nella notte della lunga stella con la coda
Che trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
Crocifisso con forchette che si usano a cena
Era sporco e pulito di sangue e di crema
E al loro dio goloso non credere mai
E forse avevo diciott’anni e non puzzavo più di serpente
Possedevo una spranga, un cappello e una fionda
E una notte di gala con un sasso a punta
Uccisi uno smoking e glielo rubai
E al dio della scala non credere mai
Poi tornammo in Brianza per l’apertura della caccia al bisonte
Ci fecero l’esame dell’alito e delle urine
Ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso
Per la caccia al bisonte, disse, il numero è chiuso
E a un Dio a lieto fine non credere mai
Ed ero già vecchio quando vicino a Roma, a Little Big Horn
Capelli corti, generale ci parlò all’università
Dei fratelli tute blu che seppellirono le asce
Ma non fumammo con lui, non era venuto in pace
E a un dio fatti il culo non credere mai
E adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
Che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
Che ho imparato a pescare con le bombe a mano
Che mi hanno scolpito in lacrime sull’Arco di Traiano
Con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
Ma colpisco un po’ a casaccio perché non ho più memoria
E a un dio
E a un dio
E a un dio
E a un dio
E a un dio senza fiato non credere mai

PARLANDO DEL NAUFRAGIO DELA LONDON VALOUR

I marinai foglie di coca
Digeriscono in coperta
Il capitano ha un amore al collo
Venuto apposta dall’Inghilterra
Il pasticcere di via Roma
Sta scendendo le scale
Ogni dozzina di gradini
Trova una mano da pestare
Ha una frusta giocattolo
Sotto l’abito da tè
E la radio di bordo
È una sfera di cristallo
Dice che il vento si farà lupo
Il mare si farà sciacallo
Il paralitico tiene in tasca
Un uccellino blu cobalto
Ride con gli occhi al circo Togni
Quando l’acrobata sbaglia il salto
E le ancore hanno perduto
La scommessa e gli artigli
I marinai uova di gabbiano
Piovono sugli scogli
Il poeta metodista
Ha spine di rosa nelle zampe
Per far pace con gli applausi
Per sentirsi più distante
La sua stella si è oscurata
Da quando ha vinto la gara
Di sollevamento pesi
E con uno schiocco di lingua
Parte il cavo dalla riva
Ruba l’amore del capitano
Attorcigliandole la vita
Il macellaio mani di seta
Si è dato un nome da battaglia
Tiene fasciate dentro il frigo
Nove mascelle antiguerriglia
Ha un grembiule antiproiettile
Tra il giornale e il gilè
E il pasticciere e il poeta
E il paralitico e la sua coperta
Si ritrovarono sul molo
Con sorrisi da cruciverba
A sorseggiarsi il capitano
Che si sparava negli occhi
E il pomeriggio a dimenticarlo
Con le sue pipe e i suoi scacchi
E si fiutarono compatti
Nei sottintesi e nelle azioni
Contro ogni sorta di naufragi
E di altre rivoluzioni
E il macellaio mani di seta
Distribuì le munizioni

LE ACCIUGHE FANNO IL PALLONE

Le acciughe fanno il pallone
Che sotto c’è l’alalunga
Se non butti la rete
Non te ne lascia una

E alla riva sbarcherò
Alla riva verrà la gente
Questi pesci sorpresi
Li venderò per niente
Se sbarcherò alla foce
E alla foce non c’è nessuno
La faccia mi laverò
Nell’acqua del torrente

Ogni tre ami
C’è una stella marina
Amo per amo
C’è una stella che trema
Ogni tre lacrime
Batte la campana

Passano le villeggianti
Con gli occhi di vetro scuro
Passan sotto le reti
Che asciugano sul muro
E in mare c’è una fortuna
Che viene dall’oriente
Che tutti l’hanno vista
E nessuno la prende

Ogni tre ami
C’è una stella marina
Ogni tre stelle
C’è un aereo che vola
Ogni tre notti
Un sogno che mi consola

Bottiglia legata stretta
Come un’esca da trascinare
Sorso di vena dolce
Che liberi dal male
Se prendo il pesce d’oro
Ve la farò vedere
Se prendo il pesce d’oro
Mi sposerò all’altare

Ogni tre ami
C’è una stella marina
Ogni tre stelle
C’è un aereo che vola
Ogni balcone
Una bocca che m’innamora

Ogni tre ami
C’è una stella marina
Ogni tre stelle
C’è un aereo che vola
Ogni balcone
Una bocca che m’innamora

Le acciughe fanno il pallone
Che sotto c’è l’alalunga
Se non butti la rete
Non te ne resta una
Non te ne lascia una

presentimenti

Sinistra combinazione astrale
questo stridìo di umori,
incudine il silenzio sullo sterno
mentre si formano presentimenti
d’altre rime a cielo basso.
Discorsi impersonali riempiono
spazi di memorabili tenerezze
polarizzano riverberi di cuore,
fuori gelo, dentro un iceberg
d’insani indomabili dubbi.
Bruciasse l’anima prima del cuore
se sarà inferno di soli ricordi.

Daniela Cerrato

immagine da Pinterest ( corinnedavis83/philippe-berthier/)