Poesie di Dario Pasero

Giardino
Questo intrecciarsi di rami dei nostri momenti,
questo incontrarsi dopo tuoni e lampi
è un fiore coricato in mezzo alle foglie,
un sogno voltato al contrario nella nostra sera.
Nel giardino cesellato di una fata di gigli
è davvero bello cercare gioia sulle labbra,
profumo delle immagini, temprate e forti,
linfa dell’eternità di questi alberi-cielo.
Il fiore color azzurro è un mare bruciato
da una passione che riempie il vuoto amaro
di lacrime mai cercate nei miti antichi
che abbiamo solo sognati nella nostra terra
fertile come un coltello d’acciaio temprato.

Dafne
Le mie foglie crolleranno in questo giardino
ricordo di terrore esaltato dall’amore di un Dio.
I miei occhi cercheranno le braccia d’acciaio
che, come rami, legavano il nodo di passione.
Luce di verde marezzato d’azzurro germogliante
me ne starò cercando segreti a fianco
della quercia e dei pioppi muti nel loro affetto
che ci insegnano a renderci schiavi di questo silenzio
incisore nell’infinito dei segni dell’Uno.
Ho scelto il destino che inchioda il Mondo
non volendo quell’Uno che tutto abbraccia.

Due occhi

Due occhi mi guardano nel profondo
mi hanno fatto sanguinare il cuore.
Due labbra rosse mi hanno detto dolcemente
un segreto che so solo io.
Un solco del tuo profumo nell’aria chiara
mi ha sussurrato piano
Mai più.

Dario Pasero è nato a Torino nel 1952. Laureato in Filologia Classica presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino, dal 1985 è docente di ruolo di Italiano e Latino al liceo classico «C. Botta» di Ivrea. Pubblicista, collabora (dal 1999) con la Regione Piemonte per i corsi di lingua e letteratura piemontese che si tengono in varie sedi del territorio regionale. Dai primi anni Ottanta del ha iniziato la sua attività di scrittore (sia in prosa che in poesia) in lingua piemontese: sue composizioni sono state pubblicate su varie riviste specializzate in Piemonte e altrove. In lingua italiana, oltre che con alcune testate giornalistiche locali, collabora con l’annuario gastronomico «l’Apollo buongustaio» di Roma. Al suo attivo sono i volumi di prose piemontesi Sapej (Ivrea 1997; in collaborazione con Censin Pich) e di poesie: An sla crësta dl’ombra (Ivrea, 2002) e Masche Tropié Bërgamin-e e Spa (Ivrea, 2006). Alcune sue composizioni sono ospitate nel volume antologico Forme della terra – Dodici poeti canavesani (Torino; ed. «Manifattura Torino Poesia», 2010)

senza rito

Troppi nodi in gola
per tenermi salda
il Credo non inciso sull’anima
è parola dispersa.
Richiamano navate vuote,
amplificatori di silenzio
per momenti intimi atoni
in ascolto magnanimo.
Sui legni a croce
il dolore esposto affratella,
comunque lo si chiami
è coraggio appeso a ricordare
che un forte ideale è stimolo
per proseguire, nonostante tutto.

-Daniela Cerrato