Araminta

asseconda fantasie e teoremi
è un'auriga emozionale di setole e colori
già un lembo rosa senza facili allusioni
è indizio misterico, avvio d' ipotesi
che oltrepassa di realtà la soglia.
Nè foglia nè fiore si prestano al gioco
di variabili inconsuete
e mentre scruto quote d'astrazione
i miei pensieri fuggono via
dai terrestri assi cartesiani. Araminta
ruota il disegno, inverte l'ordine,

amplia il possibile dell'impossibile,
è lei che spezza ovvietà ordinarie
traccia fluidità cosmiche
decifra mistiche orbite d'eterni viaggi

osa connotare inesplorate armonie.
Le jeu des vagues le chiamò Debussy

Daniela Cerrato-

poesie di Mahmud Darwish

PENSA AGLI ALTRI

 Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti , pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.

°°

Potete legarmi mani e piedi
Togliermi il quaderno e le sigarette
Riempirmi la bocca di terra
La poesia e’ sangue del mio cuore vivo
sale del mio pane luce nei miei occhi.
Sara’ scritta con le unghie

lo sguardo  e il ferro
la cantero’ nella cella della mia prigione
al bagno
nella stalla
sotto la sferza
tra I ceppi
nello spasimo delle catene.
Ho dentro di me un milione d’usignoli
Per cantare la mia canzone di lotta.

**

Un altro giorno verrà

Un altro giorno verrà, un giorno femmineo,
alla metafora trasparente, compiuto,
diamantino, di visita nuziale, soleggiato,
fluido, allegro. Nessuno sentirà
alcun bisogno di suicidio o di migrazione.
Poiché ogni cosa, fuori del passato, è naturale e vera,
sinonimo dei suoi attributi originari.
Come se il tempo oziasse in vacanza… “Prolunga il bel
tempo
della tua grazia. Illùminati nel sole dei tuoi seni di seta,
e aspetta l’arrivo della buona novella. Poi,
potremo crescere. Abbiamo ancora tempo
per crescere dopo questo giorno…”
Un altro giorno verrà, un giorno femmineo,
dal cenno canterino e dal saluto e verbo azzurri.
Tutto è femmineo fuori del passato,
l’acqua scorre dalle mammelle della pietra.
Nessuna polvere, nessuna siccità, e nessuna sconfitta.
E le colombe dormono in un carro armato abbandonato
quando non trovano un piccolo nido
nel letto degli amanti.

**

Darwish, Mahmud. – Poeta e scrittore arabo palestinese (al-Birwa 1941 – Houston 2008), è considerato il poeta nazionale palestinese e uno tra i più importanti poeti in lingua araba del Novecento. Profugo dopo la spartizione della Palestina del 1948, ha continuato a partecipare alla vita politica e culturale del suo paese nonostante l’esilio. Nel luglio 2007 ha visitato Ramallah, in Cisgiordania, e Haifa, in Israele, per una lettura pubblica delle sue poesie; in questa occasione si è espresso in maniera critica nei riguardi dei violenti scontri che opponevano le fazioni armate dei due maggiori movimenti politici palestinesi, al-Fatah e Ḥamas (contro quest’ultimo aveva spesso manifestato la propria disapprovazione), definendoli un «tentativo di suicidio» per la causa palestinese. Negli ultimi anni diverse sue raccolte di poesie, dai versi densi di simboli e metafore, sono state pubblicate in Italia: Murale, 2005; Oltre l’ultimo cielo. La Palestina come metafora, 2007; Il letto della straniera, 2009; Come fiori di mandorlo o più lontano, 2010.

s’è deciso

il ciclamino descrive la sua veste
raggiante, d'un pieno fucsia,
lasciata piegata sino  l'altro ieri
nascosta a chi tirava a indovinare

     - non mostra coraggio sfoggiando
un chiasso che schizza buonumore
sul nero di realtà mondiali -

   da che mondo è vita la natura prevale sui drammi umani

e sembra dire 
che le fiabe vanno ancora raccontate
per vincere  sulla crudeltà di molti
che sciupano  vita a costruire trincee
e scavano fosse a bambini mai vissuti.

– Daniela Cerrato

brandelli di notte

afa e sete compagne di sventura
han sequestrato i sogni,
la notte ammorbidita in bocca
la spaccatura di un’albicocca,
il nocciolo da interrare
per proseguire vita,
un germoglio da dissetare con cura
ricordando che mi ha dissetato
in una notte balorda di afa e sete,
una di quelle notti inquiete
in cui anche l’abat-jour non dorme.

Daniela Cerrato

bruciano

(dedicata a Lucia)

i capricci del cuore
li trovi svoltando l’angolo
fanno questua di comprensione
fra passanti che strizzano l’occhio
glissando su qualche dejavu.
Tormento psico instabile
parla attraverso dettagli e rimandi
battendo a tamburo sul cuore.
si- certo può essere ancora musica-
ma se il sorriso risulta forzato
sul ricordo d’un folgorato attimo
è pena in vena da sfrattare.

L’amore è nocivo quando ci si dimentica
che esaurito non si spalma su pelle.

-Daniela Cerrato

EDUARDO KINGMAN RIOFRÍO (1913-1997)

Pittore ecuadoriano, originario di Loja, figlio del medico americano Edward Kingman, nacque il 3 Febbraio 1913 . Studiò alla Scuola di Belle Arti di Quito dove tra i suoi insegnanti ci fu il famoso artista Victor Miderose. Viaggiò molto per studio in Venezuela, Perù, Bolivia e Stati Uniti. Divenne professore nella scuola dove studiò belle arti e per vent’anni direttore del Museo d’Arte Coloniale di Quito e, sempre qui, nel 1940 fondò la Galleria Caspicara . Partecipò a moltissime esposizioni internazionali, tra le più note a Parigi, Washington, San Francisco, Messico, Caracas, Bogotá. Il tema dominante delle sue opere sotto forma di dipinti, litografie e xilografie era l’espressione autentica della realtà sociale dell’Ecuador e l’oppressione dei popoli indigeni. Conosciuto come “il pittore delle mani” veniva accostato da qualche critico all’espressionismo tedesco; nel suo stile dominavano tratti allungati, toni contorti e oscuri, attraverso i quali definì gesti di vita quotidiana, dichiarando la sofferenza e la resistenza, con mani e piedi enormi, sproporzionati rispetto ai corpi, in una sorta di tragicità della figura.

Ai suoi tempi Quito era una piccola città di strette vie, case con finestre recintate e una vita piuttosto segregata; nella piccola città andina le caffetterie e le cantine erano il solo rifugio di intellettuali e di boemi con l’acuto senso della rivolta tramite la satira. In questo ambiente, Kingman si adattò, alzando una barriera nei confronti della classe proprietaria terriera piena di pregiudizi morali, di pettegolezzi e di segregazione. Eduardo Kingman visse vicino a tutti gli strati sociali ma la sua forza è stata quella di capire che solo con uno sforzo intellettuale poteva farsi strada. Il pittore diventò probabilmente senza rendersene realmente conto, il risultato della rivoluzione liberale.

Eduardo Kingman, Los Guandos ,1939

Eduardo Kingman

Eduardo Kingman,mother and child-1957

Se si fanno i conti delle tensioni sociali quotidiane, della poderosa presenza di sua madre, dell’intenso mondo intellettuale e politico degli anni 30 e 40, Kingman si può considerare come lava ardente di un vulcano in eruzione. Soltanto negli anni 70 troverà la sua pace, imparando a vivere isolato, tra tango, milonga e paesaggi rurali, vivendo in simbiosi col proprio paesaggio, coi suoi ricordi, dipingendo febbrilmente, fischiando a duetto con il pappagallino del cortile. Alle sue spalle la moglie, Bertha Jijón, seguì con cura i suoi riti e le sue abitudini, attenta a tutto, come protezione inamovibile.

Eduardo Kingman, Frutera, 1967

Eduardo Kingman, Grief desconsuelo, 1981

Eduardo Kingman ,Unknown Title, 1973

Nell’ultima fase della sua produzione inserì qualche colore più brillante rispetto alla tradizionale cupa tavolozza e si rivolse ad altre forme e soggetti,senza mai abbandonare il suo impegno per l’estetica delle emozioni di una società che secondo il suo pensiero doveva essere esaminata all’interno del suo essere discriminatorio, razzista e violento.

Eduardo Kingman – Contienda

Resta uno dei più famosi e valenti artisti del movimento attivo delle arti visuali ecuadoriane del ventesimo secolo, caratterizzato da uno stile di forte espressività, distaccato da accademicismi, cresciuto nella generazione con ideali e postulati nuovi in tutti i fronti: in politica, in sociologia, in letteratura e nell’arte dove Kingman assunse un ruolo decisivo.

Morì a Quito nel 1998

Eduardo Kingman

Eduardo Kingman

Eduardo Kingman,head with mask, 1969

la balena Tersilla

la stazza e il ventre
riempivano occhi e mare
quel mare ritratto
che un tempo ingoiava colline
come narra la millenaria fossile.
In aria volavano uccelli ora estinti,
vinti da collisioni e mutazioni,
c’era il suono dell’abisso
sotto l’antrace del cielo odierno,
il suo sguardo truce
pare voglia riversare quel mare
antico senza cartoline e turisti
di cui approssimiamo rive.
Tersilla è qui in ossa ricomposte
a dire del tempo che scorre fluido
nel vento inarrestabile di secoli,
iperboli sulla sua dorsale.

Daniela Cerrato

rose nuove

C’è chi pensa a macchie altrui
dimenticando i propri panni,
Schubert in sottofondo alloggia
nella quiete che manca a un bonobo.
Sterile qualsiasi critica appesa
a fili di corrente. L’indolente
si scortica sul medesimo prurito,
si sdraia fra le ortiche per vizio
e lamenta altro fastidio. Al sole
arsero autostrade di parole, acque
ne rinfrescarono ceneri. Rose nuove

Di vario colore. Con spine, senza spine

questioni di lane caprine.

-Daniela Cerrato

Mufida, Loredana Bertè

Mufida

Aria di festa sopra la città
Con tanti scongiuri per l’anno che verrà
Tra i soliti idioti, maghi e parrucchieri
I Gianni e Pinotto, ma chi è che fa Pinocchio?
Mufida, colpita al primo ballo
Mufida, da un mascalzone scaltro

Aria di festa, plastica di fiori
Babbo Natale che fa gli straordinari
Aria di caccia che sa di guerra santa
Di caccia alle streghe che l’hanno fatta franca

A tutti i gatti neri, razza quasi estinta
Contro l’ignoranza, bel paese che avanza
Nell’indifferenza di fronte a un assassino
Il segno della croce che fa contro a un gattino
Gente pie e credenti, lanciano anatemi
Sopra alla città, è un gioco di società
Che è di verità, non è una novità
La gente paga bene per le sue fattucchiere

E quella bambina corre là
E quale gente pagherà?
Quella bambina là, occhi grandi e neri
Neri come i sui pensieri

Mufida, che il pubblico pagante
Mufida, ha consacrato grande
Mufida, resterai quell’esempio
Come Gesù nel tempio

Ai tramonti d’estate rossi sopra il mare
Davanti all’orizzonte come un altro fronte
Alle stelle mancanti, i nostri compleanni
Mai festeggiati in tutti quegli anni
Ai desideri rimasti sospesi fra terra e cielo
Su quell’arcobaleno
All’allunaggio d’estate, anno Sessantanove
Era un giorno di luglio e anche a Beethoven

E quanto mi costa dimenticare
E preferisco farmi male
Ma quale incoscienza, in questo mondo senza
In questo mondo senza

Ai giorni perduti tra lacrime e fumo
Sotto i manganelli usati sui fratelli
Agli anni contro, agli anni spaccati
A quelli di piombo e maledette stragi
Alle lampare accese dei pescatori
E a tutte quelle notti che passavi fuori
All’amore dato, dato senza riserve
Al cuore tuo spezzato per sempre, per sempre