“Dafne”- Arcangelo Blandini (1899 –1974)

Arcangelo Blandini, catanese è scrittore meno noto di Saba, Montale, Ungaretti o Gozzano ma è comunque un notevole rappresentante della poesia italiana del novecento. Collaborò dagli anni ’30 a giornali e riviste tra cui il periodico “Quadrivio” ed il quotidiano “Il Tevere”  di cui divenne redattore capo della pagina culturale.
Nel 1932 , quando aveva già al suo attivo la pubblicazione di diverse poesie e articoli di critica letteraria,  il critico ed editore Giovanni Scheiwiller gli pubblicò il primo volumetto “Poesie”.
Il ritratto più bello di Arcangelo Blandini è quello che gli dedicò Vitaliano Brancati nel 1961 nel “ Diario Romano” scrivendo:
“ Non so quanti intellettuali possegga l’Europa che abbiano la purità di Arcangelo Blandini: se fossi un grande poeta mi basterebbe per cinquant’anni  di venir letto soltanto da lui. La sua ripugnanza alla pubblicità, ai complimenti dei lettori e dei critici, l’ha fatto vivere per anni rintanato in una casetta di Catania fra vecchi alberi, cespugli incolti e rustiche terrazze attraversate da gatti: questa ripugnanza gli è talmente incarnata nei nervi che egli sente un direttore di giornale o un editore come un ermellino sente il cacciatore armato. Qualunque persona è in grado di fargli passare una penosa notte proponendogli la pubblicazione dei pochi versi che egli ha scritto in tutta la sua vita. Questi versi, io li conosco in parte, e non voglio giudicarli, ma come non dire che egli possiede un po’ di quel soavissimo olio del quale sono uniti i versi del Petrarca e del Leopardi?. (So che, pubblicando queste mie parole perdo la sua amicizia; ma non è la prima volta che fra un amico e la verità scelgo la verità). Sotto il regime fascista egli visse in disparte accordando, non so in quale modo, la dolcezza estrema del suo carattere e l’odio per le cose che gli stavano attorno; e poiché per rendere taluni contrasti le espressioni più serie sono i giuochi di parole, dirò che egli si amareggiò sino al limite della sopportazione, ma non finì mai di essere il più dolce uomo di questa terra. Trascorreva intere giornate sdraiato sul letto con un libro sulle ginocchia e riconosceva nel vento, che aveva cambiato direzione, la nuvola ch’era passata poco avanti e ora tornava a passare. E’ superfluo dire che il suo nome non è registrato nell’elenco degli iscritti al fascio né fra i componenti le accademie. E nondimeno, caduto il fascismo, quando insieme ai coraggiosi, molti stupidi e molti inetti alzarono la voce, egli abbassò la sua a tal punto che un mio caro amico di settant’anni (Francesco Guglielmino), leggermente sordo dall’orecchio destro, mi domandò un giorno rannuvolato se Blandini non parlasse così piano per scoraggiare lui dal venire a quel caffè”.

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    DAFNE
Sorge rosea dal mare la giovine aurora; diffonde
la radiante luce per l’aere sgombro di nubi.
Le pallide viole rilevano il tenue stelo
che la fredda rugiada piegò nella notte silente.
Alla divina luce susurra la selva dei mirti
e tremano le foglie dell’albero sacro ad Atena.
L’anima vegetale gioisce. Nè forse ricordi
la paurosa fuga che strinse il tuo fragile cuore,
Dafne, quando l’ardente Apollo inseguì le tue orme.
Serena è a te la vita se più la tua linfa non sente
i fremiti del sangue: ignara del folle destino
che grava su la terra, tu sogni la pace infinita.

( Da “Poesie” di Arcangelo Blandini, Milano , 1932 )

“Apollo e Daphne “, tela del Veronese  (San Diego Museum of Art)

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Autore: Daniela

https://ilmondodibabajaga.wordpress.com/ email: danycer@fastwebnet.it

16 pensieri riguardo ““Dafne”- Arcangelo Blandini (1899 –1974)”

    1. 🙂 grazie Marcello. Mi piace leggere e noto che la bellezza sta anche nelle cose poco conosciute, nelle pagine scritte e mai riportate nelle antologie, e mi rallegra anche vedere che la poesia sa anche unire menti e stili diversi,come ogni altra forma d’arte, Ciao

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