poesie di Massimo Bontempelli

GEOMETRIA

C’era una volta la terra e il cielo.

Sparvero. Il mondo è un nero

profondo nell’infinità.

Punti rette strisce di luce

tagliano il buio.

Misurando l’immensità

disegnano la notte sferica

qua là

immobilmente.

Allora a un tratto traiettorie sibilano

in basso in alto

corrono –

tutto il mondo è una rapida città

di triangoli acuti invisibili

sui venti punti di luce

che nel nero universale palpitano.

***

PACE

Tutto un giorno senza un colpo di cannone.

Le ore scivolano su un piano liscio

l’aria bruna vi cala su

a malincuore.

Entra il silenzio gelato nella baracca

mi stringe le tempie di strisce di nuvola grigia

ha messo in fuga il sonno nella notte inquieta

Ah un fischio vicino lacera la notte

schianto di metalli sul monte

scoppi scheggiati d’ululi

i pezzi miei rispondere

quattro urli secchi di cagne arrabbiate

altri dal margine sparano a salve

la baracca sobbalza

un rovescio ringhioso lo sfiora

gli occhi della valle rotolano

sul tremoto dell’aria in pezzi.

Entra il rumore a salti pazzi

nella baracca

e strappandomi alle tempie le bende spinose

mi ricompone il corpo e l’anima

immersa già tutta nell’oceano fondo del sonno.

***

VETRATE

Piccoli uccelli dell’Ovest

spinti dal fumigare delle rose

dentro un piovere di petali fitto

di là dalla pioggia son veli di sole.

Ogni coda ha nove penne

ogni penna ha nove colori

gli uccelli dell’Ovest

sono novantamila.

Una penna è caduta su una zattera

un’altra posa sul fumo rosa

una naviga in mezzo alle viole

ma l’ultima penna serpeggia tra i primi veli di sole.

Pioggia obliqua delle violazzurre

volo obliquo dei piccoli uccelli

non la notte li scompiglia

nessun’alba li dissolve.

E in cima a tutto c’è il Sole.

Addosso al sole

sta la cornice di ferro

rigida.

***

Poesie tratte da “Il purosangue. L’ubriaco, poesie nuove” – di Massimo Bontempelli

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Massimo Bontempelli  nacque a Como nel 1878 e morì a Roma nel 1960. Dopo le influenze carducciane ed un breve respiro di futurismo, si fece promotore del novecentismo, movimento che contribuí a rinnovare la cultura italiana tra il 1920 e il 1940. Pensieri e parole divennero il realismo magico  che raccontava il lato fantastico e irreale del vivere quotidiano con acume e ironia. Uno stile che mantenne anche nella sua narrativa, intrisa di atmosfere metafisiche vicine alla pittura di de Chirico. Fu sottotenente durante la prima guerra mondiale e nel ’49 venne eletto al Parlamento nelle liste del Partito Comunista Italiano.