wild is the wind

un brano scritto da Dimitri Tiomkin e Ned Washington, poi rilanciato da David Bowie nel 1976 e incluso nell’album Station to Station. La canzone venne originariamente incisa da Johnny Mathis per la colonna sonora del film Selvaggio è il vento del 1957. La versione di Mathis venne anche pubblicata su singolo dalla Columbia Records nel novembre 1957, e raggiunse la posizione numero 22 nella classifica statunitense Billboard Hot 100.

Love me, love me, love me, love me
Say you do
Let me fly away
With you
For my love is like
The wind
And wild is the wind
Wild is the wind

Give me more
Than one caress
Satisfy this
Hungriness
Let the wind
Blow through your heart
For wild is the wind
Wild is the wind

You
Touch me
I hear the sound
Of mandolins
You
Kiss me
With your kiss
My life begins
You’re spring to me
All things
To me

Don’t you know you’re
Life itself

Like a leaf clings
To the tree
Oh my darling,
Cling to me
For we’re like creatures
Of the wind
Wild is the wind
Wild is the wind

You
Touch me
I hear the sound
Of mandolins
You
Kiss me
With your kiss
My life begins
You’re spring to me
All things
To me

Don’t you know you’re
Life itself

Like a leaf clings
To the tree
Oh my darling,
Cling to me
For we’re like creatures
In the wind
And wild is the wind
Wild is the wind

Wild is the wind
Wild is the wind
Wild is the wind

poesie di Mario Marchisio

“La poesia resta pur sempre quell’arte della parola capace di evocare semplici o complessi universi sulle ali di un’intonazione propizia” (Mario Marchisio)

VIGILIA

Incombe ormai la notte.

Come conigli

Teneri, bianchi, a frotte

Margherite e gelsomini

Si curvano a invisibili giacigli,

Piegan le orecchie,

Velano gli occhi.

Precipita il silenzio

Dei grilli. È vinto ogni clamore.

Ed ecco – per ultimo – che salpi

Anche tu, fradicio cuore.

***


COMMIATO

Lasciatemi nel fango, la mia patria

È questo frutto amaro di polvere ed acqua.

Ma il vortice d’acqua aggiunge sete alla sete:

Ma polvere, confusa, che al mutare delle stagioni

S’inerpica nel vento, mi parla sottovoce

Di nuove culle e di nuove bare

Che ogni volta sembrano più simili.

Ma i vermi del mondo la mia carne han divorato.

Ma gli avvoltoi del mondo mi privarono dell’anima.

Ma esiste l’amore, lasciatemi al fango.

***


SOTTOVOCE

Questo essere in cui alberghiamo

Sta come un libro immenso aperto:

Fra le sue pagine camminiamo

Sulle parole scivolando spesso.

Non ricordiamo, se avesse titolo,

Né all’indice arriveremo certo.

Sostiamo, finisce un capitolo,

A quello nuovo ci prepariamo.

Questo essere che noi alberghiamo

Sta come un libro immenso aperto:

Fra le sue pagine camminiamo

Senza mai leggere un solo passo.

***


MENTRE MI SEPPELLIVANO

Mentre mi seppellivano

All’ombra dei platani casta

Un miagolio di sordidi violini

Riempiva l’aria: i grilli e le cicale

Astute… Io ero vivo, io

Mi divertivo.
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Mario Marchisio è nato a Torino nel 1953. Dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita all’Università di Firenze, ha compiuto studi letterari e teologici, diplomandosi a Torino presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose. Ha lavorato come insegnante e consulente editoriale.
La sua opera poetica è raccolta nei seguenti volumi: Versi giocosi e satirici, Joker, Novi Ligure 1999; Il viandante. Poesie d’amore, ivi 2003; La falena sulla palpebra. Poesie gotiche, Mimesis, Milano 2008; Tre giornate. Poesie edite e inedite, Aurora Boreale, Prato 2013.
Fra i libri in prosa, si ricordano: I dialoghi di Incmaro, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1999; Teologia a muso duro, Asefi, Milano 2002; La chiarezza possibile, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2005; Chi cerca si ferisce, ivi, 2007; Carni scosse. Racconti, Aurora Boreale, Prato 2012; Oboli di Caronte. Narrazioni, aforismi, dialoghi, ivi 2012; Il nòmos della Luce, Achille e La Tartaruga, Torino 2013.
Ha curato una Antologia poetica di Vittorio Alfieri, Fabbri Editori, Milano 1998.

salutai Sirio

Bussai per due sere alla Luna
alla terza rispose Sirio,
"non è in casa, affida a me i pensieri"
L'invito onora, la fantasia conduce
a pensarmi in viaggio, in anni luce.

   Splende d'intenso il diamante grezzo
   senza controluce incastonato alla notte,
  a corpo ravvicinato è rogo immenso.
   Arsi i neuroni non ci sarebbe pensiero,
   mi scioglierei  nel cosmico mistero.

Serrai l'infisso salutando l'astro
a debita distanza, lontano e lustro.


Daniela Cerrato
ART BY GERHARD RICHTER