da Volume 8, 1975

“Oceano” è dedicata al figlio di Fabrizio De André, Cristiano, che in un’intervista racconta un aneddoto al riguardo:

“Una volta avevo ascoltato in una discoteca una canzone che mi era rimasta in testa, mi era piaciuta tantissimo, ed era Alice di Francesco De Gregori. Nello stesso tempo mi era rimasta in testa una domanda: ma perché Alice guarda i gatti e non può guardare quel lampione là o non può guardare qualsiasi altra cosa, un sasso piuttosto che un cespuglio, un albero? E volevo chiederglielo, però non sapevo come, non lo conoscevo e avevo questa domanda da fargli”

“L’estate successiva scopro che sta iniziando a lavorare con mio padre ad un album che era Volume ottavo. Figurati, impazzisco, vado in Sardegna e me lo trovo lì, a casa. In pigiama. Che lavora con mio padre, seduto sul mio divano, con la chitarra, giovane, con la barba rossa, un po’ fricchettone […]. E allora io prendo coraggio e vado da lui. Questo è il figlio di Fabrizio, Cristiano; piacere Francesco. Comincio alla larga, poi piano piano mi convinco e un giorno: «Francesco, perché Alice guarda i gatti?»”

“Lui mi guarda con un occhio aperto e l’altro chiuso… Non mi risponde. E non mi ha mai risposto. Anzi mi ha risposto, però in un modo abbastanza inconsueto: cioè scrivendo una canzone, con mio padre. Si chiama Oceano, e devo dire che io sono orgoglioso di questa canzone perché è stata dedicata a me. È la risposta di perché Alice guarda i gatti. Al che non mi sono più sognato di fargli domande di questo genere.”

Oceano

Quanti cavalli hai tu seduto alla porta
tu che sfiori il cielo col tuo dito più corto
la notte non ha bisogno
la notte fa benissimo meno del tuo concerto
ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse un tentativo.

Ed arrivò un bambino con le mani in tasca
ed un oceano verde dietro le spalle
disse “Vorrei sapere, quanto è grande il verde
come è bello il mare, quanto dura una stanza
è troppo tempo che guardo il sole, mi ha fatto male “


Prova a lasciare le campane al loro cerchio di rondini
e non ficcare il naso negli affari miei
e non venirmi a dire “Preferisco un poeta,
preferisco un poeta ad un poeta sconfitto”

ma se ci tieni tanto poi baciarmi ogni volta che vuoi.

Autori: De Andrè-De Gregori

“Come l’inizio di una canzone, che ne impari al volo la musica e più tardi le parole”

[…]

“Ascolta i miei ronzii di dentro, non reagisco, non ho una sola frase da tenerle segreta. E poi dev’essere ben scomodo ascoltare i pensieri, riempirsi del chiasso degli altri anche quando stanno zitti. È ben duro sapere che uno, mentre gli stai parlando, pensa ad altro. Il mare è viola come il fiore del rosmarino, il vento dell’ultimo sole sbatte i capelli di Laila sulla mia fronte. È così che ti pigli i miei pensieri, coi capelli? No, dice, è un’abilità animale, un resto di cervello di serpente, di pesce, di rondine, o almeno questo immagina circa la sua dote. Però sente solo i pensieri vicinissimi. Non mi spaventa questo? Niente mi spaventa in questo amore.
Mi abbraccia il braccio e dice: “Mi fai scordare chi sono”.
No, te lo faccio sapere meglio, sei la donna con cui sto in amore. Non c’è titolo tuo più sicuro di questo, per me.”

[…]

“E gli uccelli che volano sopra: ognuno sta solo e senza
alleanza con l’altro. Loro famiglia è l’aria, non le ali degli altri
e ogni uovo deposto è solitudine. E io faccio al buio di brace
una frittata di solitudini e mi sfamo.
E quando mi piglia di sentire che il mio tempo è poco, penso
a quello che sta scorrendo intanto nel molto del mondo e passa
accanto al mio: sono alberi che stanno scrollando pollini,
donne che aspettano una rottura delle acque, un ragazzo che
studia un verso di Dante, mille campanelle delle ricreazioni
che stanno suonando in ogni scuola del mondo, un vino che
ribolle di travaso e tutto sta avvenendo insieme a me e così il
mio tempo si allea con il loro per diventare molto.
Pensieri d’oltrevita Laila, so che li stai ascoltando.”

Erri De Luca– da “Tre cavalli“, 1999, Feltrinelli

edera

L’ultima lacrima non è ultimo pianto,
l’anima è lenta a guarire cicatrici.
Un vento amorevole soffia sugli occhi
aggiusta il respiro finchè il polso
torna regolare e ci si ricorda d’Essere.
È ancora vita, sarà sempre ancora Vita
anche se odori e amori svanendo
diventeranno fievoli ricordi,
sole e luna proseguiranno la danza
l’edera s’avvinghierà secondo natura.

Daniela Cerrato