All’alba della vita tra rifugi e lavoro
nove gigli bianchi respiravano guerra,
anime arse, ora voci in eterno coro
nel camposanto sotto coltre di terra.
Sfuggite alla trincea, per natura madonne,
e a bombe incombenti sganciate distanti,
in rogo d’inchiostro morirono abbracciate.
Solo Alda scesa in strada si salvò dall’incendio,
comune fu il lutto nella centrale contrada
che si unì alle ceneri di ciascuna vita.
A settantatrè anni da sì atroce morte
si tramanda di loro innocenza il profumo,
poco più che bambine private d’una sorte
che un ferro rovente tramutò in tetro fumo.
Daniela Cerrato, 2017
* Questi versi sono dedicati alle nove giovani astigiane conosciute come ” Le Brusaje” che persero la vita nel 1944 mentre stavano lavorando in una fabbrica che produceva penne stilografiche. Al rientro in ditta dal rifugio antiaereo, cessato l’ allarme, a causa di un ferro rovente sfuggito di mano, che cadendo finì tra materiale altamente infiammabile come la celluloide, si sviluppò l’incendio che causò la tragedia. La più giovane vittima, Piera, aveva 14 anni; Alda fu quella che si salvò precipitandosi in strada. Un monumento le ricorda nel cimitero cittadino.
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